Forse non tutti sanno che gli italiani nel mondo sono famosi non soltanto per la pizza e per Berlusconi (sulla radio pubblica nazionale americana, ancora adesso, è spesso materia di discussione tra i comici), ma anche per il loro linguaggio dei segni articolato e particolare. Specialmente nei primi tempi in cui mi trovavo qui in America, ricordo che mentre per me era naturale gesticolare durante una discussione, per i miei interlocutori era una cosa curiosa ed evidentemente mai vista. Con il tempo ho imparato a tenere le mie mani sotto controllo, adeguandomi alle usanze locali, ma l’altro giorno ho passato qualche momento piacevole leggendo un post del blog dei Pinguini, scoperto da poco, tramite Dario.
Commenti
Raccontava mio padre che negli anni ’50, quando negli aeroporti militari arrivavano gli aerei moderni dagli USA con i vari militari istruttori, si capivano con qualche parola, con l’interprete (un napoletano che aveva imparato a parlare l’inglese da bambino dai militari che erano là) e a gesti. Mio padre ricorda che anche con i gesti hanno dovuto impararne di nuovi, perché, non sempre i gesti erano gli stessi . . . per esempio, per dire “andiamo a mangiare”, chi (non ricordo se italiani o americani) faceva il gesto di battersi la mano (chiusa come quando si fa il saluto militare) di taglio contro la pancia più volte, chi invece portava alla bocca la mano con le dita tutte chiuse insieme. 🙂
Simpatico quel blog della famiglia “Pinguini”! 🙂
Ciao, Fior
Risposte al commento di Fiordicactus
Si, anche qui mi è capitato a volte di fare un gesto ritenendolo ovvio, ma di non essere capito dall’interlocutore 🙂
Un mio collega racconta spesso un episodio curioso che vide sua madre protagonista tanti anni fa.
La donna faceva l’affittacamere, una sera arrivano dei tedeschi che in qualche modo chiesero se era possibile mangiare qualcosa.
Lei non parlava tedesco e per dire che aveva del brodo iniziò a ripetere lentamente “broooodo…brooooodo” accompagnando le parole con un movimento delle mani.
Pollici e indici uniti davanti al suo volto e lento allargare delle braccia fino a raggiungere una posizione simile a quella del Cristo in croce.
Quale attinenza ci fosse tra il gesto ed il brodo rimane un mistero. 🙂
vivo in Svezia e posso assicurarvi che uno degli argomenti preferiti dai miei colleghi svedesi (ma anche internazionali) è “italian gestures”! Quello che però non riescono a cogliere sono il movimento naturale e non robotico del gesto e soprattutto l’espressività facciale che lo accompagna. Ma vi assicuro che il risultato è sempre esilarante! I gesti preferiti in assoluto sono il “cacchio vuoi” e il “chemmefrega”!
Risposte al commento di massimo
@massimo: quando si sale di latitudine, la gente tende ad usare i “gesti” sempre di meno. Prendi ad esempio i film di Derrick e del Commissario Rex: gli attori protagonisti alzano molto raramente le mani al di sopra del livello del girovita.
Risposte al commento di Trap
@Trap: verissimo, ed anche l’espressività facciale di Derrick la dice lunga, se la confrontiamo con quella di un qualsiasi poliziesco italiano.
Sono Mamma Pinguina… grazie!
Scopro ora il tuo blog guardando le stats degli accessi al mio blog e mi chiedevo: cos’è duechiacchiere.it? E così… eccomi qui.
Carino. Ora ti spulcio un pochetto!!!
Risposte al commento di Mamma Pinguina
Eh allora i miei commenti sono passati inosservati 🙂 Scherzi a parte, benvenuta nella mia piccola dimora virtuale e negli Stati Uniti. Ti leggo con piacere, anche per la curiosità di confrontare gli stili di vita in altri Stati americani…
Risposte al commento di camu
@camu: Nessun commento passa mai inosservato. Semplicemente non hai lasciato un link a questo blog!
Risposte al commento di Mamma pinguina
Si hai ragione, chiedo venia.