due chiacchiere

I balli di gruppo internazionali

Come dicevo circa un mesetto fa, da quando ho iniziato a lavorare per l’Università della California in smart working, come dite voi in Italia, la mia giornata tipo segue un ritmo ben preciso e costante, al quale mi sono ormai abituato. Perché, come cantavano un tempo Elio e le Storie Tese, in fondo io sono abitudinario (… leggo la targhetta sopra l’ascensore, qual è la capienza, quanti chili porta, poi si apre la porta e non lo so già più). Qualche settimana fa, uno dei conduttori dei podcast che ascolto la mattina mentre lavo i piatti e rassetto la cucina, Leonardo Manera, ha fatto un monologo che ho condiviso in pieno, e che quindi ho deciso di conservare qui a futura memoria. Tema dell’intervento: la stucchevolezza dei balli di gruppo. Non voglio rovinarti la sorpresa, quindi ti lascio scoprire cos’ha detto qui di seguito. Dico solo che mi fa piacere vedere che non sono l’unico italiano a pensarla in un certo modo 🙂

Se c’è una cosa che non mi è mai piaciuta sono i balli di gruppo. Quelli che di solito si fanno magari nei villaggi turistici, o in crociera, o in qualche dancing, o balera, come si diceva una volta. Sono quelli in cui c’è un passo predeterminato, di solito sulle note di una canzone molto conosciuta. L’esempio classico è quando si balla “I Watussi”. Tutti hanno bene in testa la canzone, e si muovono imitando i passi di chi in testa al gruppo dà le indicazioni. Non c’è spazio, diciamo così, per il ballo creativo, non c’è modo di potersi muovere liberamente. Ognuno segue uno schema predeterminato o, se vogliamo, una coreografia che si ripete stancamente. Quando vedo i balli di gruppo, da un lato invidio quelli che riescono a partecipare serenamente senza sentirsi almeno un po’ in imbarazzo, dall’altro sono anche contento di non lanciarmi in quei passi predeterminati che in fondo mi fanno sempre un po’ di tristezza.

Eppure chi non partecipa resta fuori, isolato dal gruppo, e le sue possibilità di socializzazione diminuiscono sempre più, fino a trovarsi a consumare il resto della serata da solo. Insomma, non approvo e non mi lancio, ma se non mi adeguo sono io l’asociale. Quello che non vuole partecipare è una cosa che fanno tutti, e che quindi in fondo è giusto che si compia fino in fondo. Ecco, di questi tempi mi pare che tutti i Paesi europei, quelli che fanno parte dell’Unione Europea, siano chiamati a fare i balli di gruppo anche quando il ballo non sembra il più riuscito, o mette un po’ di tristezza. Non importa se la canzone piace o no, non importa se i passi sembrano inadatti alla personalità di qualche Paese. Il ballo di gruppo va fatto, altrimenti si viene isolati e si entra di diritto nella lista dei cattivi, di quelli che non capiscono, degli asociali, in fondo, appunto, di quelli da evitare.

E così, se l’Europa decide che tutti devon partecipare al ballo di gruppo delle auto elettriche, tutti i Paesi devono adeguarsi, anche se poi non si sa bene fino in fondo quali siano i vantaggi e gli svantaggi, eventualmente anche economici, di autonomia, di percorrenza e così via. Si è deciso per il ballo di gruppo “auto elettriche” e quindi dobbiamo adeguarci come in un villaggio turistico, ballando “i Watussi”. Se l’Europa decide che tutte le case devono adeguarsi a una certa classe energetica, se l’Europa decide per quel ballo di gruppo, tutti i Paesi devono adeguarsi, anche se alcuni membri del gruppo sarebbero più portati a fare un ballo un po’ diverso, ciascuno secondo le proprie caratteristiche.

Se l’Europa decide per un ballo di gruppo che prevede certe regole alimentari, stessa storia, stessa cosa. Il ballo di gruppo parte, e anche chi inizialmente vorrebbe ballare diversamente, poi si ritrova a partecipare, magari goffamente, senza essere convinto, pena l’esclusione dal villaggio turistico ed essere poi accomunati a Lucignolo-Orban, quello che viene sempre indicato come il cattivo. Non sei d’accordo? Allora sei come Orban! Se la si pensa anche solo in modo leggermente diverso dalla capo animatrice Fata Turchina Von Der Leyen, si è subito accostati a Lucignolo-Orban senza scampo, senza possibilità di redenzione. O fai il ballo di gruppo anche su canzoni poco amate, oppure sei destinato al viaggio nel paese dei balocchi insieme a Lucignolo-Orban, ben sapendo che fine hanno poi fatto quelli affascinati appunto dal paese dei balocchi.

Sarebbe bello se ci fosse una terza via. Sarebbe bello qualche volta poter ballare da soli senza finire immediatamente nella lista dei cattivi. Invece no. O ti adegui al ballo di gruppo, o vieni messo all’indice in attesa che ti spuntino le orecchie d’asino. Resta solo un dubbio: meglio un asino che balla da solo secondo il proprio sentire o un bravo obbediente cittadino europeo che segue però stancamente una coreografia qualche volta stucchevole? Chissà, forse la sentenza la possono dare solo i Watussi.

 

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