due chiacchiere

Una società individualista

Raramente riporto da altri siti le notizie che trovo, ma oggi mi unisco al coro di quelli che vogliono dare risalto alla disavventura di una “collega” blogger, capitata in un centro commerciale della catena Carrefour, ad Assago (grazie Trap, per la segnalazione). Ho letto molti dei commenti lasciati dai visitatori. Il mio parere? Tante belle parole: siamo tutti capaci di essere solidali nascosti dietro l’anonimato del nostro monitor. Ma come mai nessuno dei passanti presenti alla scena ha mosso un dito per difendere la mamma ed il povero bimbo? Te lo dico io: perché l’Italia è diventata un paese (con la P rigorosamente minuscola) di individualisti del tipo “meglio non intervenire, non voglio problemi” che pensano solo al proprio interesse. Non voglio generalizzare, ma non si può negare che sia una sensazione diffusa nelle coscienze.

L’altra mattina a New York mentre andavo al lavoro, una signora anziana è scivolata sulle scale mobili della metropolitana, tempo 2 minuti si è presentata un’infermiera (che passando, ha notato la scena ed ha subito detto “io sono un’infermiera professionista, vi serve una mano?” qualificandosi con il suo cartellino) ed ovviamente diverse persone hanno aiutato subito la sventurata. Un poliziotto è arrivato tempo 5 minuti, poi sono dovuto andar via e non so com’è finita. In Italia una volta ho visto una ragazza scivolare con lo scooter (aveva piovuto da poco): tutti passavano, ma nessuno che si fosse fermato a vedere come stava. Io ho accostato il mio scooter, e l’ho aiutata a rialzare il suo: per fortuna non s’era fatta nulla.

Senza soluzione?

Insomma, in questi casi come sempre prevale l’amarezza, ma tra le righe si legge anche la rassegnazione: la rabbia del momento, il pensiero di un’azione legale (che terminerà tra 10 anni assolvendo tutti gli imputati), la voglia di fare qualcosa, lasciano il posto al “vabbè, oramai è andata, pazienza, fatti coraggio” di diverse opinioni che ho letto. Mi dispiace, ma non sono d’accordo, e l’ho dimostrato con i fatti: andandomene da questo paese malato (in putrefazione, sono le parole usate qualche mese fa dal Censis) abbandonato al proprio destino. Perché non vale la pena sprecare un solo attimo della propria vita in un posto del genere. Dove l’educazione civica è scritta sui rotoli della carta igienica. Oppure c’è l’altra soluzione: rassegnarsi e farsene una ragione, come consigliano in tanti.

Combattere, non arrendersi

Anticipo già la risposta a chi potrebbe commentare: non bisogna arrendersi, si deve combattere per avere una società migliore; la mamma dovrebbe far causa all’azienda. E davvero pensi che un povero pincopallo possa mettersi contro il colosso della Carrefour, senza qualcuno di solido alle spalle? I francesi, si sa, non ci hanno mai amato come loro “vicini di casa” (Carla Bruni a parte) e non credo che si scomporranno molto, se non con un laconico comunicato stampa di scuse. Il bimbo maltrattato probabilmente dimenticherà l’episodio, ed i maleducati continueranno a circolare allegri ed impuniti. Combattere, in Italia, non serve più a nulla: la solidarietà sociale è sparita, e senza quella non si può andare molto lontano.

Due telefonini a testa

Concludo con un’osservazione provocatoria: l’Italia è spesso in cima alle classifiche per il numero di telefonini procapite: spesso dotati di telecamere, in grado di registrare a qualità migliore della mia videocamera di un paio d’anni fa. Tutta tecnologia che viene in mente quando si tratta di riprendere il culo della professoressa da palpeggiare, o quando viene malmenato il compagno di turno. Ma nessuno che si sia sognato di accendere uno di questi aggeggi ipertecnologici per riprendere la scena del bimbo maltrattato. O per immortalare le facce dei presunti aggressori. Chissà come mai…

Commenti

  1. LaCapa
    ha scritto:

    Questo post e quello da te linkato non avrei mai voluto leggerli… Fanno male.

  2. Sba
    ha scritto:

    Cause legali di 10 anni? Io avrei risolto tutto mandandoli all’ospedale per 40 giorni, ho la condizionale integra e un ottimo avvocato, e non ho mai picchiato nessuno in vita mia ma so di essere capace di farlo…

    Vorrei dire un sacco di altre cose, ma la rabbia per tanta stupidità mi strozza le parole nel cervello.

