due chiacchiere

Il capolavoro diplomatico di Giorgia

Visto che persino miei amici che generalmente non hanno molta simpatia per Giorgia Meloni hanno ammesso che il nostro Presidente del Consiglio ha fatto un buon lavoro riguardo alla rapida liberazione di Cecilia Sala, non potevo non spendere due parole in merito su questi schermi. Le tempistiche davvero lampo del suo rilascio, ed il coordinamento di Giorgia Meloni con la controparte americana per non autorizzare l’estrazione del prigioniero iraniano Abedini, sono state una dimostrazione straordinaria di abilità diplomatica e leadership da parte del governo italiano. Si, gli americani in questi giorni hanno mugugnato un po’, ma è giusto una sceneggiata per salvare la faccia. Quest’episodio, non c’è alcun dubbio, ha messo in luce non solo l’efficacia di far parlare i fatti, ma anche la capacità di Giorgia di navigare complesse situazioni internazionali con la determinazione e la competenza che non mi pare di vedere in altri capi di stato europei ultimamente.

Ma riassumiamo i fatti. Cecilia Sala, una giornalista nota per le sue inchieste sul campo, è stata rapita mentre documentava una crisi umanitaria in Iran. Il suo sequestro ha subito scatenato un’ondata di preoccupazione a livello nazionale ed internazionale, ed era chiaro che bisognasse intervenire subito, in maniera rapida e decisa. E così, senza perdere tempo, Giorgia Meloni ha convocato un consiglio di emergenza, coinvolgendo i principali attori dei servizi di intelligence, il Ministero degli Esteri e le forze di sicurezza. Sin dai primi momenti, è stata chiara l’intenzione di adottare una strategia diplomatica che privilegiasse la risoluzione pacifica e la salvaguardia della vita di Sala.

Si è scelto un approccio multilaterale, collaborando con governi alleati e organizzazioni internazionali. L’abilità di tessere una rete di alleanze, ed il rispetto che la Meloni si è guadagnata sul campo in questi due anni, sia in Europa che al di fuori dei confini del Vecchio Continente, si sono rivelati cruciali. L’Italia ha coinvolto attivamente le autorità locali del paese in cui Sala era detenuta, negoziando attraverso canali discreti, ed appoggiandosi ad un avvocato del posto, per evitare di compromettere l’incolumità dell’ostaggio.

Un altro elemento chiave è stata la gestione delle informazioni. Meloni ha mantenuto un basso profilo pubblico durante le trattative, evitando dichiarazioni che potessero inasprire la situazione. Questo silenzio strategico, sul quale gli alleati che le sparano fin troppo grosse (si, sto guardando proprio te, Salvini) dovrebbero riflettere a lungo, ha permesso di lavorare dietro le quinte con maggiore efficacia. Come fa Salvini a voler essere di nuovo ministro degli Interni se non riesce a tenere la bocca chiusa neppure per cinque minuti, mentre di fatti se ne vedono ben pochi (ma il tanto sbandierato ponte sullo Stretto se l’è già dimenticato?). La Meloni invece zitta zitta, piccoletta piccoletta, ha dimostrato ancora una volta di essere una donna con le palle.

Ed è questo che mi rende innamorato pazzo di lei: non il fatto che sia di destra o di sinistra, ma il fatto che la sua determinazione non teme nessuna sfida che le si para davanti. Ed ogni sfida è affrontata con pacatezza e diligenza. E poi diciamocela tutta: il solo pensiero che sia venuta qui in America ed abbia detto a Trump e Biden “guardate ragazzi, io faccio questo, voi fate i bravi e non venitemi a rompere i cabbasisi”, già mi manda in estasi. Già, perché come conferma anche Mario Calabresi (il capo di Cecilia Sala, per intenderci), lei non è venuta in America a chiedere il permesso. Anzi, tutto il contrario.

Alessandro Milan: No perché Mario Calabresi, certamente c’è stato un, come dire, capolavoro diplomatico, possiamo dire così?

Mario Calabresi: Sì, lo possiamo dire. Io credo che Giorgia Meloni non sia andata a chiedere il permesso di fare una cosa. Sia andata a trovare il modo per far sì che questo scambio… è che è che… sia andata a costruire il fatto che dire, no, agli americani non diventasse un caso. A far capire che questa cosa era una cosa necessaria per l’Italia, è importante che non diventasse un caso. Che non diventasse un caso, e anche che quando accadrà che per la nuova… che la nuova amministrazione Trump non ne faccia un caso con la vecchia amministrazione Biden. Perché tu capisci, immaginati che non ci fosse stato nessun tipo di interlocuzione e l’Iraniano fosse stato liberato: questa poteva essere dipinta dal mondo di Trump come una debolezza di Biden, e quindi c’era una rigidità dell’amministrazione americana. In questo modo, diciamo che si salva il fatto che l’Italia ha fatto una sua scelta politica e che quindi era importante che avesse una sua scelta.

Commenti

  1. Franco Battaglia ha scritto:

    Per me c’è stato uno scambio di prigionieri puro e crudo: avete preso Ademini, ne prendiamo in ostaggio una a caso (è toccato a Cecilia); ve la liberiamo e voi rilasciate Ademini a stretto giro. Detto fatto. Amen.

