In queste ultime settimane passate a tinteggiare ed armeggiare con attrezzi vari nel silenzio di una casa completamente vuota, a parte la signora Wilson di cui ti parlavo, sono stati i podcast ed un audiolibro a tenermi compagnia durante il giorno. Il libro era La storia, un bellissimo romanzo di Elsa Morante. Un racconto che, capitolo dopo capitolo, mi è sembrato quanto mai moderno e contemporaneo nel descrivere la tragedia che si è consumata negli anni della seconda guerra mondiale nei confronti degli ebrei. Una tragedia a cui oggi assistiamo passivamente, perpetrata nei confronti del popolo palestinese stavolta, nientepopodimeno che proprio da coloro che quasi un secolo fa si son trovati in quella condizione di miseria e di paura. Ida e Useppe, i due protagonisti principali, mi hanno fatto attraversare una serie di montagne russe di emozioni, con il loro atteggiamento così semplice e gentile.

Ho scoperto che di recente la Rai ne ha fatto una mini serie televisiva (che cercherò di trovare magari su RaiPlay). Diretta da Francesca Archibugi, sembra aver fatto crescere le vendite del romanzo da cui è tratta, a cinquant’anni dalla sua pubblicazione. Ma ricapitoliamo i fatti. Ambientato in una serie di quartieri popolari della Roma tra gli anni del primo dopoguerra ed il secondo, La Storia ha come protagonisti principali la maestra Ida Ramundo e i suoi due figli. Lei è una donna ansiosa e spaventata dal mondo, che vive la sua vita nel timore di essere perseguitata perché figlia di madre ebrea. Il figlio maggiore Nino invece è tutto l’opposto: un gradasso temerario che non sembra avere paura di niente e di nessuno. A 17 anni entra nelle milizie fasciste di volontari per combattere; successivamente diventa partigiano tra le file dei comunisti e, dopo la guerra, si allontana dalla politica e si dedica ad attività illegali come il contrabbando.
Il figlio minore, il simpaticissimo Giuseppe detto Useppe, nasce nel 1941 dallo stupro di Ida compiuto da un giovane soldato tedesco di passaggio a Roma: è un bambino molto precoce per certi aspetti, e in ritardo sui coetanei per altri, ma è sempre allegro, sensibile e affettuoso. Come il romanzo di cui fa parte, che nella sua delicatezza, riesce a raccontare le vite di queste persone in maniera mai noiosa o scontata, anzi. Per alcune scene, come quella della deportazione degli ebrei diretti ad Auschwitz, serve proprio uno stomaco forte. Perché sappiamo che, pur nella finzione del romanzo, quelle persone sono esistite davvero, con le loro paure, le loro incertezze, ed il loro coraggio. Quello che temo è che, proprio come per Ida, le vicende di Gaza di questi mesi, vengano spazzate via dagli altri avvenimenti storici di cui l’occidente sembra voler conservare memoria.
Commenti
Trap ha scritto:
L’ultima parte del libro si lega con l’ultima parte e triste della vita di Morante, con un forte senso del dolore e impotenza umana.
Risposte al commento di Trap
camu ha scritto:
Si, penso quello sia il tema di fondo dell’intero libro. I protagonisti vivono vicende ben più grandi di loro, sulle quali non hanno benché minimo potere decisionale. Le loro vite sono alla mercé di quegli eventi e delle persone che li hanno causati. E proprio per questo mi sembra un libro particolarmente contemporaneo: guardando a quello che succede oggi a Gaza, non posso che pensare allo stato d’animo di milioni di sfollati che non capiscono neppure il motivo di tanta crudeltà. Però guai a dirlo forte: si rischia subito di essere etichettati come antisemiti da un pensiero mainstream dettato dagli Stati Uniti 🙁