due chiacchiere

Il Signor Robot mi ha ipnotizzato

Oggi vorrei parlarti di una delle (poche) produzioni televisive di questi ultimi anni che mi ha veramente appassionato: Mr. Robot. Leggo da Wikipedia che in Italia è stato trasmesso solo da canali a pagamento, quindi sospetto che non sia stato molto popolare tra i telespettatori occasionali. Come ho già detto in passato, sin da quando ero piccolo, il genere distopico mi ha sempre affascinato: l’esercizio empirico di immaginare come gli essere umani si evolveranno ed affronteranno le grandi sfide del futuro, è sempre stato un modo per distogliere l’attenzione dalla realtà noiosa (e di questi tempi deprimente) che ci circonda. Di questa serie televisiva (solo quattro stagioni) in particolare ho apprezzato il fatto che racconta la sua trama con una maniacale attenzione ai particolari e l’uso di programmi e strumenti reali. Da sempre il cinema ci ha abituati alle inverosimili schermate piene di geroglifici insignificanti sugli schermi dei “geni del computer” che lasciano alquanto perplessi coloro che con questi aggeggi infernali ci lavorano sul serio. Questo non è il caso in Mr. Robot: dall’accuratezza dei comandi digitati nelle finestrelle nere ai dialoghi, tutto è raccontato in maniera plausibile e soddisfacente. Cercherò qui di seguito di non svelare nessun particolare che possa rovinarti la soddisfazione di gustarti questa serie per conto tuo.

Il fatto che il tutto sia ambientato a New York rende ancora più intrigante la serie, visto che in alcune delle locations io ci pass(av)o tutte le mattine per recarmi al lavoro, vedi la stazione di Grand Central sulla Quarantaduesima strada. Ed ho anche apprezzato i continui richiami alla realtà dei giorni in cui la serie è stata girata, inclusa l’apparizione di un sosia di Donald Trump: più uno show televisivo è verosimile, più mi piace. Come il protagonista: sociopatico, depresso e tossicodipendente, la mente di Elliot è pesantemente influenzata dai deliri paranoici e dalle allucinazioni. La fotografia, poi, rende tutto iper-reale: quei contrasti forti, i colori scuri e sbiaditi, ed una narrazione ruvida, che alza il velo sulle nostre paure in maniera brusca e senza fronzoli. Ecco qui di seguito un passaggio in cui Elliot si lancia in un bellissimo monologo su Dio. La trascrizione in Inglese e la traduzione in Italiano sono disponibili a seguito.

Psychologist: God can help you.

Elliot: Is that what God does? He helps? Tell me, why didn’t God help my innocent friend who died for no reason while the guilty roam free? Okay, fine. Forget the one-offs. How about the countless wars declared in his name? Okay, fine. Let’s skip the random, meaningless murder for a second, shall we? How about the racist, sexist, phobia soup we’ve all been drowning in because of him? And I’m not just talking about Jesus. I’m talking about all organized religion. Exclusive groups created to manage control, a dealer getting people hooked on the drug of hope, his followers nothing but addicts who want their hit of bullshit to keep their… Their dopamine of ignorance, addicts afraid to believe the truth… That there is no order, there’s no power, that all religions are just metastasizing mind worms meant to divide us so it’s easier to rule us by the charlatans that want to run us. All we are to them are paying fanboys of their poorly written sci-fi franchise.

If I don’t listen to my imaginary friend, why the fuck should I listen to yours? People think their worship’s some key to happiness. That’s just how he owns you. Even I’m not crazy enough to believe that distortion of reality. So fuck God. He’s not a good enough scapegoat for me.

Che in Italiano più o meno diventa:

Psicologa: Dio ti aiuterà

Elliot: Ah è questo che fa dio? Ci aiuta! E dimmi, perché non ha aiutato la mia amica innocente che è morta senza ragione, mentre il colpevole è a piede libero? Ma certo… va bene lasciamo stare le eccezioni, invece le innumerevoli guerre dichiarate in suo nome? Ok va bene tralasciamo l’omicidio insensato per un secondo, d’accordo? Che mi dici di quelle fobie sessiste e razziste in cui tutti noi stiamo annegando per colpa di lui? E non mi riferisco soltanto a Gesù. Io mi riferisco a tutte le religioni organizzate, sono dei gruppi esclusivi creati per ottenere il controllo. Uno spacciatore che ti rende schiavo della droga della speranza. Tutti i suoi seguaci sono solo dipendenti da una dose di stronzate per mantenere la loro dopamina di ignoranza, tossici che hanno paura della verità, cioè che non c’è ordine, non c’è potere, tutte le religioni insinuano vermi nelle menti, come metastasi create per dividerci, per farci dominare facilmente dai ciarlatani che vogliono manovrarci. Si considerano fan che pagano bene per tutte le pessime fiction di fantascienza che scrivono.

Se non do retta al mio amico immaginario, perché c. dovrei dare retta al vostro? La gente crede che la devozione sia la chiave della felicità, ma è il modo in cui lui ti controlla. Neanche io sono così pazzo da credere a questa distorsione della realtà. Che si f. dio. Non è un capro espiatorio alla mia altezza.

Ad essere sincero, il particolare di quest’avventura che più di tutti ha catturato la mia attenzione è il disturbo dissociativo d’identità di cui soffre Elliot. Nel mio piccolo, episodio dopo episodio, scoprivo di essermi sempre sentito un po’ come lui: se cerchi le parole “omino sulla spalla” in questo blog, scoprirai che da tempo immemore propongo l’idea di un alter ego con cui dialogo all’interno della mia mente, che mi suggerisce buoni consigli quando si tratta di prendere una decisione su qualcosa. Certo, per fortuna il mio omino non è così estremo e non sembra volermi convincere a rivoluzionare, eppure esiste, te l’assicuro.

Il cast si adatta perfettamente allo schema un po’ folle della serie, partendo proprio dal protagonista. Impeccabile. Mr. Robot è da vedere perché è un esperimento televisivo che racconta la sua storia in modo innovativo, circondando lo spettatore di elementi che gli sono familiari, ma con una prospettiva ipnotizzante. E lo sfondamento della quarta parete non è che la ciliegina sulla torta.

Commenti

  1. Trap
    ha scritto:

    Avevo visto la prima stagione, ma non è che mi ha attirato molto come genere, nonostante gli innumerevoli richiami al nostro mondo universitario degli anni ’90😅

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      Il genere tecno-distopico è una nicchia che piace a pochi, ho notato. Personalmente ho apprezzato molto, come scrivevo l’anno scorso, l’ossessione maniacale degli autori per l’accuratezza tecnica di quello che fa il protagonista: persino i comandi che digita sul terminale sono veri comandi Linux, non fuffa inventata da qualche regista che non capisce nulla.

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