due chiacchiere

Tre pere ai francesini

No, questo articolo non parla di una nuova ricetta di cucina, anche se in effetti è un po’ di tempo che non ne aggiungo qualcuna. E dire che la mia collega al lavoro mi ha anticipato che mi passerà quella del suo originale tiramisù, più una per fare dei biscotti al burro speciali. No, qui voglio tirare fuori la mia passione per il calcio, che non si vede troppo ma… c’è. Specialmente in serate come queste, in cui il Milan riesce ad infilare un paio di gol nel giro di qualche minuto, vincendo la sfida contro i cugini d’oltralpe per andare avanti nella Champions League.

Penso che poche squadre abbiano saputo regalare, ultimamente, emozioni forti come quelle che si sono potute assaporare nella partita di stasera. Fino all’85o minuto, un pareggio 1-1 lasciava ben poche speranze ai tifosi milanisti. Anche se la squadra rossonera non mancava di farsi vedere dalle parti del portiere francese, sembrava oramai finita l’esperienza europea per quest’anno. Spaparanzato sul divano, stavo quasi per cambiare canale, per non vedere il momento triste del triplo fischio dell’arbitro.

“Il Milan per batterci deve fare tre gol”, aveva detto Houllier: così è stato. Quarto di Champions a trazione anteriore totale. Il Milan e il Lione. La spinta di Kakà per Shevchenko e Inzaghi, il supporto di Stam e Serginho sulle fasce. Gerard Houllier lo aveva promesso, e schiera una formazione aggressiva, con Juninho sulla destra del centrocampo, e Malouda a sinistra. In attacco c’è la sorpresa Fred, tra Wiltord e Gouvou. Due novità, Fred e Govou, che spiazzano il Milan. Offensivo, votato al pressing, il Lione gioca come se fosse al Gerland. Il primo tempo è un irritante monologo dei francesi, spezzato da sporadici tentativi dei rossoneri, che non trovano spazi.

Ingabbiati Sheva e Inzaghi, il Lione ha il pregio di pressare a centrocampo i portatori di palla del Milan, intrappolato più dalla paura che dall’ostentare degli avversari. Giocano a memoria gli uomini di Houllier: velocità, pochi spazi all’accademia, assedio in ogni reparto. Il primo spunto rossonero è di Inzaghi al 12′, ma è solo un timido segnale che non terrorizza i diecimila tifosi assiepati sotto la Nord. E’ il Lione a fare la partita, con un martellante rendez-vous tra centrocampo e attacco, che crea confusione nella difesa.

Come al 19′, quando in un blackout totale e con Dida fuori dai pali, Malouda calibra male un pallonetto che sfiora la traversa. Al 24′ Ancelotti deve fare i conti con i dubbi della vigilia, perché deve a rinunciare a Stam, vittima di un a distorsione, e sostituirlo con Costacurta. Juninho su punizione impegna Dida. Cambio che precede la rete di Inzaghi. Nell’unico errore difensivo del primo tempo del Lione, Shevchenko recupera un pallone servendo Seedorf, straordinario nel mirare la testa dell’avvoltoio Inzaghi, che infila.

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