due chiacchiere

L’Europa ha illuso l’Ucraina

Chi mi segue da tempo, conosce la mia posizione da euroscettico nei confronti di un’istituzione buona a mettere regole sui prodotti in commercio, ma assolutamente svantaggiata rispetto agli altri grandi del mondo, quando si tratta di avere voce in capitolo ai tavoli internazionali. L’esempio più clamoroso penso sia quello che sta andando in onda in questi giorni tra i leader dei Paesi europei, dove ci si presenta un po’ alla rinfusa e senza un piano concordato, alle conversazioni improvvisate su come procedere in Ucraina. In una recente intervista, Lucio Caracciolo, direttore di Limes, ha affermato: “Qui sta cambiando praticamente tutto, salvo le abitudini europee, cioè arrivare sempre in ritardo e divisi e non saper bene che cosa fare. Quindi, ognuno torna a casa raccontando quello che pensa più interessante e utile per il suo pubblico. Io mi domando che cosa debba accadere perché ci si accorga del fatto che l’Europa non è un soggetto politico, tanto è vero che nessuno pensa che l’Unione Europea sia un soggetto politico con cui trattare di pace e di guerra”. Io sono anni che lo dico.

Il mio pensiero è riassunto in maniera molto efficace dal buon Leonardo Manera, che nei panni di co-conduttore della trasmissione Uno, nessuno e 100 Milan, si esprime così:

Travaglio dice che per tre anni l’Europa ha solo saputo avere parole di guerra, un aumento delle forniture di armi… Solo parole di guerra. E quindi alla fine cosa ci va a fare in un tavolo di pace se lei per prima ha solo illuso in qualche modo l’Ucraina, dando all’Ucraina l’illusione di poter vincere. Cosa che di fatto non era possibile, se non decidendo di andare tutti alla guerra, anche con armi nucleari. L’Europa per tre anni ha illuso [..] l’Ucraina della guerra, e adesso si trova spiazzata, perché per la prima volta in un modo o nell’altro, in modo magari anche discutibile, però sente parole di pace. L’Europa tutt’ora vuole andare avanti con la guerra, ma fino a dove? Se la Russia sta vincendo, anzi ha vinto ormai, a queste condizioni. Cioè, o si decide di fare una guerra della NATO contro la Russia, mandando in guerra anche noi italiani, cosa che nessuno vuole fare evidentemente, oppure bisogna prendere atto della situazione, che è quella cioè che abbiamo perso. Abbiamo perso.

Peccato che in pochissimi si ricordino di come i politici di tre anni fa ci hanno turlupinato con il fatto che tra sanzioni (che hanno danneggiato più l’Europa che la Russia) ed armi, la guerra si sarebbe risolta in pochissimo tempo, mettendo in ginocchio l’economia dell’impero russo. Mi pare che le cose siano andate molto, ma molto diversamente. E le migliaia di morti ora chi dovrebbe averli sulla coscienza? Putin, certo, non è uno stinco di santo. Ma con la giusta strategia diplomatica, l’occidente (assetato di soldi e quindi ben contento di vendere armi a Zelensky) avrebbe potuto evitare di arrivare al punto in cui ci troviamo oggi.

Ho ascoltato volentieri l’intervento di qualche giorno fa dell’economista Jeffrey Sachs al Parlamento Europeo. Che non usa mezzi termini per definire il disgusto nei confronti della propaganda americana e di come la realtà dei fatti nei confronti della Russia sia alquanto diversa da quella che vogliono venderci tramite i media mainstream. Si, qualcuno si strapperà i capelli e griderà che Sachs è un putiniano senza ritegno, ma il signor Sachs è stato persino consigliere del Segretario generale delle Nazioni Unite, mica un pinco pallino qualsiasi. Non ho dubbi che quest’uomo sappia di cosa stia parlando, e lo faccia con cognizione di causa. No, giusto per dire.

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