due chiacchiere

La storia non sembra averci insegnato nulla

Sembra quasi incredibile, ma oggi è un anno esatto dall’inizio del conflitto scatenato dai russi in Ucraina. Incredibile perché ancora non riesco a capire come, in un’epoca dove pace e prosperità dovrebbero farla da padrone, grazie al progresso tecnologico degli ultimi duecento anni, invece preferiamo ammazzarci a vicenda per controllare le poche risorse che questa roccia che galleggia nell’universo ci mette a disposizione. A quanto pare studiare la storia sui banchi di scuola, come dicevo nel titolo qui sopra, è stato tutto tempo sprecato, visto che continuiamo a commettere gli stessi errori over and over again. L’altro giorno ho trovato un video in rete che riassume quest’idea in maniera semplice ed efficace, elencando il numero di morti per ogni nazione causati dalla seconda guerra mondiale. Premesso che non ho verificato i numeri di persona, la dimensione di quelle cifre colpisce come un pugno allo stomaco alla sprovvista.

Intanto al fronte tra Ucraina e Russia si continua a morire. Ad un anno di distanza, le ragioni della guerra, che sono state vagamente declinate in varie salse dai protagonisti in campo, sono sfumate ed inconsistenti di fronte alle torture, alle uccisioni, ai bombardamenti indiscriminati di questi dodici mesi. L’aggressione allo Stato sovrano ha visto la nazione guidata da Volodymyr Zelensky vacillare nelle prime settimane e perdere circa un terzo della propria superficie nazionale. Ma ora Mosca controlla meno del 18% delle aree ucraine riconosciute a livello internazionale, comprese le regioni del Donbass e della Crimea sotto dominio russo dal 2014.

Io temo che questa sia soltanto la punta del proverbiale iceberg: la riduzione delle materie prime, l’aggravamento del clima, l’aumento della popolazione mondiale, sono tutti fattori che lasciano intravedere un andazzo sempre più bellicoso tra gli abitanti del pianeta. Mi dispiace, ma non riesco ad essere ottimista, forse complici i tre anni di pandemia che ancora si trascina e rende più difficile, anche indirettamente, ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Anche i più stoici sono messi a dura prova nel continuare a cercare il senso della vita in tutto questo caos, e forse l’unica soluzione è ammirare la bellezza nascosta nei dettagli più insignificanti, ed ignorare che lì fuori si combattono guerre senza senso.

Io intanto sogno di poter andare in pensione in Danimarca un giorno (no, non in Italia, viste le condizioni del sistema sanitario), dopo essere stato deluso dalla direzione presa dall’America negli ultimi quindici anni, in cui il politicamente corretto è diventato estremismo, in cui l’imperialismo continua a farla da padrone, in cui noi poveri mortali contiamo poco e nulla agli occhi del capitalismo sempre più sfrenato che vede solo il dio denaro come unico obiettivo da raggiungere. Quando sono emigrato in questo Paese, avevo tanti sogni e tante prospettive, e mai avrei immaginato di scrivere un giorno queste parole. Ma tant’è…

Commenti

  1. Federico
    ha scritto:

    Ciao Camu,
    Perché proprio la Danimarca?

    Risposte al commento di Federico

    1. ha scritto:

      Ho fatto diverse ricerche per individuare un Paese dove poter vivere. Essendo cittadino europeo, potrei vivere in Danimarca senza dover richiedere un permesso di soggiorno speciale, e potrei accedere al sistema sanitario come residente, al contrario di molti altri Paesi in giro per il mondo (Australia, Nuova Zelanda, Giappone). La Danimarca si piazza spesso ai primi posti nelle classifiche sulla qualità della vita. Le temperature sono tutto sommato gradevoli, e non troppo fredde d’inverno come in Finlandia o Svezia. Poi è un Paese collocato al centro dell’Europa, quindi comodo per viaggiare una volta che si è in pensione. Dal punto di vista militare, ha una spesa molto bassa, pur appartenendo alla Nato, al contrario degli Stati Uniti che spendono due terzi del PIL per la difesa. Stando ad alcune statistiche, l’età media è più giovane dell’Italia, il che vuol dire che il sistema pensionistico (che a me comunque non interesserebbe) non è prossimo al tracollo. Forse dovrei fare un post a parte sull’argomento 😉 Ma come vedi è da tempo che studio questa situazione…

      Risposte al commento di camu

      1. Trap
        ha scritto:

        Proprio oggi (grazie al tuo feed dell’archivio) ricorre l’anniversario della tua partenza.
        Leggendo gli articoli di quei tempi è emblematico come in pochi decenni la situazione sia cambiata, ma non per quello non cambierà di nuovo in futuro, e magari succederà lo stesso anche in Danimarca.

        Risposte al commento di Trap
        1. ha scritto:

          Vero, non ci pensavo più… dopo qualche anno si smette di celebrare questa ricorrenza 🙂 Hai ragione sulla futilità di voler inseguire un posto ideale dove vivere, tutto può cambiare in un attimo a prescindere da quanto si è studiato per identificare una sistemazione ottimale. Ed è proprio questa incertezza per il futuro, che oggi è fuori dal nostro controllo più che mai, che sta rovinando la generazione che ci seguirà. Sto scrivendo un post proprio su quest’argomento. Trent’anni fa le prospettive di pace e prosperità erano diverse da oggi.

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