La mia allergia alle reti sociali come Facebook e Twitter è oramai un dato di fatto. Ciò non vuol dire, però, che non m’incuriosisca conoscere la storia che ha portato alla nascita di questi strumenti di condivisione di massa. Approfittando di una serata uggiosa, l’altra sera abbiamo guardato The Social Network, il film che apre una finestra sulla vita di Mark Zuckerberg, il papà di Facebook. Parto subito dal verdetto: mi è piaciuto, anche per la cura dei dettagli che solo noi informatici un po’ nerd sappiamo apprezzare, tipo quando il protagonista dice di voler editare i permessi di non ricordo cosa tramite Emacs. La storia è narrata in maniera efficace, e della creatura di Mark (almeno quella che conosciamo oggi) non si vede neppure una schermata, fatto che ho notevolmente apprezzato.
Non conoscevo la trama, e man mano che le scene si srotolavano di fronte ai miei occhi, ho iniziato a ricordare i miei tempi all’università, quando anch’io come Mark fui sospeso dall’uso del laboratorio d’informatica per aver creato una pagina web che sovraccaricava i server 🙂 Peccato che poi io non sia diventato milionario, mettendomi d’accordo con qualche collega per mettere in piedi una bacheca interattiva dove condividere le proprie foto. Però nel mio piccolo ebbi qualche attimo di notorietà, anche per aver pubblicato l’orario di tutti i corsi del dipartimento sulla mia pagina web, quando ancora l’università stessa non aveva nulla del genere a disposizione. Ricordo che provai a contattare i responsabili, per vedere se fossero interessati ad una collaborazione, ma non ebbi mai risposta 🙂
Uno studente che non vuole essere mediocre
Questo film è secondo me la parabola di un self made man aggiornata all’era dei computer, in cui il protagonista è un giovane genio che non fa nulla per essere simpatico al resto del mondo. Non è interessato ai soldi, ma è ossessivamente ambizioso e dedito al mito del successo. Mark, come il resto degli studenti di Harvard, deve diventare qualcuno, realizzare qualcosa di importante. Nella sua vita la parola “mediocre” non ha posto. La realizzazione di sé stessi non è più il presupposto per una vita felice e serena, ma un requisito richiesto dalla società, un biglietto da visita irrinunciabile. E di successo e denaro ne otterrà tanto il giovane Zuckerberg, ma a che prezzo? Più Facebook aumenta il proprio numero di iscritti, più investitori decidono di partecipare all’affare, più Mark si isola e rimane solo, arrivando a perdere anche l’unico vero amico che possedeva, Eduardo Saverin, che ha creduto in lui e l’ha aiutato economicamente sin dall’inizio.
Commenti
Sinceramente tra l’essere miliardario come lui ed essere “povero”, non ho dubbi 🙂
Comunque… riguardo all’Emacs, questo link è d’obbligo!
Risposte al commento di Trap
Ahah, mai link poteva essere più azzeccato.
Eduardo Savenir per ripicca è diventato spiderman. 😀
@giglio: concordo in pieno. In effetti stavo proprio pensando di scrivere un intervento in merito, ispirato dalle parole di Stefano Quintarelli.