    Risposte al commento di Franco Battaglia

    1. camu ha scritto:

      Si, però considera che ci sono ostaggi francesi e svedesi che marciscono lì da anni, ed i rispettivi governi non hanno fatto granché per sbloccare la situazione. Sono d’accordo sul fatto che questo gesto del governo italiano potrebbe incoraggiare l’Iran ad usare questa tattica più spesso in futuro, visti i risultati ottenuto, ma allo stesso tempo per me il valore di una vita umana, ancor più quando si tratta di una connazionale, è da mettere in cima alle priorità. Se uno scambio è quello che serve per riportare a casa una ragazza, io non mi farei scrupoli a sistemare le cose. Perché la strategia di arroccarsi sulle proprie posizioni poi porta ai genocidi che vediamo in giro per il mondo: migliaia di vite sprecate per cosa, in fondo?

      Risposte al commento di camu

      1. Franco Battaglia ha scritto:

        In Italia andiamo avanti a gesti mediatici per confermare popolarità.
        Siamo maestri in questo. Cattivi, ma maestri.

        Risposte al commento di Franco Battaglia
        1. camu ha scritto:

          Penso sia una cosa culturale che non potrà cambiare facilmente. Anzi, nell’epoca dei social dove tutto è condivisione, è anche peggio. Però come vedi già i riflettori si sono abbassati sulla vicenda, e si cerca il prossimo scoop da sbattere su tutti i giornali. Questo è il ciclo e riciclo delle notizie, bisogna solo accettare come stanno le cose.

  2. Molto chiara la tua ricostruzione degli eventi.
    Io, da uomo di sinistra, non ho alcuna difficoltà a riconoscere l’estrema bravura della Meloni in questa difficile circostanza. Il viaggio-lampo in America è stato un capolavoro di intelligenza diplomatica e spiace che persone preparate come Augias l’abbiano criticata al momento sostenendo che era un viaggio inutile, di sudditanza verso Trump, non capendo che era un passaggio cruciale per una rapida liberazione dell’ostaggio (penso che anche l’Iran sia stato colpito dalla mossa di Meloni di coinvolgere e tacitare i due presidenti americani). E spiace ancora di più che a cose fatte e fatte bene alcuni personaggi di AVS si siano arrampicati sugli specchi e sui distinguo (“libera sì ma a prezzo di una ribadita sudditanza agli USA”!) pur di non dare a Cesare quel che è di Cesare: credo sia miopia politica imperdonabile non riconoscere i meriti dell’avversario quando questi sono palesi, perchè solo così si è credibili quando lo si critica per altre vicende più squisitamente politiche.
    massimolegnani

    Risposte al commento di carlo calati (massimolegnani)

    1. camu ha scritto:

      Carlo, mi trovi perfettamente d’accordo. Capisco il desiderio dell’opposizione di non voler concedere neppure un briciolo di soddisfazione, ma così facendo, certi intellettualoni non fanno altro che darsi la zappa sui piedi, ed allontanare ancora di più la gente, allargando la frattura sociale basata su ideologie, e non più su empatia e rispetto per la vita umana, a prescindere dalla bandiera politica che indossa.

  3. La Banalità ha scritto:

    Troppo Fumo per un piccolo pezzetto di carne sulla brace.
    Mi permetto di pensare e dire che come ministro toccava a Tajani è non alla Meloni.
    Io non sono Augias ……. ma ancora penso con la mia testa.

    Risposte al commento di La Banalità

    1. Beh, anch’io penso con la mia testa, se toccava a Tajani perché non l’ha fatto?
      E il piccolo pezzetto di carne a cuocere alla brace rischiava di essere quello di Cecilia Sala.
      massimolegnani

      Risposte al commento di Carlo Calati (massimolegnani)

      1. camu ha scritto:

        Carlo, mi hai tolto le parole di bocca. Mi spiace, Giovanni, ma non sono d’accordo: se per te l’astio contro il governo significa ridurre una vita umana ad un “pezzetto di carne”, non mi trovi affatto d’accordo. Questa è la tossicità e la polarizzazione che ci ha portato dove siamo. Bisogna andare oltre, e capire che la frattura sociale voluta da politici incompetenti è solo un espediente per controllarci meglio. Come ho detto nella mia risposta a Franco, per me la vita umana di una ragazza è la priorità assoluta, non può essere ridotta ad un “pezzetto di carne” soltanto perché non mi piace il colore politico di chi è al governo.

  4. Giovanni ha scritto:

    Per Camu è Carlo Calati.
    Il pezzetto di carne non era inteso come Cecilia Sala, ma come Meloni ………… per me il fumo non è altro il troppo palare di un qualcosa che doveva fare, ed in questo caso toccava a Tajani come Ministro degli Esteri con ordine della Meloni.
    A casa mia quando si fa un po di bene ………. non si spettacolarizza, si fa con molta discrezione. è rispondo a Carlo ……. ci poteva andare anche Salvini, cosa ha meno di Tajani e della Meloni.

    Risposte al commento di Giovanni

    1. camu ha scritto:

      Grazie per aver chiarito, Giovanni. Alla fine, non importa destra o sinistra, importa che Cecilia sia tornata a casa.

  5. Giovanni ha scritto:

    Camu,
    Ti ho detto
    che non voto ne a destra, ma nemmeno a sinistra, credo che tu lo dimentichi ………… ho solo raccontato che ho assistito tramite media ………al mio paese si dice in certi case: e chi fici un figlio di pietra.
    C’è un altro italiano in carcere credo Cuba ……….da due mesi circa ……………

    Risposte al commento di Giovanni

    1. camu ha scritto:

      Scusami, non volevo irritarti. Di italiani detenuti in giro ce ne sono tanti. Con Cecilia sono riusciti a fare subito perché non era ancora stata incriminata per un fatto concreto, quindi bisognava muoversi in fretta prima che le cose si aggravassero. Per gli altri connazionali detenuti, immagino si tratti di situazioni diverse, dove non si può semplicemente fare uno scambio, ma entrano in gioco più complesse leggi di diritto internazionale.

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