due chiacchiere

Neppure Mary Poppins si salva

Oramai non c’è neppure più gusto a commentare queste purghe staliniane letterarie a cui assistiamo da qualche anno. In cui i talebani del politically correct decidono di dover rivisitare questa o quella pubblicazione affinché non offenda la minoranza di turno. L’abbiamo visto con le mummie l’anno scorso, e con i libri di Roald Dahl (autore di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato), colpevole di usare parole come grasso e brutta per definire alcuni dei personaggi delle sue storie. Qualche mese fa è toccato a Mary Poppins, la simpatica bambinaia scesa dal cielo per insegnare ordine e disciplina ai figli di una benestante famiglia inglese, quella che cantava Supercalifragilistichespiralidoso insieme allo spazzacamini per le vie del paese, nella memorabile interpretazione di Julie Andrews. A quanto pare la scure del British Board of Film Classification è calata impietosa anche sul capolavoro Disney, e ne sconsiglia la visione ai minori di dodici anni perché, pensa un po’, conterrebbe un linguaggio discriminatorio nei confronti degli indigeni d’America. Mi viene da pensare che per fortuna il David di Michelangelo non si trova in Inghilterra o negli Stati Uniti, altrimenti avrebbero già scolpito i pantaloni sulla statua per coprire le sue fattezze attuali ed adattarla alle regole sociali di oggi.

Julie Andrews canta ai bambini mentre tiene in mano un uccellino

Ovviamente la parte più insidiosa è quella in cui certe questioni assumono un colore ed un’identità politica: se storci il naso leggendo queste notizie allora vuol dire che sei un fascista intollerante, estremizzando il pensiero che fanno coloro che portano avanti queste purghe linguistiche. Oramai persino mettere in dubbio queste iniziative innesca l’automatismo dell’ostracizzazione sociale. Perché nell’indigestione di idee e di pensieri a cui siamo sottoposti quotidianamente, la nostra mente ha bisogno di semplificare, di categorizzare, di catalogare. Ed allora ognuno va a finire nella casellina stereotipata che, stando all’insindacabile metro sociale, gli spetta. Non posso che ripetere la stessa considerazione che avevo fatto all’epoca della notizia sulle mummie, o forse dovremmo dire resti mummificati:

Stiamo rovinando un’intera generazione con questi modelli che demonizzano ogni comportamento trasgressivo fino ad edulcorare le parole che usiamo quotidianamente. I ragazzi hanno bisogno di uno sfogo, hanno bisogno di un sistema scolastico che li spinga a comunicare ed interagire di più, che non li misuri soltanto in base all’apprendimento nozionistico valutato da un esame. Le purghe staliniane linguistiche a cui stiamo assistendo, vanno nella direzione opposta, e creano un mondo sempre più grigio e privo di stimoli, che finirà per lobotomizzare la generazione che ci seguirà. Stiamo privando questi ragazzi e ragazze del senso di empatia, evitandogli di provare dolore e tristezza da piccoli, sebbene la formazione di un carattere richieda l’attraversamento di quei sentimenti. Forse si verificherà davvero quello che Orson Wells, Aldous Huxley e Margaret Atwood avevano presagito nei loro rispettivi libri?

Commenti

  1. ha scritto:

    Dunque mi confermi che gli USA stanno diventando un paese invivibile?

    Risposte al commento di Davide

    1. ha scritto:

      Certo, quando si usa la parola invivibile, mi viene da pensare al Sudafrica oppure al Venezuela, per le condizioni di estrema povertà e carenza di servizi. Qui si tratta più di un lento processo di disgregazione sociale messo in atto dalla polarizzazione di idee a cui si è assistito negli ultimi 12 anni, direi. Guardavo l’altro giorno un dibattito presidenziale tra Obama e Romney del 2008, e sembrava davvero un altro mondo rispetto alla politica di oggi. Quello che mi fa rabbia è questa sensazione di sentirmi tradito: sono venuto qui guardando alla traiettoria di progresso tracciata dagli Stati Uniti, ed ora mi trovo in una nazione paralizzata da tanti estremismi, che ha perso il suo prestigio e la sua voglia di inseguire quello che è sempre stato l’American Dream. Quello che ha portato milioni di italiani su questa parte dell’Atlantico agli inizi del secolo scorso.

      Risposte al commento di camu

      1. ha scritto:

        Eh, ma se ci pensi bene il declino degli USA è cominciato proprio con Obama. È con lui che si è diffusa la mentalità woke (quando ancora non si sapeva cosa fosse); è con lui che la sinistra ha fatto un’inversione a U cominciando a sostenere cause perse; è con lui che si è creata la dicotomia Dem=buoni e Rep= cattivi.
        Poi certo, con Trump sembra essersi esacerbato tutto, ma solo perché i “buoni” non l’hanno mai voluto accettare come presidente di tutti gli americani. Le scaturigini di tutto però restano nel doppio mandato di Obama.

