due chiacchiere

Ancora troppo poco, cari politici

In questi due anni di assenza dagli schermi blogosferici, qualcosa che non è cambiato per nulla in Italia è l’andamento della situazione politica. Nel lontano Marzo 2013 riprendevo le parole di Alain De Carolis per commentare il risultato elettorale che, in circa 24 mesi ha visto avvicendarsi Bersani, Letta ed infine Renzi alla guida del governo del Paese. Già all’epoca mi chiedevo come mai la gente si stracciasse le vesti per cambiare la legge elettorale in vigore, ed a quanto leggo, la politica non ha mosso un solo dito per adottarne una nuova. Mentre in America il prodotto interno lordo balza al cinque percento, la gente in Italia stenta ad arrivare alla fine del mese. E nei palazzi del potere cosa fanno? Pensano a litigare per l’elezione del nuovo capo dello Stato, o a difendere una riforma del lavoro dai propri stessi compagni di partito.

A proposito dei cambiamenti sull’articolo 18, rimango ancora oggi basito nel vedere scioperi a tappeto per contrastare quest’iniziativa del Governo. Tutta gente che non ha capito che il mercato del lavoro non è più quello di 50 anni fa, quello del posto fisso a vita. Oggi il mercato globale richiede più fluidità alle aziende, che devono saper ricontestualizzare i propri obiettivi e riqualificare la produzione. I contratti che vincolano i datori di lavoro a tenersi sul groppone dipendenti fannulloni, alla fine sono controproducenti per i lavoratori stessi. Un’azienda che non può liberarsi di un impiegato che non sa fare il proprio mestiere, avrà paura ad assumere nuovo personale, e s’inventerà mille scappatoie (collaborazione coordinata e continuativa, che gran fregatura!). Un’azienda che invece sa di poter andare avanti con le persone giuste, assumerà a palate senza pensarci due volte, senza lo spauracchio di cause infinite davanti al giudice del lavoro. Così funziona in America, e se il prodotto interno lordo galoppa, vuol dire che questa è la ricetta vincente. Meditate gente, meditate.

Commenti

  1. Andrea76 ha scritto:

    Interessante, ma se negli Usa va tutto così bene, come mai Obama ha perso a novembre? Gli ultimi due anni saranno MOLTO difficili per lui…

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    1. camu ha scritto:

      @Andrea76: infatti non va tutto bene, e concordo sul fatto che questi prossimi due anni saranno critici. E’ anche vero che i repubblicani sono diventati più ragionevoli. La finanziaria stavolta è passata senza ostruzionismi e bracci di ferro (molti dimenticano quello che accadde qualche anno fa), e seppur con qualche concessione di troppo a Wall Street, Obama ha ottenuto quello che voleva. Il fatto che i Democratici abbiano perso la Camera, non è colpa del Presidente.

  2. giglio ha scritto:

    Potremmo dire che l’Italia è caduta di conseguenza agli USA e si spera si riprenda di conseguenza agli USA….

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    1. camu ha scritto:

      @giglio: al momento è l’economia americana ad essere frenata da quella Europea, quindi diciamo che l’europa sta restituendo “il favore” agli USA, con tanto di interessi. Speriamo non duri troppo…

  3. Stefano ha scritto:

    Camu bentornato, mi mancavano i tuoi post!

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    1. camu ha scritto:

      Sono davvero lusingato ๐Ÿ™‚

  4. Simona ha scritto:

    In questo lungo tempo in cui sei stato assente per me c’è stata una grande novità: mia sorella ha sposato un americano ed ore vive lì ๐Ÿ˜€
    Mio cognato mi diceva sempre che qui in Italia ci sono tanti giovani capaci e con grandi potenzialità, ma mancano le opportunità.
    Negli USA è il contrario.
    Qui secondo me non sono tanto le modalità di assunzione a spaventare le aziende, quanto le tasse che aumentano e affossano le piccole imprese, sopratutto artigianali.
    Come fai a ragionare in termini decennali, quando non sai se chiuderai fra un mese o due?
    Fino a quando ci saranno politici che amano fare lo show con i carretti del gelato o cabaret in piazza, l’Italia resterà un paese dal quale scappare.
    Per non parlare della mentalità…L’Italia guarda troppo a modelli che non può raggiungere, perché è insito nel DNA di questa classe politica il motto “armiamoci e partite”.
    Se riuscissero a capire sul serio che bisogna portare avanti la classe artigianale, perché è di questo che si parla poi nel mondo (è il fiore all’occhiello, dicono sempre), farebbero in modo di aiutarla esentandola dalle tasse almeno il primo anno. E invece no.
    I cinesi aprono catene, e noi a guardare.
    Ho spedito un addobbo natalizio a mia sorella negli States e quando sua suocera l’ha visto ha detto “se fosse qui farebbe faville”.
    In Italia mi hanno detto “dai cinesi lo trovo a 1€”.
    Capito quanti mulini a vento bisogna combattere?
    (Scusa per la lunghissima risposta)

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    1. giglio ha scritto:

      @Simona: in Italia vince il cinese non per la qualità e l’originalità ma per il prezzo. Purtroppo sempre meno ci sono soldi per apprezzare il bello, ma soprattutto c’è sempre meno cultura del bello…questo forse lo abbiamo preso anche dagli americani, che se escludi i ceti superiori (solo perché hanno più soldi a disposizione e possono accedere ai grandi marchi internazionali, soprattutto italiani) per il resto, non sono esempio di ricerca estetica….

