due chiacchiere

Luca, l’Italia vista dalla Disney

Questi ultimi giorni dell’anno, con le scuole chiuse ed io che mi son preso qualche giorno di ferie, stanno trascorrendo molto tranquilli. La sera, dopo una giornata di relax o passata a far visita a qualche parente, ci spaparanziamo in soggiorno a guardare un film tutti insieme. Uno di quelli che abbiamo rivisto con piacere è stato Luca, un film d’animazione uscito l’anno scorso, diretto da un italiano emigrato negli Stati Uniti. Quello che personalmente ho molto apprezzato di questo lungometraggio è l’attenzione ai particolari più insignificanti, fino ad esempio alla verosimiglianza dei cartelli con i nomi delle vie agli incroci stradali. Stando ad un documentario che raccontava i dietro le quinte delle produzioni Pixar, a quanto pare hanno deciso di mandare un gruppo in Italia per raccogliere quante più informazioni possibili per rendere la narrazione reale e credibile, e dare uno spessore ad alcuni dei personaggi che ci vengono presentati in questa pellicola. Peccato che vi sia questa tendenza negli ultimi anni ad edulcorare le storie, perché bisogna per forza includere tutti e non scontentare nessuna minoranza (la Sirenetta nera, ne vogliamo parlare?). Prima di proseguire, il solito avviso ai naviganti: nel seguito parlerò della trama del film, quindi per favore fermati qui se non vuoi rovinarti la sorpresa.

Luca è la storia, letteralmente parlando, di due pesci fuor d’acqua. Luca ed Alberto sono due creature marine che vivono nel loro piccolo villaggio sott’acqua, lontano dagli abitanti della superficie, che li considerano dei veri e propri mostri. I genitori voglio tenerli al sicuro, impedendo loro di avere un incontro ravvicinato con quegli esseri buffi che camminano sulla terra. Ma un po’ come nella Sirenetta o in Nemo, anche qui i nostri protagonisti, con un atteggiamento quasi di sfida tipico di quel periodo dell’adolescenza (eh, ne so qualcosa, con la figlia grande che ha da poco compiuto 14 anni), decidono di voler far di testa loro, e si intrufolano tra le vie di questo paesello della costa ligure, sfruttando la caratteristica del loro corpo che trasforma le loro sembianze in più comuni esseri umani, una volta fuori dall’acqua.

Sulla terra, i due incontrano Giulia, una “umana” che fa fatica ad inserirsi nel contesto sociale del suo paesino, e suo padre, al quale i mostri marini hanno amputato un braccio in un lontano passato fatto di lotte tra le due civiltà. Giulia vuole vincere a tutti i costi la gara di scooter organizzata in paese ogni estate, e così decide di arruolare i due per farsi aiutare in quest’impresa. Il resto è un susseguirsi di situazioni che continuano ad alternare una vena comica ed una avventurosa, tutto sempre raccontato sullo sfondo idillico delle viuzze del paesello ligure.  Peccato che, come dicevo prima, la regia e gli autori abbiano deciso di non voler cogliere l’occasione per proporre qualcosa di nuovo, che sfruttasse i presupposti di una storia che avrebbe potuto dire e dare di più dal punto di vista narrativo. Rimane un bel film da guardare in famiglia, specialmente per i nostalgici del sapore di mare italiano come me (persino i personaggi, nella versione originale inglese, hanno un buffo accento italiano). Ma quando appaiono i titoli di coda, si ha come l’impressione di aver appena finito di guardare un qualcosa di già visto in precedenza.

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