Era il periodo di Natale del 2020 quando un giorno andammo a trovare una coppia di amici che non vedevamo da tempo, a causa della pandemia in corso. Mentre gustavamo la cena che ci avevano preparato, si chiacchierava di poter un giorno poter tornare a viaggiare e riabbracciare amici e parenti in Italia. E fu lì che, un po’ come magra consolazione, ci suggerirono di guardare una miniserie prodotta dalla CNN, Searching for Italy, in cui Stanley Tucci portava lo spettatore a visitare gli angoli più nascosti e veraci dello Stivale. Che io sia un grande fan dell’attore newyorkese non è un segreto: sebbene la sua popolarità sia legata a pellicole come Il diavolo veste Prada e Hunger Games, penso di essere uno dei pochi che se lo ricordano come il losco figuro che trafuga il cane Beethoven nell’omonimo film, o come l’amico di Richard Gere in Shall We Dance. Un po’ come con molti dei suoi personaggi, anche in questa bellissima produzione in cui interpreta se stesso, il suo carattere ricercato, garbato e raffinato risplende, dando un fascino unico all’intera serie.
Dal punto di vista narrativo, Searching For Italy descrive l’amore degli italiani per i loro ristoranti e, in generale, quanto le famiglie italiane sappiano assaporare il gusto per le piccole cose della vita, in stridente contrasto con il ritmo frenetico che spesso esiste nel Paese a stelle e strisce, dove la tradizione di stampo anglosassone impone un approccio più freddo, individualista e distaccato alla coltivazione di amicizie e relazioni sociali. La serie è senza ombra di dubbio intelligente e accattivante. Il secondo episodio, per esempio, vede Tucci dipingere Roma come una città viva e stimolante, troppo spesso liquidata come semplice trappola per turisti. Echeggiando quello che io ho sempre sostenuto, ogni volta che mi capitava di visitare la Città Eterna. Per non parlare del fatto che gli altri episodi mi hanno dato l’occasione di rivedere molti dei luoghi in cui sono cresciuto o vissuto per anni: la Sicilia (con un’intervista nientepopodimeno che ad una mia concittadina), la Toscana, e la Campania. Insomma, una miniserie da guardare come una lettera d’amore alla propria terra natia, per noi emigrati in luoghi remoti.
Commenti
A questo punto sono curioso di vedere se c’è la sua trasposizione qui in Italia su una delle varie piattaforme di streaming…
Risposte al commento di kOoLiNuS
Sarei curioso anch’io di sapere se l’hanno resa disponibile in Italia, con sottotitoli o doppiata… Comunque sia, vale davvero la pena guardarla!