  3. jgor
    ha scritto:

    Non credo nella fuga dal “Bel Paese” ma sicuramente c’è del marcio sotto la nostra società.
    Siamo il paese del tutto è dovuto,
    del chissenefrega,
    del gettiamo una carta per terra,
    del tanto passa un altro,
    dei buontemponi, mammoni, ignorantoni e come disse qualcuno di destra … coglioni stupidoni.
    Siamo un paese dove se sei imprenditore, sei fascista.
    Se sei un dipendente, sei comunista.
    Siamo un paese dove si taglia in due la morale, o sei dentro o sei fuori.
    Siamo il paese delle scorciatoie, del “ti frego” fammi causa.
    Siamo il paese del calcio, delle veline, dei culi e tette a buon mercato.
    Siamo un paese attaccato alle sottane ed incredibilmente inadatto al pensiero.

    Io sono giunto ad una conclusione, e non potendo andarmene, ho deciso di cambiare.
    Cambio pensando con la mia testa, cambio non andando più su un negozio con i falsi sconti, cambio raccogliendo una carta che getta un altro.
    Cambio spegnendo la tv, leggendo libri, non correndo dietro alla tecnologia. Cambio lentamente ed inesorabilmente facendomi forza al mio pensiero positivo.
    Sono pienamente convinto che migliaia di piccoli cambiamenti come il mio possano aiutare.
    Cambio non votandoli, cambio non votando più per colore ma per fatti, cambio non mettendo le persone in schemi rigidi.

    Cambio perché quando avrò un figlio gli insegnerò che la maestra ha ragione, e se mi risponderà male gli arriverà la classica e sana “sberla sul sedere”.
    Cambierò nel mio piccolo le cose perché la generazione di figli che stanno crescendo ora sono figli di genitori “del benessere” e non “della guerra”. Insegnerò a mio figlio una morale e ci sarà una regola di base, massima responsabilità=massima libertà.

    Poi arriverà anche la coscienza sociale, politica e la certezza della pena. Ormai questa gente è marcia, ma prima o poi dovranno lasciare il passo … e quello sarà il momento. Per ora non mi faccio prendere dallo sconforto e vigilo attento.

  4. ha scritto:

    Penso che tu abbia ragione in pieno, l’unica cosa che non riesco a fare è andarmene, ma credo che questo paese debba morire e rinascere dalle proprie ceneri.

  5. ha scritto:

    Ho letto dell’accaduto alla signora col bambino, veramente deplorevole.
    Purtroppo non so come mai, dipende anche dalle persone che sono presenti agli avvenimenti.
    Mi riferisco anche alla tua storia della persona caduta, a me era capitata una situazione simile in Corso Buenos Aires a Milano, una ragazza è volata con lo scooter per colpa di un deficiente.
    Un attimo dopo aveva attorno una decina di persone compreso l’automobilista che le aveva causato la caduta. Che dire, forse abbiamo tutti una paura del prossimo, ma basta uno più coraggioso che si faccia avanti per avere la forza di agire.
    Come per il comportamento di quel fotografo, certa gente non dovrebbe neppure avere un lavoro a contatto con la gente, ma stare nascosto in qualche magazzino a scaricare casse, per essere gentili.

  6. larvotto
    ha scritto:

    E’ molto triste tutto questo 🙁

  7. jgor
    ha scritto:

    Come hanno fatto i miei con me. Educherò mio a pensare con la propria testa e che ogni sua azione avrà un peso poi.
    Pure quando ero piccolo io c’erano “i bulli” (forse con meno enfasi) eppure non sono diventato un bullo.
    Io posso fare un poco, una goccia nel mare, ma di sicuro quella goccia io la metterò … ^_^

  8. camu
    ha scritto:

    Sba, la violenza non risolve nulla: ti togli la soddisfazione nell’immediato, ma non avrai contribuito a rendere questo paese un mondo migliore per tutti. Ammiro il coraggio di chi decide di crescere un figlio in questa società. Ma quello a cui assistiamo è il risultato di 20 anni di lavaggio di cervello (concordo con Larvotto, sul suo blog) ed all’educazione lassista che i nostri genitori (pur di farci avere tutto e non farci soffrire come è stato per loro nel dopoguerra) ci hanno impartito. Il genitore che picchia il maestro per il brutto voto al figlio capriccioso, è solo la punta dell’iceberg di cosa siamo diventati.
    Jgor, tutto giusto quello che dici. Ma come farai ad educare tuo figlio quando a scuola poi vedrà i compagnetti comportarsi in maniera opposta a quello che tu gli hai sempre detto (gettando carte, facendo i capricci, ecc) e quando in televisione assorbirà soltanto la “spazzatura” e non la vera cultura. I modelli educativi sono saltati: l’educazione familiare sfortunatamente non basta ad arginare il problema. Io non sono un sociologo, quindi parlo solo per esperienza personale.
    Keper, come l’Alitalia insomma…
    Skymino, è vero quello che dici, e fa parte delle interazioni sociali. Probabilmente nel caso di Milano è bastato un “coraggioso” a farsi avanti per convincere anche gli altri ad intervenire. Infatti ora che ci penso, nel caso di cui parlavo io, dopo che io mi sono fermato, anche un altro signore si avvicinò per chiedere se era tutto a posto. Ma ci vuole davvero tanto a fare il primo passo?

  9. skymino
    ha scritto:

    …Ma ci vuole davvero tanto a fare il primo passo? Purtroppo credo sia proprio così. Io se posso cerco di aiutare.

  10. simo
    ha scritto:

    A me fa specie tutto questo fracasso per qualcosa che ben presto lascerà il posto a qualche video divertente di Larvotto.
    Indignarsi part time non serve ad un cazzo, come non serve trascendere tutto quanto. Un bambino ha avuto un evento traumatico, ci sono cose che non si possono evitare, sta alla madre educarlo in maniera tale da poter affrontare simili eventi, e non farlo rinchiudere in una bolla di sapone.
    Larvotto scrive la lettera a Carrefour? E sai che cazzo ottieni..Ora sembra che siamo diventati tutti dei Michael Moore, è diventato tutto politico-televisivo, cosa imparerà un bambino? CHe quando qualcosa non va bene deve correre dal Gabibbo di Striscia la Notizia? E’ questa la nostra risposta di genitori? Ma come facevano quando non c’era la televisione a crescere i bambini?
    Io non mi indigno più di tanto, anzi è stato quasi un bene che al bambino sia successo questo, imparerà a trattare da subito con certi figli di puttana.
    E ricordiamoci che qui in Italia viviamo tutti in cattività, ben consci di essere ostaggi della criminalità prganizzata che ha preso piede in tutti i livelli della società..è normale che la gente impara a farsi i cazzi suoi. Abbiamo tutti paura.
    Volete indignarvi? Andate a Napoli per un mese, uscite la sera, passeggiate per strada e vedete come si vive. Io personalmente non ci metterò più piede.

  11. Sara
    ha scritto:

    @Simo: hai scritto delle cose raccapriccianti. Secondo te, denunciare la discriminazione significa rinchiudersi in una bolla di sapone??

    Non ho parole.

  12. dario
    ha scritto:

    sine verbis…..
    Avete già detto tutto voi e concordo con camu. Spero vivamente di riuscire ad andarmene da questo paese quando sarò piu grande.

  13. Kobayashi
    ha scritto:

    Anticipo già la risposta a chi potrebbe commentare: non bisogna arrendersi, si deve combattere per avere una società migliore; la mamma dovrebbe far causa all’azienda. E davvero pensi che un povero pincopallo possa mettersi contro il colosso della Carrefour, senza qualcuno di solido alle spalle?

    Tu parlavi in generale, e l’obiezione di chi potrebbe commentare che “non bisogna arrendersi, si deve combattere per avere una società migliore” può essere vista nel contesto generale, come un moto civile da applicare in ogni situazione e non solo nel singolo caso specifico. Magari una causa (forse esagerata) non porterà a niente, ma già la mobilitazione generale mi pare qualcosa di nuovo rispetto al solito panorama del “vabbè, oramai è andata, pazienza”: è raro vedere una email di scuse dopo soli due giorni, segno di qualcosa che forse, finalmente, a piccolissimi passi, sta cambiando.

    Troppo ottimista?

  14. Il Blog di Dario
    ha scritto:

    […] modo di esprimersi sull’accaduto, io lo faccio solo ora, ma voglio dire una cosa: “l’italia è un paese di individualisti come ci fa notare il nostro amico di duechiacchiere“. Quello che è successo ci fa capire in che paese viviamo, il mio pensiero è quello di […]

Rispondi a keper

Torna in cima alla pagina