In questi giorni passati in Sicilia, non nascondo di aver messo sù qualche chiletto, per la gioia del mio medico di famiglia americano che, sono certo, non perderà occasione per redarguirmi quando vedrà i valori del colesterolo un po’ sopra il limite di tolleranza 😅 E già so che mi ricorderà come una dieta con un po’ meno carne e formaggi ed un po’ più di verdure sarebbe ideale per mantenere il corpo in buona salute. Ma vorrei fargli assaggiare le mozzarelle fior di latte delle Latterie Riunite ragusane, per fargli capire che è letteralmente impossibile resistere alla tentazione. Per carità, quando sono a casa, grazie a Sunshine, seguiamo un’alimentazione prettamente mediterranea, a base di pasta, cuscus, pesce, ed ovviamente un po’ di carne. Ma oggi, alla faccia del colesterolo, voglio proporti una ricetta che mia figlia ha scoperto di recente in un ristorante italiano nel New Jersey, e di cui si è follemente innamorata.
Ingredienti per 4 persone
400 grammi di fettuccine, 100 millilitri di panna fresca, 100 grammi di parmigiano grattugiato (più extra da spolverare sopra il piatto pronto), 50 grammi di burro, un mazzetto di prezzemolo, sale ed olio quanto basta.
Tempi e strumenti
Come puoi intuire dalla cortissima lista degli ingredienti, potrai avere il piatto pronto in tavola in meno di 20 minuti. Tieni a portata di mano una pentola per la pasta, un pentolino, un cucchiaio di legno ed un mestolo.
L’ideale sarebbe farsi un po’ di fettuccine all’uovo in casa (ecco, questo è lo spunto giusto per la mia prossima ricetta su questi schermi), ma per oggi ci accontenteremo di quelle in scatola. Metti la pentola sul fuoco con acqua abbondante, aggiusta di sale e porta ad ebollizione. Nel frattempo, in un pentolino versa la panna ed il burro, e fallo sciogliere a fuoco lento. Senza alzare la fiamma, aggiungi il parmigiano grattugiato, mescolando l’impasto denso e cremoso con il cucchiaio di legno per un minuto circa. Lascia riposare il formaggio, mentre la pasta si cuoce secondo le indicazioni sulla scatola.
Quando è arrivato il momento di scolarla, prendi un mestolo di acqua di cottura e versalo sul formaggio, amalgamando tutto insieme. Rimetti la pasta scolata nella pentola, ed unisci il condimento, mescolando bene con il cucchiaio di legno. Servi nei piatti con qualche fogliolina di prezzemolo per decorazione ed una spolveratina di parmigiano.
Commenti
sì, vabbè, squisito lo deve essere di sicuro questo piatto, ma panna, burro, olio e parmigiano faranno salire il colesterolo a mille!
ml
Risposte al commento di carlo calati (massimolegnani)
Eh si, una botta di salute sicuramente 😀
STORIA DI ALFREDO DI LELIO, CREATORE DELLE “FETTUCCINE ALL’ALFREDO” (“FETTUCCINE ALFREDO”), E DELLA SUA TRADIZIONE FAMILIARE PRESSO IL RISTORANTE “IL VERO ALFREDO” (“ALFREDO DI ROMA”) IN PIAZZA AUGUSTO IMPERATORE A ROMA
Con riferimento al Vostro articolo ho il piacere di raccontarVi la storia di mio nonno Alfredo Di Lelio, inventore delle note “fettuccine all’Alfredo” (“Fettuccine Alfredo”).
Alfredo Di Lelio, nato nel settembre del 1883 a Roma in Vicolo di Santa Maria in Trastevere, cominciò a lavorare fin da ragazzo nella piccola trattoria aperta da sua madre Angelina in Piazza Rosa, un piccolo slargo (scomparso intorno al 1910) che esisteva prima della costruzione della Galleria Colonna (ora Galleria Sordi).
Il 1908 fu un anno indimenticabile per Alfredo Di Lelio: nacque, infatti, suo figlio Armando e videro contemporaneamente la luce in tale trattoria di Piazza Rosa le sue “fettuccine”, divenute poi famose in tutto il mondo. Questa trattoria è “the birthplace of fettuccine all’Alfredo”.
Alfredo Di Lelio inventò le sue “fettuccine” per dare un ricostituente naturale, a base di burro e parmigiano, a sua moglie (e mia nonna) Ines, prostrata in seguito al parto del suo primogenito (mio padre Armando). Il piatto delle “fettuccine” fu un successo familiare prima ancora di diventare il piatto che rese noto e popolare Alfredo Di Lelio, personaggio con “i baffi all’Umberto” ed i calli alle mani a forza di mischiare le sue “fettuccine” davanti ai clienti sempre più numerosi.
Nel 1914, a seguito della chiusura di detta trattoria per la scomparsa di Piazza Rosa dovuta alla costruzione della Galleria Colonna (oggi Galleria Sordi), Alfredo Di Lelio decise di aprire a Roma il suo ristorante “Alfredo” che gestì fino al 1943, per poi cedere l’attività a terzi estranei alla sua famiglia.
