Ho deciso di non archiviare questo post in salotto, ma piuttosto nel ripostiglio, per non dargli troppa importanza. Perché quando leggo certe notizie, secondo cui adesso anche mummia è una parola offensiva, o più precisamente “disumanizzante” nei confronti delle… mummie, non posso che coprirmi il volto con le mani in segno di disperazione🤦♂️ ! In Inghilterra, stando all’articolo, qualche mese fa si è discusso sul fatto che il termine sia ritenuto da alcuni disumanizzante nei confronti delle persone, anche se ormai morte da tremila anni. Sarebbe allora meglio utilizzare, stando ai promotori dell’iniziativa, l’espressione “persona mummificata” o “resti mummificati”, anche perché con la parola “mummia” si tornerebbe, secondo questi musei, al passato coloniale britannico. Un po’ a far eco a questa proposta che io definirei da pazzi, c’è un’altra notizia che arriva sempre dal Regno Unito, secondo cui la casa editrice Penguin aveva deciso di rimuovere certe parole (brutto, grasso, pazzo) dai racconti di Roald Dahl, e sostituirle con altre meno offensive. Per fortuna hanno fatto marcia indietro.
Ma davvero stiamo consentendo ai revisionisti storici di cancellare la cultura mondiale in nome della bandiera del politicamente corretto e con l’intento di avvolgere nella bambagia la generazione di giovani che stiamo allevando? All’inizio furono le statue dei generali americani che combatterono per mantenere la schiavitù nel sud degli Stati Uniti (e fin lì, posso ancora capire). Poi si è cominciato a puntare il dito contro Cristoforo Colombo, colpevole, secondo i revisionisti più estremi, di aver sterminato i nativi americani in nome dell’avidità dei popoli europei (e già qui il mio naso comincia a storcersi). Ora si continuano a rimuovere parole dal vocabolario che possano irritare la sensibilità di alcune fasce della popolazione, perché tutti abbiamo diritto di essere accettati per quello che siamo, quindi certe parole creano solo divisione e segregazione. Ma questo estremo perbenismo sta causando problemi profondi, che ancora neppure riusciamo a mettere a fuoco.
Non stupiamoci se i giovani di oggi sono sempre più sofferenti ed hanno difficoltà ad adattarsi ad un mondo che li tira da tutte le parti. Alcuni potranno dirmi “ma no, ci siamo passati anche noi, ogni generazione attraversa una fase di difficoltà, è normale”, eppure le generazioni precedenti non hanno attraversato due profonde crisi finanziarie, una pandemia, ed un continuo martellamento multimediale che li spinge a confrontarsi con idoli irraggiungibili creati dai social alla ricerca di profitti a discapito di qualsiasi altra cosa che metta i bastoni tra le ruote dei loro piani malvagi. Infine, sembra che il sistema scuola sia oggi più che mai, specialmente in Italia, inadeguato a fronteggiare quest’emergenza. Gli studenti italiani sono tra i più stressati e depressi d’Europa. Lo evidenziano vari studi condotti negli ultimi anni, a partire da quello sul benessere dei quindicenni pubblicato dall’Ocse nel 2015, e da cui emerge un quadro preoccupante sulla salute mentale dei ragazzi italiani, maggiormente soggetti ad ansia scolastica rispetto ai loro coetanei europei.
Stiamo rovinando un’intera generazione con questi modelli che demonizzano ogni comportamento trasgressivo fino ad edulcorare le parole che usiamo quotidianamente. I ragazzi hanno bisogno di uno sfogo, hanno bisogno di un sistema scolastico che li spinga a comunicare ed interagire di più, che non li misuri soltanto in base all’apprendimento nozionistico valutato da un esame. Le purghe staliniane linguistiche a cui stiamo assistendo, vanno nella direzione opposta, e creano un mondo sempre più grigio e privo di stimoli, che finirà per lobotomizzare la generazione che ci seguirà. Stiamo privando questi ragazzi e ragazze del senso di empatia, evitandogli di provare dolore e tristezza da piccoli, sebbene la formazione di un carattere richieda l’attraversamento di quei sentimenti. Forse si verificherà davvero quello che Orson Wells, Aldous Huxley e Margaret Atwood avevano presagito nei loro rispettivi libri?
Commenti
Viene da pensare (provocatoriamente) che a certe persone l’istruzione crea danni cerebrali.
Risposte al commento di Aldo
In realtà esistono vari studi che confermano come negli ultimi 50 anni, il quoziente intellettivo mondiale sia in continuo declino 🙁