due chiacchiere

La Cina è il leader globale dei veicoli elettrici

Mi sbaglio o questo fine settimana appena trascorso sembra aver visto pochissima attività per celebrare la Giornata Mondiale della Terra? Io intanto continuo oggi la traduzione dell’articolo di cui ti parlavo la settimana scorsa, in cui gli editori del MIT Technology Review ci raccontano di come la Cina, grazie ad una mirata politica di sostegno alle imprese ed ai contribuenti, sia diventata leader globale nel settore delle auto elettriche. Un approccio dal quale i governanti europei ed americani dovrebbero certamente prendere spunto, specialmente nell’ambito di fornire agevolazioni a coloro che vorrebbero acquistare un’auto elettrica ma non hanno le risorse economiche per gettarsi in quest’avventura. Anche perché, diciamolo chiaramente, forzare tutti a passare all’elettrico nel 2035, vuol dire esacerbare le disparità tra nazioni del vecchio continente: leggevo un esempio secondo cui se un olandese, con il suo stipendio, ci mette 6 mesi a pagare un’auto elettrica, in proporzione un italiano ce ne mette 18. E non parliamo del divario tra nord e sud del Belpaese: se un milanese ci mette 12 mesi, un siciliano ce ne metterà 24. Davvero è questo che vogliamo dall’Europa? Considerazioni a parte, eccoti la seconda parte dell’articolo del MIT.

Certo, il governo ha usato il suo potere per indirizzare la popolazione nella direzione dell’elettrificazione, ad esempio rendendo la vita più facile a chi immatricolava un’auto elettrica, in termini di burocrazia necessaria a completare tutte le pratiche. Una collaborazione stretta con i governi locali ha creato un terreno fertile nell’aiutare le case automobilistiche, offrendo sconti sulle tasse ed incentivi per le aziende che decidessero di aprire nuove fabbriche nei loro territori. Tra queste aziende, Tesla ha beneficiato enormemente di questi ed altri incentivi governativi. La Gigafactory costruita a Shanghai nel giro di un solo anno, è stata realizzata rapidamente grazie a politiche locali favorevoli, che hanno snellito la burocrazia necessaria in modi impensabili in Europa ed America.

Un'auto elettrica cinese tra le vie di una città italiana

Oggi la Cina è una parte indispensabile della catena di approvvigionamento di Tesla. La Gigafactory di Shanghai è attualmente la fabbrica più produttiva di Tesla ed è da lì che escono più di metà delle auto che Tesla ha consegnato nel 2022. Ma i vantaggi sono stati ovviamente reciproci: l’innovazione introdotta dagli ingegneri di Tesla ha spinto altre case automobilistiche ad adeguarsi per non rimanere indietro, ed il governo ha fatto in modo di incoraggiare la condivisione delle conoscenze, di cui alla fine beneficiano tutti. Ora le parti si stanno lentamente ribaltando, con Tesla che prende in prestito dalla ricerca cinese, per migliorare i propri prodotti. Come nel caso delle batterie LFP.

Le aziende cinesi, già una decina d’anni fa, avevano iniziato a puntare su una nuova tecnologia, quella delle batterie al fosfato di ferro-litio (LFP), invece delle più popolari batterie al nichel-manganese-cobalto (NMC) così popolari nel resto dell’Occidente. Nonostante le LFP avessero una densità energetica inferiore e un’efficienza scarsa a basse temperature, alcune aziende sovvenzionate dal governo cinese, hanno deciso di concentrare la propria ricerca per rendere questa tecnologia più competitiva, con buoni successi. Tanto che oggi persino Tesla ha deciso di adottarla nella propria linea di produzione. Insomma, alla fine tutti vincono quando si condivide la conoscenza.

La Cina ha ovviamente un vantaggio nel settore della produzione di batterie, ma anche questo è stato frutto di politiche lungimiranti: oggi i cinesi controllano molte delle materie prime necessarie, come cobalto, solfato di nichel, idrossido di litio e grafite. Sebben il Paese non abbia grandi risorse naturali per questi materiali, ha la maggior parte della capacità di raffinazione al mondo, ed ha investito in una rete di trasporti globale che le consente di importare questi materiali in maniera efficiente e sostenibile. Solo adesso altri Paesi stanno cercando di guadagnare il tempo perduto, e garantirsi il controllo di miniere di metalli delle terre rare in paesi come Cile e Australia, ma la Cina c’era già arrivata anni fa, fornendo alle sue aziende una catena di approvvigionamento stabile e duratura.

Tutto questo coincide con l’avvento di una nuova generazione di acquirenti che non considera più i marchi cinesi meno prestigiosi rispetto ai marchi stranieri. Questi sono giovani cresciuti con Alibaba e Tencent, nati in un ambiente digitale che li fa sentire molto più a proprio agio con i marchi cinesi rispetto ai loro genitori, che probabilmente preferirebbero ancora acquistare un marchio tedesco o giapponese. Il fatto che questi marchi cinesi abbiano inserito un po’ di sano orgoglio nazionale non può che aiutare, ovviamente.

Replicare il successo della Cina non sarà facile per America, Giappone ed Europa. Principalmente perché i sistemi politici che li governano non sembrano essere disposti ad investire nel settore ed a creare protezioni speciali all’industria dell’auto elettrica per permetterle di godere di una priorità politica estremamente alta a lungo termine.E non dimentichiamo che Paesi come l’India o il Brasile non hanno un’industria automobilistica tradizionale, quindi potrebbero diventare un terreno fertile di conquista per l’industria cinese prima che gli altri recuperino il terreno perduto. Nel frattempo, la Cina continua a riduce la necessità di importare auto dai Paesi occidentali, e continua a correre in avanti a piè lesto.

Commenti

  1. ha scritto:

    nulla di inaspettato, il mit afferma quello che dico da tempo.
    Non perché lo dico io, anzi, ma era ovvio che andasse cosi’: la cina non e’ una massa di stolti come fanno credere alcuni e oggi ha personale qualificato per evitare di vendere parti e prefiniti su cui non si margina un piffero.
    La svolta elettrica potrebbe consegnare anche l’auto come accadde con l’elettronica alla cina.

    Vien da chiedersi poi con quali soldi li pagheremo…
    Prepariamoci intanto a dire addio almeno alla meta’ dei marchi occidentali.

    Risposte al commento di claudio

    1. ha scritto:

      Ti confesso che indirettamente ho preso ispirazione dai tuoi post sull’argomento per tradurre ed adattare le riflessioni dell’articolo originale del MIT. E sono convinto che la consegna alla Cina sia già in corso. Non è forse di questi giorni la notizia secondo cui Tesla inizierà a vendere auto prodotte in Cina in una decina di Paesi europei? Una volta aperte le paratoie di questa diga, sarà praticamente impossibile recuperare il terreno perduto per Europa e Stati Uniti.

      Risposte al commento di camu

      1. ha scritto:

        certamente che e’ in corso.
        Diciamo che non e’ che bisogna prendere una grande ispirazione: l’erba e’ verde…. almeno se la guardi.

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