due chiacchiere

Curiosity, nuovo programma di scienza

Da qualche settimana sul Discovery Channel c’è una nuova trasmissione, intitolata Curiosity. Ogni puntata cerca di dare una risposta esaustiva (e corroborata dai fatti) ad una di quelle domande profonde che l’umanità si pone di tanto in tanto: esistono gli alieni? davvero Dio ha creato l’universo? come finirà il mondo? Questa settimana la domanda era se l’uomo può sperare di vivere in eterno, o per lo meno molto più a lungo di quello che ci si può aspettare oggi. Mi è venuto in mente un mio articolo in proposito, che vorrei riproporti.

Tutto partiva da un intervento di Juan Enriquez alla conferenza TED 2009. Oggetto della mezz’ora di monologo: quale sarà il prossimo passo nell’evoluzione della nostra specie? Lo spunto nasce dalle celebrazioni dei 200 anni dalla nascita di Charles Darwin, che con il suo manoscritto sull’evoluzione ha da sempre influenzato il nostro modo di guardare a questo aspetto della vita sulla Terra. Una mezz’oretta di video che ti metterà la cosiddetta pulce nell’orecchio, con un discorso alleggerito da varie battute e momenti di umorismo, ma che non perde mai di vista il tema centrale. Ci sono i sottotitoli in Italiano, ma vista la durata, non è accessibile a tutti. Ecco che ho pensato bene di riassumerne i punti salienti.

A volte, quand’ho la possibilità di fermarmi a riflettere, mi piace fare l’esercizio d’immaginare come sarà cambiata l’umanità da qui a 100 anni. Io ho una mia teoria personale in merito (su cui avevo già scritto un “mezzo” articolo), ma quella illustrata da Juan Enriquez è a tratti davvero inquietante. Due sono i grossi filoni che lui mette insieme: ingegneria genetica e robotica. Oggi la scienza è già in grado di rigenerare un cuore completo e funzionante a partire da una manciata di cellule staminali, di far crescere denti su un vetrino, di attaccare gambe tecnologiche ad un corridore e farlo gareggiare alle olimpiadi. Un corridore che ha vinto una causa per poter competere con persone dotate di gambe “regolari”.

Le prime avvisaglie

Si stanno già effettuando esperimenti per costruire occhi bionici: al momento ti fanno vedere solo macchie di luce, ma domani distingueranno le sagome, e dopodomani i colori. Finché non doneranno ai ciechi il dono della vista come la concepiscono quelli che ci vedono tramite gli occhi di madre natura. Ma pensi che la tecnologia si fermerà a quel punto? Probabilmente s’inventeranno l’occhio che vede i raggi infrarossi o gli ultravioletti, in grado di vedere al buio o di osservare altre forme d’energia, magari le onde sonore. A quel punto ci saranno essere umani più “potenti” dell’homo sapiens. Che potranno rigenerare i loro tessuti, estendere i propri sensi, diventare infine una nuova specie: l’homo evolutis.

L’evoluzione non si ferma mai

La quintessenza del concetto darwiniano di evoluzionismo: la specie che avrà il pieno controllo sulla propria evoluzione, sarà la specie che dominerà il mondo. Ruberemo alla natura ciò che per milioni di anni, da quando la vita è comparsa sul nostro piccolo pianeta, è stata una sua prerogativa. Sarà il momento in cui l’essere umano come lo conosciamo oggi si estinguerà. Nuovi esseri si potranno “fabbricare” su misura, a partire da qualche cellula, programmata con il DNA che desidereremo. E la vita sulla Terra assumerà una nuova prospettiva. Forse non avremo neppure più bisogno di mangiare altri esseri viventi: ci basterà stare al sole per un paio d’ore per immagazzinare tutta l’energia di cui necessitiamo per far funzionare il nostro corpo. Potremo vivere 300 anni e colonizzare altri pianeti, non dipenderemo più dall’ossigeno per sopravvivere, e non servirà trovare l’acqua su Marte per poterci abitare.

