due chiacchiere

Non c’è nessun grande piano

Leggo spesso di persone che articolano possibili complotti per spiegare in maniera logica e razionale quello che succede intorno a noi. Forse per la necessità di dare, come cantava una volta qualcuno, un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l’ha. Sono convinto che, in realtà, dietro a ciò che accade nel mondo non c’è alcuna strategia segreta, nessun “piano” ben congegnato. Si, forse il Progetto 2025 di cui avevo parlato c’entra, ma gli avvenimenti messi in moto da certe azioni scellerate del presidente Arancione, sono ben più grandi di quello che CIA e Casa Bianca possono aver immaginato.

A ben rifletterci, i ricchi giocano per fare “più punti possibile” per consolidare un potere che possa durare per generazioni. Non si preoccupano di ciò che succede agli altri o al pianeta, perché sono convinti di avere abbastanza vantaggi per sopravvivere a qualsiasi crisi (bunker, yacht, libertà di spostare capitali e residenza all’estero). Agiscono in modo egoista e sconsiderato, senza volere capire quanto le loro azioni stiano distruggendo la società. La cosa è accentuata dal fatto che molti di questi ultra ricchi sono anche boomer, quindi cresciuti in un mondo in cui le risorse erano abbondanti, e nessuno si preoccupava delle conseguenze di produrre fantastilioni di tonnellate di plastica.

La classe media, quella che un tempo si chiamava “piccola borghesia”, non è molto diversa. Si percepisce più vicina ai miliardari che ai poveri. Le persone in questa fascia godono di un certo benessere e cercano di aumentarlo investendo in mercati alternativi (borsa, criptovalute, conti ad alto rendimento). Restano indifferenti a ciò che succede nel mondo perché, almeno per ora, sono protetti dagli effetti peggiori, e specialmente nei Paesi occidentali, lontani da molte delle minacce di guerra che si vedono in giro per il mondo. Si dispiacciono (forse) per Gaza, ma allo stesso tempo vanno tranquillamente per la propria strada.

La fascia medio-bassa fa ciò che serve per vivere in modo dignitoso. Sanno che basta un imprevisto, una malattia, un incidente, una perdita economica, per precipitare nella povertà. Per questo sono pronti ad adattarsi e a obbedire alle regole del gioco dettate dalla piccola borghesia, pur di mantenere ciò che hanno e garantire ai figli una casa, un piccolo patrimonio, la pensione. La quantità di lavoro che sono disposti ad accollarsi impedisce loro di partecipare in maniera più attiva e consapevole ad attività di protesta. Facci caso: siamo sempre di corsa, cercando di completare una lista di cose da fare che non finisce mai.

I poveri, infine, non hanno il lusso di “potersi preoccupare” del resto. Vivono in modalità sopravvivenza. Per loro, il mondo sta già crollando, e l’obiettivo è solo restare a galla. Molti hanno già visto amici o familiari “affondare”. Il Covid ha creato molta povertà, ed esacerbato le disuguaglianze, almeno qui negli Stati Uniti. Basta andare alla stazione Penn Station (non quella Centrale) di New York, per rendersene conto. Gente finita sul lastrico perché, nel Paese che si vanta di avere le migliori libertà, manca una rete di protezione sociale in grado di garantire i minimi diritti indispensabili ai più deboli. Il solo fatto che una corsa in ambulanza costa sui 2000 dollari la dice lunga su quanto siamo messi male qui.

Insomma, tutti cercano solo di gonfiare la propria bolla di protezione contro la realtà, ognuno con le proprie motivazioni. Ma un disegno complessivo non c’è: ci sono solo esseri umani che agiscono in modo egoista e miope, perché è l’unico modo che conoscono.

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