“La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, si burla dell’autorità, non ha alcun rispetto degli anziani. I bambini di oggi sono dei tiranni, non si alzano quando un vecchio entra in una stanza, rispondono male ai genitori. In una parola sono cattivi.” Questa frase sembra essere stata attribuita a Socrate, ma potrebbe benissimo appartenere a qualche nostro contemporaneo. Eh già, periodo storico che vai, lamentela che trovi, si potrebbe dire. In questo fine settimana in cui l’America celebra la propria indipendenza, vorrei fare alcune considerazioni sulla mia esperienza diretta con due figlie adolescenti in questi ultimi due anni. Lasciamo per un attimo da parte la maleducazione, in alcune occasioni persino violenta, che non riesco a capire da dove nasca: chi mi conosce, sa quanto io sia anzi uno che esagera con le buone maniere ed il rispetto di certe norme sociali. Parlo dell’apatia.
Mi chiedo a volte dove ho sbagliato, e quanto del loro comportamento sia dovuto al fatto che, come dicono nel Paese a stelle e strisce, la mela non casca mai lontano dall’albero che l’ha generata. O come diremmo noi nel Belpaese, tale padre tale figlio. Mi lascia perplesso la loro mancanza di passione, del gusto di vivere. Neppure una novità o un momento piacevole sembrano scuotere questo stato di trance in cui passano tutto il santo giorno. Lo spirito creativo e d’iniziativa tipico dell’adolescenza sembra essersi spento, non solo nelle mie ragazze, ma anche nei loro compagni di classe. Ai miei tempi si creavano giornali studenteschi, si lavorava con gli insegnanti per fare mostre d’arte, i più attivi organizzavano assemblee scolastiche su temi sociali, e qualche sciopero di tanto in tanto. Certo, il contesto culturale americano è diverso da quello italiano, ma non così tanto da giustificare questo cambio radicale nell’approccio alla vita rispetto ai nostri tempi.
Dove sono finite la capacità di inventare scherzi e divertimenti più o meno consentiti, l’ebrezza di marinare la scuola e combinare qualche piccola trasgressione, l’innamorarsi follemente? Tutto sembra essere stato cancellato dalla dose continua di dopamina che ottengono dagli schermi a cui sono attaccati senza sosta, schermi popolati da idoli che li hanno accompagnati sin dalla più tenera età. I social hanno rimpiazzato i pusher che s’appostavano guardinghi agli angoli di alcune strade malfamate del paesello, e la droga adesso non si paga più, perché non siamo più gli utenti, ma il prodotto in vendita, come dicevo già nel lontano 2011. Le nuove generazioni non sono stupide o sbagliate, sono solo deluse. Vedono i genitori che arrancano tra mille stenti e i ragazzini che fanno i milioni facendo balletti su TikTok.
Il messaggio continuamente martellato nella testa dei ragazzi è che è tutto inutile. Non c’è meritocrazia, non c’è politica, non c’è nulla per cui combattere: gli altri hanno già vinto ed è impossibile sconfiggerli. È una generazione di rassegnati. E non sono valsi a nulla i miei sforzi nel cercare di insegnar loro a combattere per un ideale. Ho anche dato il buon esempio di recente, quando il nostro provveditore voleva cancellare Cristoforo Colombo, ed io ho organizzato una protesta nel nostro comune. Ho cercato di dar loro gli strumenti per ragionare in maniera critica e distinguere tra quello che è giusto e ciò che è sbagliato. Ma sembra essere stato tutto inutile. I social, l’influenza dei compagni di scuola, ed una società americana polarizzata hanno disfatto tutto quel lavoro.
Fare il genitore dovrebbe significare, tra le altre cose, accompagnare i giovani all’ingresso in società. Ma questa società di oggi tende troppo ad indorare la pillola facendo promesse, dicendo loro che sono bravissimi anche quando sbagliano, evitando qualunque emozione negativa (grazie ai talebani del politicamente corretto ed ai genitori elicottero), e nascondendo loro un futuro fatto di debiti per ripagare un’educazione universitaria a colpi di centinaia di migliaia di dollari. Il futuro che stiamo consegnando ai giovani è più incerto che mai. Un futuro in cui la favoletta dell’inclusione e dell’uguaglianza si scontrerà con l’amara realtà di un mondo dove non c’è un premio per i giusti, ma solo spazio per i forti.
Commenti
Il fatto è che raramente la realtà ci offre situazioni e fatti dove questo meccanismo viene scardinato. Per cui o si diventa degli outsider completi, oppure ci si mette in fila e si vive una vita di “rassegnazione”. Questa affermazione che hai fatto riporta esattamente l’amarezza in cui vivo e vedo crescere mio figlio e le generazioni tra lui ed il mio nipote più grande …
Risposte al commento di kOoLiNuS
Devo essere sincero, pur sapendo come vanno le cose, non mi fa piacere sapere di non essere solo in quest’amarezza, e vorrei provare a trovare un modo per uscirne, ma non ci riesco.
PS: grazie per aver usato la citazione nel commento, mi hai fatto notare che m’ero dimenticato di definirla nei fogli di stile 🙂