Succederà, ci puoi scommettere

Sembra tutta fantascienza, ma guardando ciò che la scienza già produce oggi, mi pare che questo sia uno dei più probabili scenari che ci attendono. Forse non fra 20 anni, e neppure fra 50. Ma probabilmente tra 100 qualcosa si sarà concretizzato. Questa è la strada che già l’umanità ha intrapreso, senza rendersene conto. La voglia di scoprire, di studiare, di progredire nella tecnica, per migliorare il nostro benessere, ci portano per forza di cose in quella direzione, che ci piaccia o no. Stiamo già dando vita oggi ai progenitori degli essere che ci soppianteranno, alla nuova specie che sostituirà quella che oggi popola la Terra. Isn’t it a little creepy?

Siamo solo di passaggio

Forse si, guardando il tutto dal nostro punto di vista. Ma come noi abbiamo fatto estinguere quei poveretti degli uomini di Neanderthal, non c’è dubbio che arriverà una specie che farà lo stesso con noi. L’evoluzione, come ho detto, non può essere fermata, e non deve spaventarci tutto questo. Fa parte del grande mistero della vita, dell’impossibilità di dare una risposta alla domanda più estrema: chi siamo e perché esistiamo. Chissà che l’homo evolutis non sarà in grado di dare una risposta al grande interrogativo, raggiungendo quel nirvana che noi, con le nostre limitate capacità “funzionali” non siamo in grado di cogliere. Insomma, il meglio deve ancora venire.

Commenti

  1. Sanghino ha scritto:

    In pratica stiamo aspettando l’avvento dei “Borg” Trekkiani 😉

    Un saluto

    Risposte al commento di Sanghino

    1. camu ha scritto:

      @Sanghino: praticamente si. Ma senza gli scenari apocalittici che molti film ci hanno inculcato (vedi Surrogates, per citarne uno a caso).

  2. from uk ha scritto:

    eh bo vedremo. Secondo me sarà meno invasiva la manipolazione genetica, per il resto boh, esiste già la chirurgia estetica chissà dopo.
    Ma il cervello rimane quello o trovano un modo di renderlo immortale(autorigenerandosi) o niente.

  3. Francesco ha scritto:

    Sono passi necessari per adattarci ai mutamenti dell’ambiente, soprattutto quelli che stiamo determinando noi.
    E poi tra cinque milardi di anni , quando il Sole esploderà (ma anche prima), dovremo aver organizzato la vita altrove, se no che si fa?
    Per il resto, Camu, continuo a pensare che l’evoluzione, senza l’intervento umano, abbia creato raltà molto più complesse di quanto l’uomo abbia pensato di fare.
    La forma più elevata di adattamento è, comunque, l’inteligenza, la strategia di sopravvivenza ormai investe su quel potenziale umano.

    Risposte al commento di Francesco

    1. camu ha scritto:

      Come dicevo nell’articolo, l’evoluzione “perfetta” è quella dove la specie può decidere la rotta, senza aspettare il corso della natura. Un vantaggio non da poco…

      Risposte al commento di camu

      1. Francesco ha scritto:

        @camu: è il punto esatto dove le nostre visioni divergono 🙂
        Ritengo il cervello un meccanismo di adattamento modesto, benchè il più evoluto.
        Come dire che la luce è veloce perchè un fotone può fare sette volte il giro della Terra in un secondo, ma è lenta perchè l’immagine della stella esplosa 21 milioni di anni fa ci arriva solo adesso.
        Possiamo conoscere le leggi della chimica e utilizzarle per interagire con la materia, ma mai prescidere dalle stesse.
        Il limite è notevole, secondo me.

        Risposte al commento di Francesco
        1. camu ha scritto:

          @Francesco: il mondo è bello perché vario 🙂

          Risposte al commento di camu
          1. Francesco ha scritto:

            @camu: d’accordissimo, ho sorriso perchè il confronto ha individuato un punto nodale (considero la sintesi uno dei maggiori pregi della comunicazione su Internet).
            Pari valore ha il confrontare le visioni del mondo: i cinesi dicono che se ognuno ha una mela e la consegna a un altro ognuno avrà sempre una mela, ma se due persone si scambiano un’idea ognuno ne riporterà due idee.

  4. […] di monologo: quale sarà il prossimo passo nell’evoluzione della nostra specie? Ne avevo già parlato, e quelle riflessioni mi sono tornate in mente guardando Oscar Pistorius, il corridore con le […]

Lascia un commento

Torna in cima alla pagina