due chiacchiere

La caccia alle balene sul Pequod

Nelle ultime due settimane, l’autobus che mi porta al lavoro si è trasformato, come per magia, in una baleniera. I miei compagni di viaggio non erano più manager della Grande Mela, in giacca e cravatta, ma puzzolenti marinai dalla voce rauca e dai modi di fare tutt’altro che cordiali. Alzando lo sguardo vedevo non le periferie innevate dell’interland Newyorkese, bensì pennoni di navi, vele spiegate al vento di una brezza tropicale tiepida e piacevole. Se stai pensando che mi ha dato di volta il cervello, devo deluderti: ho semplicemente ascoltato Moby Dick, di Herman Melville.L’audiolibro, letto da Piero Baldini, è scaricabile dal sito della Rai, più esattamente dalla pagina della trasmissione Il terzo anello. Come dicevo qualche giorno fa, sarebbe bello avere disponibili, oltre ai grandi classici, anche altri racconti più moderni e coinvolgenti. Non pretendo che si arrivi certo ai livelli del New York Times che fornisce i podcast di molti dei suoi articoli, ma invece che usare il canone per pagare trasmissioni come X-Factor o l’Isola dei Famosi, magari qualche spicciolo si potrebbe spendere per creare contenuti più culturali.

Tornando a Moby Dick, il libro è ambientato durante una delle uscite in mare della nave Pequod, a caccia di balene e leviatani. Il giovane Ismaele, imbarcatosi in cerca di avventure assieme al suo amico Queequeg, racconta di come il capitano Achab, privato di una gamba durante un terribile scontro con la gigantesca balena bianca, sia pronto a sacrificare il tutto per tutto pur di ottenere la sua vendetta personale sull’ignara bestia. La narrazione, probabilmente ancora di più nella versione “da ascoltare” è davvero coinvolgente: basta chiudere gli occhi per respirare l’odore delle onde che si infrangono sulla nave, o per vedere il sangue che sgorga dalle ferite inferte agli animali. Certo, non è un libro per animalisti, ma rimane comunque un gran capolavoro della letteratura americana.

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