La notizia è finalmente stata resa ufficiale alcune settimane fa: la finale dei mondiali di calcio, che si terranno nel continente nordamericano fra un paio d’anni, sarà giocata a due passi da casa nostra, allo stadio Metlife del New Jersey, dove gioca la squadra di football americano Giants. Al momento non si hanno ancora notizie ufficiali sui biglietti, a parte un modulo da compilare sul sito della Fifa per mettersi in lista, ma c’è una mezza intenzione nella camufamiglia di andare a guardare se non la finale (alcuni dicono che i biglietti costeranno dai 500 dollari in su), almeno una delle altre partite. Pensavamo che sarebbe bello andarci in treno, per non doversi impelagare nel traffico infernale intorno allo stadio. Peccato che lo stato del sistema di trasporto pubblico del New Jersey sia da terzo mondo. Specialmente per quanto riguarda il sistema ferroviario, che per quasi quattordici anni ho usato ogni santa mattina per recarmi dall’interland in pieno centro a Manhattan. Una struttura martoriata da ritardi cronici, infrastrutture fatiscenti (molte stazioni minori non hanno neppure un impiegato a presidiarle) e treni che hanno visto il presidente Kennedy ancora in vita.

Non credo proprio che le cose cambieranno molto nel giro di un paio d’anni. In fondo, già nel lontano 2010 parlavo della situazione penosa delle infrastrutture in generale, e poco e niente è cambiato da allora. D’altro canto, da decenni l’America ha deciso di privilegiare il trasporto su gomma rispetto a quello su rotaia, investendo fondi federali per costruire autostrade piuttosto che rotaie. Colpa delle lobby delle case automobilistiche? Forse, ma più probabilmente il frutto di una questione culturale: la gente che abita nelle villette a schiera circondate da strade alberate e prati inglese immacolati, evidentemente ha sempre preferito la comodità dell’automobile per spostarsi anche di poche centinaia di metri. Convinzione che si consolidò durante la Grande Depressione negli anni Venti del secolo scorso, quando il fallimento di molte compagnie di trasporti pubblici costrinse la gente a trovare modi alternativi per spostarsi in città. Pensa che, ad esempio, l’intero traffico ferroviario tra il New Jersey e New York passa attraverso un ponte levatoio che ha più di 100 anni (si, hai letto bene). Da molto tempo si parla di sostituirlo, ma tra burocrazia, ruberie e ritardi, quello nuovo non è ancora stato completato.

Biden ha timidamente provato a svecchiare la rete dei trasporti pubblici, ma il suo intervento è stato, come direbbero da queste parti, too little too late. Oggi invece assistiamo ad incidenti ferroviari catastrofici, continue proteste dei sindacati di categoria, passeggeri che appena fa un po’ di neve, si vedono costretti ad aspettare ore per tornare a casa dal lavoro, e tanto altro. Tutto questo mentre in altre parti del mondo si inaugurano treni ad alta velocità in grado di coprire lunghe distanze in tempi che fanno invidia persino al trasporto aereo, per la gioia di Greta Thunberg. E le cose sono solo destinate a peggiorare qui nella terra dello zio Sam, vista la profonda divisione tra i due principali partiti politici, che non si rendono conto come le infrastrutture pubbliche siano una delle principali forze di una nazione, e quindi continuano a spendere soldi in armamenti e difesa, anziché in rotaie e ponti. E nel 2026 questo segreto di pulcinella sarà sotto gli occhi del mondo intero.
Commenti
Trap ha scritto:
Leggevo su Wikipedia che l’high speed rail negli USA era regolata da legge già nel 1965, ma diversi problemi (soprattutto di finanziamenti) ne hanno rallentato la costruzione e l’espansione.
Nella stessa pagina Wikipedia che ho linkato c’è una mappa più chiara e dove risulta più evidente che le linee ad “alta velocità” che superano i 250 km/h sono veramente poche, praticamente una linea che unisce Washington DC, passa per New York e termina a Boston.
Poi c’è una cosa che ho guardato su un video di YouTube, dove uno spiegava che fino ad un certo momento le città avevano tutto a “portata di piedi”, poi da un certo momento in poi hanno iniziato a costruirne con zone separate, una per gli insediamenti, una per i negozi e una per le fabbriche. Con l’aumentare delle distanze, si è quasi “obbligati” ad usare l’auto con le ovvie conseguenze.
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camu ha scritto:
Esatto, ci sono vari video che mostrano come i centri urbani americani sembrano essere progettati apposta per non poter camminare, e per spingere invece la gente ad usare l’auto. Persino qui vicino a casa nostra, c’è un supermercato con delle case sul retro, ma non esiste modo per gli abitanti di quei condomini di andare al negozio a piedi, dato che hanno recintato l’intera proprietà, e la gente dovrebbe fare un giro di più di un chilometro invece che un centinaio di metri. Poi molto ha influito il fatto che i piani regolatori hanno spinto per questa separazione netta tra zone residenziali e centri commerciali, che se da un lato riduce il traffico nelle zone abitate, dall’altro spinge tutti a dover usare l’auto anche solo per comprare una pagnotta.
Trap ha scritto:
In un altro interessante articolo che si occupa della tematica, c’è scritto:
“Eppure negli Stati Uniti è estremamente insolito che la maggior parte dei lavoratori prenda i mezzi pubblici: nel 2022 solo circa il 3,1% degli americani ha preso il treno o l’autobus per andare al lavoro e circa il 45% di questi pendolari in transito viveva nell’area della Grande New York. Chicago, Boston, DC, Los Angeles, San Francisco e Filadelfia sono le uniche altre grandi città americane in cui un numero considerevole di lavoratori prende il trasporto pubblico, e in nessuna di esse la percentuale di modalità di trasporto pubblico supera il 25%.”
Il resto dell’articolo parla del tentativo della città di NYC di introdurre la tassa sul passaggio dell’auto per finanziare il trasporto pubblico, ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità di vita.
Risposte al commento di Trap
camu ha scritto:
Del congestion pricing, ovvero una tariffa da pagare per entrare a New York City, se ne parla da anni. Ma non l’hanno mai messa in pratica, perché la gente sta facendo opposizione dura. Si tratta del proverbiale cane che si morde la coda: i soldi di quest’obolo servirebbero a ripianare i bilanci della metropolitana newyorkese, che versa in uno stato a dir poco pietoso, ma la gente vorrebbe vedere dei risultati prima di abbandonare l’auto, visto che i mezzi pubblici sono così poco affidabili (e di questi tempi anche poco sicuri).
Trap ha scritto:
Sul tema dell’alta velocità:
Un’azienda dei trasporti giapponese si scusa con gli utenti per una partenza anticipata di 20 secondi.
Lo stato dell’alta velocità in Europa
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camu ha scritto:
Essendo stato in Giappone, posso testimoniare che lì è più probabile che il tuo orologio sia in anticipo piuttosto che un treno sia in ritardo. Riguardo all’articolo del NY Post, la loro è tutta invidia. Si, i treni europei potranno essere in ritardo, ma almeno CI SONO 😀 Qui i treni vanno cercati con il lumicino, e non è che siano proprio sto grande esempio di puntualità… ne so qualcosa, avendoli usati per molti anni 🙂 Quindi prenderei quell’articolo del Post con le pinze.