due chiacchiere

Il tappetino e la tazza

Con tutto il lavoro che mi sono messo sulle spalle per la riscrittura del plugin per iscriversi ai commenti, sto trascurando alcune rubriche del blog. L’altra sera ero in bagno, pronto per farmi una bella doccia rinfrescante prima di andare a dormire. Il tappetino antiscivolo che metto fuori dalla vasca per quando ho finito, non era al solito posto, così ho chiesto alla moglie se l’avesse messo a lavare. Ti chiederai perplesso: e a me che ciufolo me ne importa di tutto ciò? Beh, sunshine dalla cucina m’ha risposto yes, the mat is in the washer, go get it if you want to use it. Notato nulla di strano? Il tappetino del bagno non si chiama carpet, ed a dire il vero questa è una parola che gli americani riservano a quella che noi chiamiamo moquette. Per esempio, il tappetone sotto il divano si chiama rug. Da quello che ho capito, se è peloso e grande in genere è un rug, altrimenti è un mat. Analogo discorso vale per tutti i rivestimenti che noi italiani accomuniamo sotto la voce parquet. In una nazione dove la maggior parte delle case sono di legno, è normale avere un linguaggio più specializzato per queste cose. Un po’ come gli eschimesi hanno un sacco di modi per dire ghiaccio.

Un tappeto vicino alla porta d'ingresso

E così ci sono gli hardwood floors (in legno “massiccio”, potremmo tradurre), i laminate floors (in legno laminato e meno pregiato) ed il plywood che infine è quello più scarso. Se sei in procinto di acquistare casa da queste parti, è bene conoscere la differenza. A meno che tu non ti trovi al sud, dove invece cotto e ceramiche la fanno da padrone. Sempre in tema di modi diversi di esprimere un concetto, il bicchiere che alle scuole medie c’hanno detto si dice glass, è spesso indicato con cup, da non confondere con mug (la tazza alta col manico) e con bowl (quella bassa e larga). Non è raro vedere in metropolitana la gente portarsi appresso il proprio caffè in uno di questi bicchieroni termici ermetici: così possono sorseggiare il loro caffè lungo tutta la mattina. Non mi immagino proprio un italiano a girare con un simile oggetto per la città.

Commenti

  1. ha scritto:

    ciao, mi sono imbattuto da poco nel tuo blog, molto carino, complimenti!!
    ti seguirò.

    Ciao
    P.S. ma tua moglie è americana?

    Risposte al commento di ampere

    1. camu
      ha scritto:

      @ampere: benvenuto e… si 🙂

  2. cassandra
    ha scritto:

    Questa cosa della tazza me gusta mucho… con i litri di caffè che bevo poteri portare una pinta eremtica!

    Risposte al commento di cassandra

    1. camu
      ha scritto:

      @cassandra: beh, qui è per questo apposta “annacquato”, così se ne possono bere in gran quantità senza schizzare…

  3. Federica
    ha scritto:

    La mia ex coinquilina belga ed io, l’anno scorso, ci eravamo procurate diversi bicchieri di carta a mo’ di Starbucks per uscire di casa premunite di caffè per attraversare sui mezzi la caotica Milano…
    risultato?
    Sguardi disgustati dei colleghi più ‘patriottici’, della serie…il caffè solo nella tazzina e bollente, sguardi invidiosi dei ragazzini filo-americani che volevano sapere dove ci si può procurare la ‘magica tazza’, insomma…non si può dire siamo passate inosservate.
    Alcuni mesi dopo ‘Arnold'(=Starbucks rosso e blu) ha aperto 3-4 punti vendita a Milano vendendo capuccino per 4/5 euro….COSì NON CREDO ANDRANNO DA NESSUNA PARTE!
    Teniamoci questa consuetudine in america!!!

    Risposte al commento di Federica

    1. camu
      ha scritto:

      @Federica: si vero, per gli italiani è disgustoso vedere il bicchierone di caffé, ma posso capirli… ci sono puristi inguaribili della tazzina che sono peggio dei talebani, in queste cose 😀 Arnold? Mai sentito nominare, e di quel passo non andranno molto lontano!

  4. Caigo
    ha scritto:

    Accodandomi alla testimonianza di Federica posso confermare che noi Italiani davanti al caffè ci “trasformiamo”. Io non mi considero un caffeinomane ma ti assicuro che quando sono stato a NY, pur apprezzando le colazioni fatte da starbacks, avevo (avevamo…non ero il solo) sviluppato un orecchio particolarmente sensibile per il rumore che fanno le tazzine di porcellana. Un richiamo irresistibile verso i locali dove si serviva un vero espresso. 😀

    Risposte al commento di Caigo

    1. camu
      ha scritto:

      @Caigo: sarà che io sono uno dei pochi italiani che considera il caffé in tazzina troppo forte, ma quando posso preferisco di gran lunga il “beverone”, anche il mio stomaco lo tollera meglio… però ancora non ho ceduto al lato oscuro della forza, e non giro in metropolitana con la tazza…

  5. Marica
    ha scritto:

    e invece noi ce l’abbiamo, e lo chiamiamo tumbler e credo che siamo gli unici italiani che in italia non bevono caffe’ ma che in america bevono i “bibitoni” e vanno in giro con il bicchierozzo 🙂
    forse proprio perche’ non ci piace il caffe’ italiano, troppo forte e amaro per noi.

    Risposte al commento di Marica

    1. camu
      ha scritto:

      @Marica: vedi mio commento qui sopra al tuo 😉

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