Qualche giorno fa, il Centro Studi sugli Investimenti Sociali (meglio noto come Censis) ha pubblicato l’annuale rapporto sull’andamento della società del Belpaese. Per me è diventata una piacevole abitudine: leggerlo con calma per capire dove va l’Italia di oggi, specialmente da quando non ci vivo più. I giornali, come sempre, hanno dato risalto ancora una volta alle note negative presenti nel documento: per il secondo anno di fila, gli esperti del Censis parlano di “mucillagine” sociale. Già, secondo i mezzi di “condensazione” dell’informazione, pare che l’Italia sia incapace di riconoscersi come unica nazione, identificandosi come (le parole sono prese dal comunicato stampa) un insieme inconcludente di “elementi individuali e di ritagli personali” tenuti insieme da un sociale di bassa lega. Ti riporto il paragrafo di apertura, suggerendosi di leggere il resto sul loro sito.
Alla crisi ci crediamo e non ci crediamo. Per alcuni si sfiammerà presto, per altri il tracollo durerà a lungo. Questa diversa percezione riflette l’assenza di una consapevolezza collettiva, a conferma del fatto che restiamo una società “mucillagine”. Come affermato lo scorso anno, il contesto sociale è condizionato da una soggettività spinta dei singoli, senza connessioni fra loro e senza tensione a obiettivi e impegni comuni. Questa regressione antropologica, con i suoi pericolosi effetti di fragilità sociale, è visibile nel primato delle emozioni, nella tendenza a ricercarne sempre di nuove e più forti, al punto che “la violenza o lo stravolgimento psichico si illudono di avere un bagliore irripetibile di eternità, mentre nei fatti sono solo passi nel nulla”.
Commenti
Beh, che l’italiano medio pensasse in prima istanzi ai fatti propri e solo dopo, se avanza tempo, al bene comune non è una novità 😉
e cosa dire dell’orrido”familismo amorale” che ammorba da decenni le dolci famiglie italiane?