Ma l’assenza dalla scena gastronomica di Alfredo Di Lelio fu del tutto transitoria. Infatti nel 1948 riprese il controllo della sua tradizione familiare ed aprì, insieme al figlio Armando, il ristorante “Il Vero Alfredo” (noto all’estero anche come “Alfredo di Roma”) in Piazza Augusto Imperatore n.30 (cfr. il sito web di Il Vero Alfredo).
Con l’avvio del nuovo ristorante Alfredo Di Lelio ottenne un forte successo di pubblico e di clienti negli anni della “dolce vita”. Successo, che, tuttora, richiama nel ristorante un flusso continuo di turisti da ogni parte del mondo per assaggiare le famose “fettuccine all’Alfredo” al doppio burro da me servite, con l’impegno di continuare nel tempo la tradizione familiare dei miei cari maestri, nonno Alfredo, mio padre Armando e mio fratello Alfredo. In particolare le fettuccine sono servite ai clienti con 2 “posate d’oro”: una forchetta ed un cucchiaio d’oro regalati nel 1927 ad Alfredo dai due noti attori americani M. Pickford e D. Fairbanks (in segno di gratitudine per l’ospitalità).
Un aneddoto della vita di mio nonno. Alfredo fu un grande amico di Ettore Petrolini, che conobbe nei primi anni del 1900 in un incontro tra ragazzi del quartiere Trastevere (tra cui mio nonno) e ragazzi del Quartiere Monti (tra cui Petrolini). Fu proprio Petrolini che un giorno, già attore famoso, andando a trovare l’amico Alfredo, dopo averlo abbracciato, gli disse “Alfré adesso famme vede che sai fa”. Alfredo dopo essersi esibito nel suo tipico “show” che lo vedeva mischiare le fettuccine fumanti con le sue posate d’oro davanti ai clienti, si avvicinò al suo amico Ettore che commentò “meno male che non hai fatto l’attore perché posto per tutti e due nun c’era” e consigliò ad Alfredo di tappezzare le pareti del ristorante con le sue foto insieme ai clienti più famosi. Anche ciò fa parte del cuore della bella tradizione di famiglia che continuo a rendere sempre viva con affetto ed entusiasmo.
Desidero precisare che altri ristoranti “Alfredo” a Roma non appartengono e sono fuori dal mio brand di famiglia.
Vi informo che il Ristorante “Il Vero Alfredo” figura nell’Albo dei “Negozi Storici di Eccellenza” del Comune di Roma Capitale, è stato identificato dal Ministero della Cultura quale Bene culturale ed è presente nell’associazione dei Locali storici d’Italia.
Grata per la Vostra attenzione ed ospitalità nel Vostro interessante blog, cordiali saluti
Ines Di Lelio
Risposte al commento di Ines Di Lelio
Ines, grazie per essere passata da queste parti a raccontare la storia della tua famiglia, ne sono onorato. Una cosa che non mi è chiara, però, è il nesso con l’America. Mentre in Italia, se chiedo di questo piatto, in pochi lo conoscono davvero al di fuori del Lazio, in America è quasi sinonimo della cucina italiana, accanto alla pizza, e fa parte integrante della cultura culinaria italiana. Come mai questa differenza?
Risposte al commento di camu
Da Il Gambero Rosso : La pasta condita con burro e parmigiano esisteva in Italia almeno da cinque secoli, anzi per moltissimo tempo era stato l’unico modo di mangiare la pastasciutta. L’unica “invenzione” di Alfredo di Lelio fu di proporre un piatto con connotazioni ospedaliere (come suggerisce la vicenda stessa) nella carta del proprio ristorante. La fortuna del piatto arrivò alcuni anni più tardi grazie all’incontro con Douglas Fairbanks e Mary Pickford, due divi di Hollywood, che gustarono questa specialità … Questi due nomi possono dire poco oggi, ma all’epoca del cinema muto erano celebri almeno quanto Charlie Chaplin. Douglas Fairbanks, conosciuto come “Il re di Hollywood”, fu anche uno dei fondatori dell’Academy (quella degli Oscar, per intenderci) e della Universal Artist. Mary Pickford era invece conosciuta come “La fidanzatina d’America” ed è considerata una delle attrici più importanti e influenti del cinema americano. La fama degli Fairbanks bastò da sola ad assicurare il successo negli States di questo semplicissimo piatto della tradizione italiana.
Risposte al commento di Scricciolo
Ecco, ora questo spiega tante cose 🙂
Panna, burro e parmigiano sono troppo “bianche” e per questo immagino amate negli States. Le proverò con la variante guanciale bello croccante.
Risposte al commento di Franco Battaglia
Suggerimento interessante. In effetti non ci starebbe male. La prossima volta che faremo questa ricetta seguirò il tuo consiglio. Vedremo cosa ne penserà la figlia grande.