Correva il 2009 quando PayPal annunciava che avrebbe aperto la propria piattaforma agli sviluppatori di tutto il mondo, immaginando un futuro in cui avremmo potuto pagare il biglietto del cinema toccando un semplice schermo, o in cui avremmo potuto ordinare la spesa direttamente dal frigorifero. Fast forward al giorno d’oggi, nulla di tutto questo è successo veramente: si, abbiamo un rettangolino di vetro e silicio che ci consente di pagare toccando il ricevitore vicino alla cassa (quando tutto va bene), ma per il resto, la grande distribuzione non si è molto impegnata a mettere in campo queste nuove tecnologie per rivoluzionare davvero la vita dei consumatori. Eppure, specialmente in questi tempi in cui l’inflazione continua a sgranocchiare il nostro potere d’acquisto, la digitalizzazione potrebbe offrire tanti vantaggi: economici, ecologici, operativi.
Dopo diversi decenni di incessante globalizzazione, le catene di distribuzione si sono allungate e i costi di produzione sono diminuiti, eppure quando Covid è arrivato abbiamo iniziato a notare un’inversione di tendenza: si è capito che il sistema, stressato per via della miscela esplosiva portata dalla pandemia, non ha la flessibilità necessaria per affrontare questi eventi. Il prolungarsi della guerra in Ucraina ha aggiunto un ulteriore punto di pressione, una palla al piede che impedisce all’economia di ripartire come tutti speravamo. In questo scenario, l’innovazione tecnologica dovrebbe diventare la priorità principale di tutti i governanti, con l’obiettivo di ottimizzare la produttività, ridurre al minimo gli sprechi e tenere bassi i costi. Ed invece continuiamo ad usare il nostro supercomputer portatile per registrare video idioti di balletti e sfide a mangiarsi le pastiglie di detergente per la lavastoviglie.
Per consolarci, ti propongo questo video che mi ha mandato Trap qualche settimana fa, dove la BBC presentava, più di una trentina d’anni fa, questo curioso sistema chiamato Internet.