due chiacchiere

Huxley aveva ragione

Uno dei temi ricorrenti che ho affrontato in varie occasioni su queste pagine è il lento mutare delle priorità delle società moderne. Un paio d’anni fa scrivevo di come oramai quello che conta è soltanto il portafogli. Siamo tutti presi dalle nostre vite quotidiane, tra distrazioni e shopping, cercando un po’ di leggerezza per anestetizzarci da quel male di vivere che spesso si nasconde nelle nostre vite. Poi capita una pandemia mondiale, e ci si rende conto che il nostro status di cittadino o individuo sociale passa in secondo piano. Sebbene alcuni dei principi fondamentali che consideriamo scontati, come la libertà individuale e i diritti, sembrano non essere messi in discussione nemmeno dalle tragedie come quella del Covid, cominciamo a notare delle stonature nelle agende dei governi dei nostri Paesi.

Nessuno si sognerebbe mai di dire in America che la nostra libertà potrebbe essere a rischio. Ma è proprio questo il punto: Aldous Huxley lo aveva previsto in Brave New World, quando scriveva che “la dittatura perfetta avrà sembianza di democrazia, una prigione senza muri nella quale i prigionieri non sogneranno di fuggire, un sistema di schiavitù dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitù”. Un tempo, sembrava un’idea distante, ma oggi, con il trionfo delle democrazie occidentali e la loro enfasi sul benessere, il divertimento e il consumismo, siamo di fronte a un cambiamento. Le politiche si sono spostate dall’obiettivo di promuovere la giustizia sociale e le libertà personali verso l’adorazione dei mercati.

Oggi siamo tutti attenti al famigerato PIL, che ci consente di misurare il successo di una società in un comodo numerino che riassume la sua crescita economica, piuttosto che il benessere dei suoi cittadini. Eh già, perché le due cose non sono necessariamente collegate. Anzi, negli ultimi anni mi pare che il divario tra i due fattori si sia parecchio allargato. Ma in tutti gli ambiti che compongono le società moderne, dall’ecologia alla sanità, la nostra attenzione sembra rivolta più al vil denaro ed al mercato che alle persone ed ai loro diritti. Nel Paese a stelle e strisce il numero di persone povere è aumentato (basta farsi un giro alla stazione Penn Station di New York), mentre i servizi sono sempre più scarsi. Ma il mantra rimane quello di sostenere i consumi.

Quando qualcuno osa sollevare questioni sui diritti, sul lavoro e sulle persone, viene ignorato o isolato. Il nuovo totalitarismo finanziario avanza indisturbato, supportato da una politica compiacente e dai media, mentre il popolo, assorbito da festival e social media, rimane ignaro della sua stessa condizione. Huxley aveva ragione: siamo diventati sudditi del consumo, felici di essere intrattenuti, mentre le questioni più importanti vengono ignorate. Ma forse è tempo di svegliarsi e iniziare a fare domande.

Commenti

  1. Trap ha scritto:

    Riguardo alla forsennata corsa al PIL, negli anni ’80 i negozi erano chiusi tutte le domeniche, c’era la giornata di chiusura settimanale e nelle due settimane d’agosto (ricordate le città completamente deserte d’estate?). Eppure non mi sembrava che si stesse così male…

    Risposte al commento di Trap

    1. camu ha scritto:

      Si, ci siamo cacciati in queso ritmo insostenibile e non vedo via d’uscita.

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