due chiacchiere

La nuova formula del pagerank

La maggioranza degli addetti ai lavori, nel campo dello sviluppo web, ammettiamolo, siamo ossessionati dal Pagerank di Google, o per lo meno non disdegniamo di buttarvi un’occhiata furtiva di tanto in tanto. L’algoritmo di Mountain View è oramai radicalmente cambiato, adattandosi al nuovo web “liquido” che cambia continuamente, e del pagerank originale rimane probabilmente soltanto la fama e poco più. Specialmente perché i cervelli della grande G hanno voluto porre rimedio allo spam di collegamenti che l’idea alla base del pagerank aveva fatto fiorire. Io stesso, posso ammetterlo, ho ceduto alle lusinghe economiche (roba da 100 dollari al mese) di chi mi chiedeva di inserire un collegamento al suo sito su queste pagine. Poi Google se n’è accorto e mi ha portato da 6 a zero nel giro di un paio di settimane. Credo sia stato uno dei periodi più bui dell’esistenza di questo spazio.

Un brevetto nasconde le novità

Per rimediare a questo fenomeno inarrestabile, una delle soluzioni era quella di inserire la “qualità” dei collegamenti all’interno dell’algoritmo che sputa il numerino magico a cui teniamo tanto. L’11 maggio 2010, l’ufficio brevetti ne ha registrato per Google uno con il titolo “Catalogazione di documenti basata sul comportamento degli utenti e/o caratteristiche dei dati”. Per gli aspetti tecnici, c’è già chi ha dettagliato la faccenda in maniera impeccabile, quindi non mi dilungo più di tanto su questo fronte. La differenza chiave suggerita dal nuovo brevetto è presto spiegata: in precedenza, ogni collegamento contribuiva in maniera equa al calcolo del grado di “autorità” della pagina puntata. Adesso ogni link è pesato in proporzione alla probabilità che il “tipico utente” vi possa cliccare.

Ma chi sarebbe questo tipico utente? Google considera un ventaglio di fattori, che però ricadono in due grandi categorie:

  • aspetto e visibilità del collegamento nel contesto della pagina
  • rilevanza del collegamento 

Insomma, finalmente finisce l’era dei siti che ripetono “sex” 100 volte a fondo pagina con carattere ultraminuscolo, vendendo poi quei collegamenti a prezzi spaventosi. Analogo discorso vale per i link inseriti all’interno dei commenti, che hanno una “rilevanza” minore di quelli citati nell’articolo stesso. La speranza è che gli spammer prima o poi se ne rendano conto e smettano di scassare i cosiddetti 🙂 E se già questi stratagemmi portavano poco beneficio ai malfattori, ora probabilmente tale beneficio è completamente azzerato.

Cosa vuol dire tutto questo per il tuo blog?

La (non tanto) piccola rivoluzione introdotta da Google nel calcolare il pagerank, e dunque decidere quali siti mostrare in prima pagina, insieme ai suggerimenti “immediati” mentre si digita la stringa da cercare, sono due cose che dovrebbero invogliarci a rivedere quello che avevamo studiato sul posizionamento dei link per guadagnare visibilità. Ma niente paura, se il tuo obiettivo sono sempre stati i contenuti di qualità, per te la vita è addirittura semplificata: accontenta i tuoi visitatori dando loro quello che si aspettano, e Google sarà soddisfatto.

In conclusione, l’era delle tecniche per “fregare” la grande G sta per tramontare, e presto spariranno un bel po’ di consuetudini malsane che infestavano il web:

  • Commentare a raffica forum e blog. Il commento diventa ancora di più un gesto di apprezzamento verso chi ha scritto l’articolo originale, non un mezzo truffaldino per avere un link al proprio sito.
  • Infestare i network sociali con link. Come al punto precedente, condividi soltanto ciò che pensi sia utile e porti un valore aggiunto alla conversazione globale.
  • Directory di link. Dmoz e soci non m’hanno mai convinto, molti SEO mi dicevano che sbagliavo, ora finalmente i fatti sembrano darmi ragione 🙂
  • Scambio link. Anche qui, negli anni ho imparato a dare valore a queste cose (vedi footer) ed a quanto pare Google sta apprezzando.

Commenti

  1. Emanuele ha scritto:

    Interessanti gli aspetti tecnici presi in considerazione, come il testo intorno al link o la posizione interna o esterna ad un’aera 800×600. Ottimizzare un sito, in quest’ottica, diventa un lavoro ancor più complicato dovendo da un lato gestire risoluzioni maggiori e dall’altro assicurarsi di lasciare le informazioni vitali in un’area di schermo ben definita…
    Ovviamente per un blogger è l’ultimo pensiero, chi fa ecommerce invece avrà da lavorare abbastanza (e un lavoro fatto bene, a questo punto, costa anche parecchio di più).
    Ciao,
    Emanuele

    Risposte al commento di Emanuele

    1. camu ha scritto:

      @Emanuele: vero, ma è il prezzo da pagare per mettersi in luce nella massa di siti che infesta il web moderno 🙂

  2. Andrea Moro ha scritto:

    Mi sa che sei arrivato un attimino tardi 😀

    Risposte al commento di Andrea Moro

    1. camu ha scritto:

      @Andrea Moro: mi sono perso qualcosa?

  3. Andrea Moro ha scritto:

    Eh si … l’articolo è dello scorso anno 😀

    Risposte al commento di Andrea Moro

    1. camu ha scritto:

      @Andrea Moro: si, ho un po’ di arretrati da smaltire, come puoi notare 😀 E comunque, come dicevano gli antichi, repetita iuvant!

  4. PiccoloSocrate ha scritto:

    cioè… il caro vecchio “spam” commentoso non serve più?
    Evviva allora ! Sono liberoooooo da una montagna di scassapalle che commentavano una volta (quasi senza senso) e.. via !

    Sarà pure roba dell’anno scorso, ma per il mio blog il pr non è mai cambiato 🙂

    Risposte al commento di PiccoloSocrate

    1. Andrea Moro ha scritto:

      @PiccoloSocrate: magari fosse finita. Purtroppo quella tecnica ancora regge 🙁

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