Non c’è nulla da fare, certe cose le dobbiamo proprio venire ad imparare qui nel Paese dell’Aquila calva: specialmente per quanto riguarda lo spirito del commercio, siamo ancora molto indietro rispetto ai cugini d’oltreoceano. Prendiamo i saldi italici per esempio. Si fanno due volte l’anno, sono pieni di fregature, e vengono presentati come un percorso ad ostacoli che mette il consumatore a dura prova: dopo l’acquisto hai 7543 secondi per riportarlo indietro, ma l’etichetta deve essere intatta, l’indumento piegato e stirato, lo scontrino immacolato, e devi fare quattro volte il giro del palazzo. Inoltre non ti ridanno mica i soldi, ma un buono che può essere usato entro altri 7543 secondi. Chiaro che, a queste condizioni, la gente ha paura a comprare e quindi il tutto si risolve nel solito flop stagionale. I commercianti si lamentano, la gente rimane delusa, persino il piatto del Fisco piange.
Qui vale la regola opposta: puoi riportare indietro il capo d’abbigliamento quando vuoi, generalmente fino a sei mesi dopo l’acquisto, anche se è un po’ usato lo riprendono lo stesso, lo scontrino non importa (o quasi), basta la ricevuta della carta di credito che attesta l’acquisto, e ti ridanno soldi fruscianti in mano. A queste condizioni, i centri commerciali si riempiono di gente, l’affare è veramente dietro l’angolo, e tutti sono contenti. Poi alla fine nessuno ne approfitta, come si sente dire in giro grazie alle solite leggende metropolitane: le donne non prendono gli abiti da sera da 1000 dollari per riportarli indietro dopo averli sfoggiati alle cene di gala, ed i ragazzi non riportano le biciclette usate. Ma anche questo è parte dello spirito americano.