due chiacchiere

Il rapporto del Censis per il 2009

Viviamo in apnea, ma siamo sempre gli stessi. Leader prigionieri dell’opinionismo, tornano gli interessi agiti “in presa diretta”. La società italiana è una società testardamente replicante. Quel “non saremo più come prima” che un anno fa dominava la psicologia collettiva è mutato in un “siamo sempre gli stessi”. Cosa verrà dopo? Nella psicologia collettiva c’è nel profondo un dolente mix di stanchezza e vergogna per i tanti fenomeni di degrado valoriale, o almeno comportamentale, che caratterizzano la vita del Paese. E c’è di conseguenza la speranza di uscirne, con una propensione a pensare al dopo, a una società capace di migliorarsi. Ma le discussioni in corso “guardano indietro”, sono cioè condizionate dalla inerziale permanenza dei cicli precedenti, oppure “fuggono in avanti, rincorrendo una fantasmatica ipotesi di nuova ontologia”, individuata talvolta nel fondamentalismo dei valori e della loro radice religiosa, talvolta nel fondamentalismo della scienza.

Non ho messo le virgolette, ma l’intero paragrafo qui sopra è tratto dal Rapporto sulla Società Italiana che anche quest’anno il Censis ha voluto stilare. Un quadro dettagliato che fotografa il Belpaese nell’arco dell’anno appena trascorso, ne traccia i lineamenti caratteristici e cerca di suggerire le strade da seguire per migliorare. Per i realisti non è altro che l’ennesima conferma di come le cose vanno male in questo Paese martoriato dalla violenza fisica e dall’individualismo estremo. Per gli ottimisti e coloro che vivono all’estero, un racconto doloroso e deprimente della piega che le cose stanno prendendo da quelle parti. L’aspetto che lo rende ancora più angosciante è l’imparzialità di chi lo scrive: non un partito, non un giornale schierato politicamente, non un direttore di una prestigiosa università. Ma un organismo indipendente che non fa altro che analizzare ciò a cui tutti assistiamo ogni giorno.

Già qualche anno fa, sempre il Censis, etichettava la società italiana come una comunità in “putrefazione”, dove i valori collettivi stavano lasciando sempre più il posto agli egoismi. Dalle liti di condominio al linguaggio  in televisione. Ma anche il primato della soggettività, precisano quest’anno, è destinato a sfarinarsi silenziosamente. L’individualismo vitale è sempre meno capace di risolvere i problemi della complessità che lo trascende, il soggettivismo etico mostra la corda rispetto all’esigenza di valori condivisi, la spietatezza competitiva e la carica di egoismo che derivano dal primato della soggettività hanno creato squilibri e disuguaglianze sociali che pesano sulla coesione collettiva. Insomma, mi pare che il quadro, quest’anno, sia un po’ meno pessimistico di quando io ho fatto i bagagli, ma quanti decenni serviranno per arrivare ai livelli di tanti altri Paesi civilizzati? Beh, io certo non voglio sprecare la mia vita e quella dei miei figli ad aspettare che ciò accada, ho altri progetti.

Commenti

  1. emanuele
    ha scritto:

    Caro Camu, ti ringrazio per aver riportato qui il rapporto Censis.
    Mi permetti una domanda un poco cattivella ? Come me sei partito dall’Italia per vivere e lavorare all’estero per un po’ di tempo (o per sempre). Condivido quest’idea di avere un cordone ombelicale con l’Italia, tanto e’ che leggo giornalmente il sito ansa per le notizie e qualche approfondimento.
    Onestamente pero’ non capisco questo tuo accanimento verso le notizie che arrivano dal Belpaese e frequenza nel postarle ….come a dire: ve l’avevo detto io?
    Davvero non prenderlo come una critica ma vorrei capire cosa ti spinge. Quali sono le tue idee verso l’Italia? Stai alla finestra per vedere che soccomba? Speri possa migliorare? Lavori anche dall’estero per farla migliorare?
    Grazie e scusami il commento un poco pepato

  2. camu
    ha scritto:

    @emanuele: non devi scusarti, anzi i confronti “pepati” sono quelli che ritengo più sinceri e senza peli sulla lingua, e sono il primo ad invogliarli. Il mio commento al Rapporto del Censis è una “piacevole” abitudine che avevo già quando stavo in Italia, quindi non è una cosa legata al mio stato di emigrante 🙂 Si tratta di un documento che, secondo il mio parere, passa “fin troppo” inosservato all’occhio dell’opinione pubblica, troppo presa da altri eventi più in tema con le festività natalizie. Tipo il calendario della velina tal dè tali, il grande fratello che sta per cominciare, e via dicendo. Il mio proposito nel metterlo in risalto è proprio quello di far riflettere. Come dire: meditate gente, meditate! Guardate dove sta andando a finire il Belpaese. Se ognuno non inizia subito a fare la sua parte, saranno sempre di più le persone che si vedranno costrette ad emigrare.

    Il mio “lavoro dall’estero” su queste pagine è proprio nell’ottica di provare a migliorare le cose, dando ai quattro gatti che mi leggono uno spunto su cui pensare. Perché l’Italia è fatta dai singoli individui che la abitano, ed ognuno deve voler contribuire a migliorare le cose, non solo a parole, ma con i fatti. E chi pensa di non riuscirci e che non vuole “sprecare” la sua vita per un Paese che non si merita tanto, farà come me ed andrà all’estero. Ma questo non significa che io stia spingendo la gente a seguire il mio esempio, anzi.

    Una nota conclusiva: la “frequenza” dei miei articoli in merito all’Italia non è così elevata come dici… almeno se guardi la media spalmata sui 4 anni di articoli 😉 Poi ci sono dei “picchi” locali, ma questa è un’altra storia.

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