due chiacchiere

Che futuro stiamo lasciando ai nostri figli?

“Gli scienziati vi hanno avvertito per decenni, perché non avete fatto nulla? Perché le persone sono così egoiste? La mia vita è inutile. Perché dovrei andare a scuola e risparmiare se tanto morirò comunque?” Queste sono le domande che i giovani di oggi si pongono, tra una partita a Fortnite ed una sbirciatina agli ultimi trend su TikTok. Già, perché per loro tanto vale passare la giornata a carpire quella gratificazione immediata, piuttosto che pensare ad un futuro che probabilmente non potranno mai realizzare. Come dici? Pensi che io sia un catastrofista troppo pessimista, e che invece le cose prima o poi volgeranno per il meglio? In realtà, queste considerazioni non sono mie, ma dell’autore di un recente articolo apparso su Collapse 2050, da cui ho tratto le domande di apertura. Sempre più adolescenti, ce lo dicono i giornali, considerano il suicidio per uscire da una situazione che precipita, continua l’editoriale. E l’unica cosa che riusciamo a fare è dispiacerci per loro. Ma non basta.

Una ragazza fissa la macchina fotografica che le scatta una foto

Secondo l’autore, il primo passo che dovremmo fare come collettività è la comprensione della distruzione in corso ed il riconoscimento di come abbiamo fallito. Sì, noi. Siamo consapevoli dei problemi, eppure continuiamo a trarre il nostro beneficio dal sistema, ignorando tutto il resto, e soprattutto ignorando come le nostre azioni (o la mancanza di azioni) avrà un impatto su chi verrà dopo di noi. Lo vedo ogni mattina d’inverno, quando il mio vicino di casa accende il motore del SUV parcheggiato nel vialetto di casa dal calduccio della sua camera da letto (già, qui le auto hanno il remote start), e fa partire l’aria calda nell’abitacolo, così che quando entrerà in macchina, 15 minuti dopo, per percorrere i cinque chilometri che lo separano dalla stazione dei treni, non gli si raffredderanno le chiappe. E chi se ne frega se quel calduccio ha prodotto un bel po’ di anidride carbonica e gas di scarico vari. Tanto qui la benzina costa poco.

Noi occidentali abbiamo guadagnato e vissuto nel benessere a scapito dei nostri discendenti, considerando la nostra tendenza a consumare, espanderci e controllare. Pur sapendo cosa fosse necessario fare, le pressioni del consumismo ci hanno impedito di agire. Consumismo che trova la sua espressione più alta proprio durante le feste natalizie appena finite: il fatto che si celebri il compleanno di un profeta nato duemila anni fa per predicare la salvezza delle nostre anime è oramai cosa più che marginale. Natale significa piuttosto tonnellate di regali inutili da ostentare sotto un albero sradicato dal terreno per il semplice sfizio di abbellire e decorare la casa. Regali che probabilmente finiranno in uno sgabuzzino già un paio di settimane dopo averli aperti.

Ma allora, come possiamo prepararci a sostenere i giovani? L’articolo elenca alcune risposte tratte da un’indagine informale:

  • Non concentrarti su competenze per il mondo attuale, ma per quello che verrà. Acquisisci le conoscenze delle società preindustriali e riscopri i lavori artigianali per ricostruire un’economia locale, a chilometro zero.
  • Anche preparandoti, potresti non farcela in un mondo dominato dal culto per il portafogli. Allora fai di tutto per trovare gioia nei momenti felici e costruire legami significativi. D’altro canto, noi siamo quello che gli altri ricorderanno di noi.
  • La speranza non deve mai venire a mancare. L’umanità ha superato periodi difficili in passato, sin da quando hanno iniziato a popolare questa Terra. Dalle pesti medievali alla rivoluzione industriale, l’ingegno dell’uomo ha finora avuto il sopravvento.

Sebbene si abbia l’impressione di lottare contro i mulini a vento, nel nostro piccolo, con semplici gesti quotidiani, possiamo essere parte della soluzione, piuttosto che del problema.

Commenti

  1. Mondo in Frantumi ha scritto:

    Sebbene siano derisi da molti adulti, ora come ora i giovani sembrano invece per certi versi quelli più a contatto con la realtà, una realtà così deprimente da portarli alla conclusione che l’unico modo per non perdere sia non giocare – ecco quindi spiegato il relativo successo di idee come il NEETism per scelta o l’antinatalismo.

    Per cambiare le cose i cosiddetti adulti dovrebbero rimboccarsi le maniche e dare un esempio migliore – cosa che tuttavia come osservi per molti di loro non sembra essere la priorità.

    Risposte al commento di Mondo in Frantumi

    1. camu ha scritto:

      Assolutamente d’accordo. I giovani di oggi sono ben coscienti della realtà e se fossero loro “a comandare” invece che i vecchi parrucconi che abbiamo un po’ in giro per il mondo, le cose probabilmente andrebbero meglio. O forse no, visto che le grandi corporazioni si opporrebbero pur di non perdere i loro lauti guadagni.

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