due chiacchiere

La guerra dell’oppio, dal 1600 ad oggi

Oggi ho deciso di vestire i panni del piccolo aiutante di Alberto Angela (stavo per scrivere Piero, ma mentalmente devo abituarmi all’idea che oramai è il figlio ad aver preso le redini dell’attività di famiglia), e di tornare indietro nel tempo ad esplorare le guerre commerciali che qualche centinaio di anni fa oriente ed occidente mettevano in pratica per cercare di asserire la propria supremazia nel contesto internazionale. In queste settimane su questi temi si versano fiumi d’inchiostro e si ipotizzano le congetture più stravaganti, e così mi è venuta la curiosità di andare a leggere se lo scontro commerciale tra i due poli del mondo fosse cosa recente, oppure è uno dei tanti corsi e ricorsi della storia.

Un caso emblematico è rappresentato dalla East India Company, simbolo dell’impero coloniale britannico. Fondata nel 1600 sotto la regina Elisabetta I, nacque come una compagnia commerciale privata con lo scopo di gestire il fiorente commercio tra l’Inghilterra e l’Oriente. Il suo atto di nascita fu una carta reale che garantiva alla compagnia il monopolio sulle rotte commerciali verso le Indie Orientali. Inizialmente, il focus principale era il commercio di spezie, tessuti, tè e altre merci di grande valore provenienti dall’India e dal Sud-est asiatico. Ma gradualmente ampliò la sua influenza fino a diventare una potenza politica e militare.

Attraverso alleanze strategiche, battaglie e pressioni economiche, la East India Company ottenne il controllo su ampie porzioni del subcontinente indiano. La sua capacità di gestire eserciti privati e amministrare territori rese la compagnia un’entità quasi statale, sostenuta e protetta dal governo britannico. Questa espansione fu accompagnata da profonde trasformazioni nelle società locali, sia economiche che culturali, e rappresentò uno dei capitoli fondamentali nell’ascesa dell’imperialismo coloniale britannico, che pian piano cominciò ad espandere la propria influenza intorno al globo.

In particolare, gli inglesi compresero ben presto il potere che dava loro il commercio di oppio e derivati con la Cina. Ma quando l’imperatore cinese comprese gli effetti devastanti di questo traffico sulla sua popolazione, impose un divieto sull’uso e la circolazione delle droghe all’interno della nazione. La risposta della Gran Bretagna fu brutale: due guerre passate alla storia come le Guerre dell’Oppio (1839-1842 e 1856-1860). L’oppio, importato illegalmente dagli inglesi e prodotto principalmente in India, era un mezzo per bilanciare il disavanzo commerciale causato dalla massiccia importazione di tè cinese.

La prima guerra si concluse con il Trattato di Nanchino, che impose alla Cina pesanti concessioni, tra cui l’apertura di porti al commercio britannico e la cessione di Hong Kong. La seconda guerra, altrettanto devastante, rafforzò ulteriormente il controllo occidentale, costringendo la Cina ad accettare l’oppio e a tollerare una crescente ingerenza straniera. Questi conflitti segnarono l’inizio di un lungo periodo di declino per l’Impero Cinese e rappresentano uno dei capitoli più drammatici dell’imperialismo occidentale in Asia.

Tanto che alcuni storici definiscono il Regno Unito come il primo narcostato della modernità. Persino Karl Marx notò il fenomeno, scrivendo che la diffusione delle droghe poteva diventare uno strumento efficace per destabilizzare gli stati capitalisti, alimentando la lotta di classe. Marx considerava il capitalismo un sistema capace di alienare l’essere umano, trasformando il lavoro e le relazioni sociali in strumenti di oppressione. In questo contesto, la diffusione delle droghe era vista come un mezzo di controllo sociale, utile a mantenere le classi oppresse in uno stato di passività e distrazione dalle dinamiche di sfruttamento.

Avvicinandoci ai giorni nostri, il panorama non è meno inquietante. Negli Stati Uniti, il consumo di droghe, comprese quelle sintetiche, ha raggiunto proporzioni allarmanti, con oltre 115.000 morti solo nel 2023, specialmente per colpa del fentanyl che ha inondato il mercato illegale di droghe a basso costo, facilmente reperibili, ma tagliate male, e che quindi causano overdosi molto più facilmente di altre droghe presenti sul mercato. Giusto per dare un’idea, i morti per droghe nel 2023 sono il doppio rispetto al totale dei soldati americani morti durante l’intero arco temporale della guerra del Vietnam. Un segno del malessere sociale e della fine del tanto osannato sogno americano. Ora si punta il dito contro la Cina, a quanto pare colpevole di inondare il mercato delle droghe in America con queste schifezze. I corsi e ricorsi della storia, direbbe qualcuno.

Commenti

  1. Trap ha scritto:

    Vorrei fare una piccola aggiunta: alla seconda guerra dell’Oppio parteciparono varie potenze europee, tra cui l’Italia. Inoltre Pechino fu lungamente saccheggiata e depredata delle sue ricchezze (soprattutto antiche).

    Inoltre Nanchino di cui citi il trattato fu la sede di un orribile massacro ad opera dell’esercito giapponese nella seconda guerra mondiale.

    Risposte al commento di Trap

    1. camu ha scritto:

      Ottima precisazione. Vedo che eri attento, al contrario di me, durante l’ora di storia alla scuola superiore 🙂

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