Anni fa c’era un argomento che spopolava sul web, vuoi perché erano da poco uscite varie leggi al riguardo, vuoi perché gli addetti ai lavori finalmente uscivano dalle “caverne digitali” fatte di tabelle e codice HTML primordiale, e cominciavano a muovere i primi passi nel “futuro” della progettazioni di siti. Sto parlando, come il titolo ti ha già fatto capire, dell’accessibilità digitale. Una disciplina che, quando applicata bene, interessa sia la sintassi che la semantica di ogni pagina web esistente là fuori. Io sin da tempi non sospetti, ho sempre avuto una particolare attrazione per questa materia, ben prima che le parole inclusività, diversità ed uguaglianza diventassero di uso comune in tutti gli ambiti della nostra vita. Perché avendo avuto modo d’incontrare amici, parenti e colleghi di lavoro disabili, ho toccato con mano le loro difficoltà nel poter accedere alla rete che tutti conosciamo senza barriere. Un po’ come per gli edifici che devono avere rampe per chi usa una sedia a rotelle, le linee guida per l’accessibilità web mirano a rimuovere questi ostacoli, di cui molti di noi neppure siamo a conoscenza, dai programmi sul nostro computer.
E così, approfittando del fatto che l’università dove lavoro mi consente di iscrivermi gratuitamente a master di formazione disponibili all’interno dell’ateneo stesso (qui li chiamano certificates), questo semestre ho intrapreso un master in disabilità ed inclusione sociale, che nel corso dei prossimi due anni mi porterà a scoprire le varie sfaccettature di questo mondo spesso sconosciuto. Perché il mio sogno nel cassetto, non è un segreto, è di potermi un giorno occupare esclusivamente di questo genere di problematiche, e dare un contributo concreto al settore. Per (ri)cominciare quest’opera di proselitismo tramite il blog, vorrei parlare di una figura professionale che si sta delineando, almeno qui in America: l’esperto in accessibilità digitale. E del perché le aziende hanno finalmente capito di aver bisogno di qualcuno che se ne intende veramente di questa roba.
Innanzitutto, ci sono una serie di motivi per cui l’accessibilità digitale in azienda è importante:
- Etico: garantire che tutti possano accedere ai prodotti digitali che metti a disposizione, specialmente in un’era dove tutto si fa online, è la cosa giusta da fare e proietta un’immagine positiva dell’azienda
- Legale: negli Stati Uniti, come in Italia, esistono obblighi legislativo mirati a migliorare l’accessibilità digitale; in Italia, ad esempio, la Legge Stanca fece da apripista a questa crociata, ed è stata integrata negli anni con direttive europee in merito
- Commerciale: da alcune stime, circa il 15% della popolazione italiana ha un qualche tipo di disabilità, ed aprire i propri prodotti a questa fetta consistente di mercato non può che portare benefici all’azienda
- Innovazione: spingere gli ingegneri informatici a pensare “fuori dagli schemi” li aiuta ad introdurre nuove funzionalità di cui tutti possono beneficiare
Ci sono chiaramente vari modi per affrontare il problema: incrementare l’organico ed assumere un esperto, formare il personale esistente ed individuare qualcuno che assumerà questo ruolo in base all’esperienza accumulata, oppure individuare un consulente esterno. Ognuno di essi offre vantaggi e svantaggi, e dipende dal tipo di realtà in cui questa figura si andrà ad inserire. Analizziamoli uno alla volta.
Assumere un esperto in accessibilità digitale
Un esperto in accessibilità è qualcuno che conosce a fondo come creare siti web, app e documenti accessibili. Ho cercato sui siti delle varie università italiane, ma non sono riuscito a trovare un master o qualcosa che rilasciasse un attestato di “esperto” in materia. Qui ce ne sono a bizzeffe (come quello dell’associazione di categoria), e rilasciano un attestato che da diritto a fregiarsi di questo titolo di esperto. In Italia immagino ci si basi più sull’esperienza lavorativa o sull’essere utenti di tecnologie assistive. Il vantaggio di assumere questo tipo di specialista è la sua capacità di comprendere a fondo ciò che bisogna fare per portare a norma prodotti e documenti digitali. Lo svantaggio è che, senza un titolo di studio riconosciuto, è facile assumere qualcuno che non conosce la materia e finisce per diventare un collo di bottiglia all’interno dell’organizzazione.
