due chiacchiere

I prossimi tre giorni con Russell Crowe

Avendo un po’ di codici per noleggiare film a prezzo scontato, di tanto in tanto passo dal distributore automatico a 50 metri dalla fermata dell’autobus per prendere qualcosa da guardare mentre mi reco al lavoro, ritornando poi il DVD la sera stessa. L’altro giorno ho preso The Next Three Days con Russell Crowe e Elizabeth Banks. Parto subito con il giudizio complessivo: bello ed intrigante. Prima di proseguire, ti avviso come sempre che nel seguito parlerò della trama del film, svelando alcuni particolari che potrebbero rovinarti la sorpresa: se quindi vuoi vederlo senza sapere nulla, ti consiglio di fermarti qui e di leggere qualche altro articolo del mio blog.

La storia è presto raccontata: la moglie di Crowe è accusata di aver ucciso la sua capa in ufficio. Fosse in Italia (vedi caso Franzoni) se ne starebbe tranquilla a casa propria in attesa che il lento e lungo procedimento giudiziario faccia il suo corso. Ma trovandosi in America, la mettono dentro in quattro e quattr’otto e buttano via la chiave. Il marito però la conosce bene, ed è assolutamente convinto della sua innocenza.

Tentare le vie legali della giustizia sembra non avere gli esiti sperati, e quando la moglie tenta il suicidio, sull’orlo di una crisi depressiva, il buon Crowe, tranquillo professore universitario, decide di mettere in piedi un piano per farla evadere. Contatta così un tizio (un bel cameo per Liam Neeson) che ha scritto un libro su come sia riuscito a scappare dal carcere più volte. Il quale gli fornisce una strategia d’azione, dandogli alcuni consigli chiave su tempi, soldi ed organizzazione dei particolari. E così Crowe mette in piedi un piano articolato che include persino la falsificazione di alcuni documenti sanitari per convincere i medici a far uscire la moglie dal carcere e portarla in un ospedale specializzato.

Tutto il film tiene lo spettatore incollato allo schermo, specialmente perché fino alla fine non è dato sapere se la moglie sia colpevole o innocente. Ma sono i quindici minuti conclusivi a lasciare col fiato sospeso, perché ad ogni passo sembra che Crowe stia per essere catturato dai poliziotti che, trovato il bandolo della matassa del suo piano, gli danno la caccia per tutta la città. L’unica nota di delusione è probabilmente per il personaggio della moglie, una donna un po’ troppo scialba e priva di spessore, roba che in certe scene verrebbe voglia di dirle “Ok, sai che c’è? Statti qui prigione, che è meglio” 🙂

Commenti

  1. Caigo ha scritto:

    Forse gli sceneggiatori del film hanno creato il personaggio moglie-scialba per semplificare i ruoli. Due personaggi forti dalla stessa parte (moglie e marito) sarebbero stati meno credibili (cinematograficamente parlando), meglio la figura dell’marito eroe/salvatore salva tutto e tutti.
    Fa più audience 😉

    Risposte al commento di Caigo

    1. camu ha scritto:

      @Caigo: una spiegazione convincente, direi 🙂

  2. CyberAngel ha scritto:

    Beh stai guardando film recenti ultimamente. 😉 Beh a parte gli scherzi è piaciuto anche a me soprattutto per la componente suspance che hai ben spiegato. Quanto alla tua critica non hai tutti i torti… sembrava quasi volesse rimanere a marcire “in the jail”.

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