Chi l’avrebbe mai detto che i puffi erano avanti nel tempo, per quanto riguarda le tecnologie edilizie. Questo è il pensiero che mi veniva in mente l’altro giorno mentre guardavo un video su un canale YouTube, in cui l’autore Matt Ferrell parla di come il micelio, il mattoncino alla base della struttura dei funghi, venga studiato come materiale alternativo (ed ecologico!) per l’edilizia e non solo. Altre applicazioni vanno dal cibo (la pancetta fatta con il micelio sembra essere sorprendentemente gustosa) alla pelle sintetica, che andrebbe a sostituire quella fatta di plastica che tutti conosciamo. Quest’approccio, stando a quello che racconta Matt nel video, ha tanti vantaggi: non solo riduce l’uso di materiali inquinanti e dei relativi processi produttivi energivori (per fare il cemento, bisogna cuocere calcare ed argilla a temperature spaventose), ma consente di riciclare materiali di scarto (principalmente l’umido) che altrimenti finirebbero in discarica.

Guarda caso proprio l’anno scorso di questi tempi parlavo di una delle mie ossessioni, le microplastiche, e di come oramai la diffusione di questi minuscoli granelli sia così capillare e ramificata che le troviamo persino negli organi riproduttivi maschili. Le soluzioni come il micelio potrebbero rappresentare un’alternativa ecosostenibile e facilmente adattabile in scala industriale a varie applicazioni quotidiane, eppure queste tecnologie stentano a decollare. A pensare male, viene il sospetto che dietro vi sia la mano lunga delle multinazionali del calcestruzzo, che ovviamente non gradiscono queste novità che potrebbero portar via i loro lauti guadagni. Però le istituzioni potrebbero fare tanto per incoraggiare l’adozione di questi materiali. Ora, lasciamo perdere quell’inetto di Trump, ma almeno in Europa sarebbe bello vedere la Commissione spendere più soldi in queste cose, anziché nel famigerato riarmo. Prima che la Cina diventi un leader anche in questo settore 😉