        Risposte al commento di Davide
        1. ha scritto:

          Dici? Qualche anno fa proprio Obama ha detto come la woke culture sia anzi deleteria. Può essere che sia nata durante il suo mandato, ma per mano di coloro a sinistra del Presidente, che lo vedevano troppo moderato ed in certi casi anzi più “di destra” di quanto si aspettassero. Ad esempio Bernie Sanders (l’equivalente americano di Bertinotti, direi) ed Alexandria Ocasio-Cortez hanno spesso lanciato idee woke negli scorsi anni. Non che io voglia difendere Obama, sono cosciente dei problemi durante la sua presidenza, Libia inclusa. Ma secondo me si tratta di un mix di fattori: non dimentichiamo, ad esempio, che l’avvento dei social media è proprio di quegli anni, quindi ci sono tante zone grigie sul dove ricade la responsabilità di come vanno le cose oggi. Rimane il fatto che la società americana è ridotta a brandelli e non si vede via d’uscita, anzi.

          Risposte al commento di camu
          1. ha scritto:

            Pensi che l’Obama post covid potrebbe ancora inveire contro il wokeism?
            Poi certo, i fattori sono tanti e la diffusione dei social ha incrementato le polarizzazioni; fatto sta che, vista da questa parte dell’oceano, l’America sembra essersi infilata in un circolo vizioso (ma veramente riproporranno Biden contro Trump? e veramente gli elettori di sinistra voteranno per quell’anziano palesemente malandato solo per non riavere Trump?).
            P.S. conosco sia Sanders che AOC, soprattutto per via dei memi che girano…

            Risposte al commento di Davide
            1. ha scritto:

              Si hai ragione, l’Obama di oggi avrà probabilmente allineato le sue idee più sul wokeismo. Biden contro Trump è la sintesi perfetta del disastro che sono diventati gli Stati Uniti. Un Paese ben diverso da quello che trovai quando arrivai su questi lidi nel lontano 2008. Ma oramai la frittata è fatta, e devo accontentarmi di quello che passa il convento. Almeno fino al momento in cui non mi metterò in pensione, ed allora potrò pensare di lasciare questo Paese marcio.

              Risposte al commento di camu
              1. ha scritto:

                Spero non ti dispiaccia se ho leggermente cambiato il tuo commento: ho salvato l’immagine sul mio blog a futura memoria, nel caso l’autore su Twitter la cancelli. Ed in effetti si tratta di un’immagine che vale più di 1000 parole, ed è come mi sento ultimamente. Io in effetti ero proprio come l’omino nel mezzo della linea nel 2008.

  2. ha scritto:

    Ti ricordo che al tempo del governo Renzi, per non urtare qualcuno degli emirati, hanno inscatolato le statue presenti in non so quale palazzo perchè ritraevano corpi nudi, statue fatte secoli addietro, con un certo sarcasmo anche il visitatore degli emiri si è domandato perchè inscatolare delle statue…

    Tornando al discorso centrale, stiamo pericolosamente riscrivendo le cose, un po’ come nel libro 1984, il problema è che viene considerato giusto. Come nel libro di Orwell arriveremo a sostenere che ignoranza è forza e ne andremo fieri!

    Risposte al commento di Piero_TM_R

    1. ha scritto:

      Non ricordavo questa cosa delle scatole, che tristezza. Riguardo al riscrivere le cose, è esattamente quello che penso anch’io. Sull’ignoranza poi sfondi una porta aperta. Me ne accorgo ogni giorno a scuola con le mie figlie: l’intera classe va a rilento per non lasciare indietro nessuno. Che è una cosa lodevole, ma fa perdere la voglia agli studenti più intelligenti di portarsi avanti, di esplorare, di essere curiosi. Ed anche a scuola la cultura woke si sta infiltrando sempre di più (di questo i giornali internazionali non parlano molto), ne parlerò domani.

  3. Trap
    ha scritto:

    Un motivo in più per essere fiero di affermare che “sono nato e morirò democristiano”. Penso che i partiti di oggi siano molto peggio di allora.

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      Tra i vari problemi dei partiti odierni è la politica “personale”. Si vota la persona, non l’ideologia che porta avanti per conto del partito a cui appartiene. Questa cosa del nome nel simbolo non l’ho mai digerita più di tanto, ed i risultati si vedono ad esempio con Forza Italia, che senza il suo fondatore, ha perso completamente la retta via.

      Risposte al commento di camu

      1. Trap
        ha scritto:

        Esatto, diciamo che la gente più che per “Forza Italia” votava per “Berlusconi”

        Risposte al commento di Trap
        1. ha scritto:

          Me compreso 🙁 Il personaggio di Berlusconi mi ha sempre affascinato, per la sua poliedricità, però la cosa del partito ad personam si è rivelata un boomerang che ora colpisce tutti quelli che hanno creduto in quell’esperienza politica. Anch’io sono stato miope in quel frangente. Errori di gioventù…

  4. Aldo
    ha scritto:

    Che poi, chi bambino nel 2024 guardi Mary Poppins non è dato saperlo. Credo di non averlo mai guardato nemmeno io. 😛

    Risposte al commento di Aldo

    1. ha scritto:

      Beh anche questo è vero 😉

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