La cosa importante è che se decidi di seguire questa strada, questa persona dovrà avere l’autorità e le risorse economiche per poter svolgere il proprio lavoro. Parlo per esperienza personale quando dico che spesso questo non è il caso, e che molte volte ho visto questo “fantomatico” esperto relegato ad un angolino senza voce in capitolo, o a pregare la direzione per qualche spicciolo per comprare lo stretto indispensabile. E spesso ho visto queste persone diventare frustrate e lasciare l’azienda nel giro di un anno.
Formare il team esistente
Se hai già un gruppo di persone che si occupano di sviluppare prodotti digitali per la tua azienda (sito web, campagne pubblicitarie, documenti per l’ufficio personale), a mio parere ti conviene, almeno all’inizio, migliorare le competenze del tuo team in materia di accessibilità. Decentralizzare le conoscenze, dando ad ognuno la possibilità di approfondire l’aspetto che lo tocca più da vicino, è un ottima occasione per dare a tutti una nuova prospettiva da cui guardare il proprio lavoro. L’accessibilità, d’altro canto, è sempre stata uno sport di squadra e più è decentralizzata, più è probabile che venga integrata in tutti i processi. Come dicevo qui sopra, non so quali opportunità esistano in Italia, ma sono certo che vi siano varie compagnie private che offrano corsi di aggiornamento a vario livello.
Individuare un consulente esterno
Quello che sto per dire mi attirerà le ire di molti e forse sarà meglio appendere un cornetto rosso al mio specchietto, giusto per scaramanzia. A me i consulenti esterni non sono mai piaciuti, e parlo per esperienza ventennale nel settore. Spesso arrivano, si fanno pagare un sacco di soldi per un prodotto “mezzo cotto”, come direbbero qui in America, e poi se ne vanno. E tu rimani con il cerino acceso in mano e non sai cosa fare. Ma capisco che a volte questa è la soluzione che ha più senso per la tua realtà aziendale, e che assumere qualcuno è un onere che preferisci evitare, almeno finché non avrai risolto alcuni problemi immediati. Allora farai bene a trovare un’azienda specializzata nello stabilire la “visione” per introdurre il concetto di accessibilità in tutto quello che fai, una strategia generale per implementare linee guida nei vari settori, dal marketing all’ufficio personale. Quest’azienda potrebbe anche formare il tuo personale interno, dandoti il beneficio di non rimanere spiazzato quando i consulenti se ne vanno.
Qualsiasi strada deciderai di seguire, fallo con convinzione e tenendo in mente che porterà sicuri vantaggi per la tua impresa.
Commenti
Questo è un tema super-interessante… che seguirò più che volentieri!
Risposte al commento di kOoLiNuS
L’accessibilità era un “hot topic” fino a qualche anno fa, poi si è sgonfiata come tanti altri argomenti che girano intorno allo sviluppo web. Proprio per questo vorrei, nel mio piccolo, contribuire a mantenere viva questa fiammella di speranza… Cercherò di non deluderti 😀
Da sempre guardo con ammirazione l’accessibilità di questo blog e sogno di poterla trasferire anche sul mio prima o poi. Purtroppo non ho mai avuto la motivazione sufficiente per mettermi sotto come si deve. Se tra due anni ti venisse voglia di sistemare qualche PHP ti do le chiavi volentieri! 😛
Ciao,
Emanuele
Risposte al commento di Emanuele
Grazie per la fiducia! Stando ad una veloce analisi con il servizio WAVE di WebAIM, non stai messo così male. Basterebbe aggiungere una manciata di attributi ARIA e pulire un paio di immagini che fanno parte del tema e saresti a posto.