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      1. Simona ha scritto:

        @giglio: hai ragione, certo fa un po’ effetto quando te lo dice una con la pelliccia, mentre chi acquista è gente ‘semplice’ ๐Ÿ˜‰

      2. camu ha scritto:

        Si tratta anche della cultura della qualità e di un annoso dilemma: economico ma scadente o costoso e duraturo? Le aziende che producono roba di qualità, destinata a durare nel tempo, si buttano la zappa sui piedi oggi: più dura, meno ne vendi a lungo andare. I cinesi lo hanno capito, ed hanno preso due piccioni con una fava: vendono di più (prezzi bassi) e ci tengono al guinzaglio (qualità scadente che costringe a ricomprare dopo poco). Furbi, eh? La cultura americana, mi sembra, c’entra ben poco.

        Risposte al commento di camu
        1. giglio ha scritto:

          @camu: sbaglierò senz’altro, forse è un pregiudizio il mio, che tutto sia incominciato negli States e che il resto del mondo gli è andato dietro: usa e getta a partire dalle case che sono di legno, grandi palazzi e grattacieli, che si demoliscono e si ricostruiscono, senza pensare inoltre alla mancanza di formalità nell’abbigliamento, nell’alimentazione, ecc. Gli artigiani italiani si apprezzano solo nelle discussioni, ma quanti si rivolgono al falegname per un mobile o vanno all’ikea ?
          Tutto questo non è per forza negativo perché in certi casi ti aiuta a vivere meglio, però non certa retorica.
          P.S. Sto finendo di leggere Pastorale Americana….

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          1. camu ha scritto:

            @giglio: l’ikea non mi sembra sia americana ๐Ÿ˜‰

            Risposte al commento di camu
            1. giglio ha scritto:

              @camu: immaginavo che mi avresti fatto l’appunto!

              Risposte al commento di giglio
              1. camu ha scritto:

                Si tratta del mio stress di venerdì pomeriggio, non farci caso ๐Ÿ˜‰

    2. camu ha scritto:

      Capisco perfettamente la tua frustrazione. In quale Stato vive tua sorella? Lo so che è solo utopia, ma guarda che lei potrebbe farti il cosiddetto atto di richiamo, e farti venire qui con la tua famiglia ๐Ÿ™‚

      Riguardo alla tua analisi, hai pienamente ragione. Ed è per questo che la gente non vota più (e poi i giornali a farne titoloni in prima pagina)

      Risposte al commento di camu

      1. Simona ha scritto:

        @camu: Il richiamo me lo farà di sicuro, se qui non cambiano le cose ๐Ÿ˜€
        Lei vive in Oklahoma, a Cyril, e per fortuna che esiste internet e skype! ๐Ÿ˜€

        Risposte al commento di Simona
        1. camu ha scritto:

          Le cose non cambieranno, dai retta a me. Comincia a scaricare i moduli!

      2. Simona ha scritto:

        @camu: ah sai di cosa è terrorizzata? della green card…ha paura che la rimandano a casa…sapessi quanto ti ho nominato in questo periodo dicendo ‘io conosco un blogger ceh è sposato con un’americana…’ ecc ๐Ÿ˜€

        Risposte al commento di Simona
        1. camu ha scritto:

          Se ha la green card e fila dritta per 3 anni, non ha nulla di cui preoccuparsi. Poi fa le pratiche per la cittadinanza, ed il gioco è fatto ๐Ÿ˜‰

  5. Emanuele ha scritto:

    Io concordo con te sull’art. 18. Per il resto, non credo l’America sia “la ricetta vincente” per antonomasia, semplicemente in alcuni ambiti ha intrapreso strade che si stanno dimostrando vincenti ed è giusto che vengano considerate come validi esempi.
    Ciao,
    Emanuele

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    1. camu ha scritto:

      @Emanuele: ben trovato ๐Ÿ™‚ Si, mi riferivo alla ricetta vincente in ambito di contrattazione del lavoro. Chiaramente ci sono mille altri ambiti dove l’America anzi è alquanto indietro o per lo meno piena di contraddizioni.

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