Il fine settimana è passato troppo velocemente? Il lunedì al lavoro è uno strazio e la voglia di lavorare è praticamente sotto zero? Allora non ti rimane che goderti la nuova intervista doppia che oggi vede Mirtilla (nel seguito M) e Loverock (indicato con una L) seduti sulle poltrone del mio salotto virtuale. Stavolta ho voluto accostare due scrittori che all’apparenza sembrano diametralmente opposti, stando al modo in cui esprimono i propri pensieri, il linguaggio che usano, gli argomenti che trattano. Eppure, come scopriremo insieme, non sono poi così diversi, viste le risposte che hanno dato. Di sicuro vale la pena dare una sbirciatina ad entrambi i diari.
Come nasce la tua esperienza di blogger?
M: Se di esperienza si può parlare, nasce nell’Agosto 2003. Cazzeggiando Gironzolando in Internet mi trovai in una selva oscura (Splinder) ché dritta via era smarrita.
La parola blog all’epoca, mi faceva pensare unicamente al programma televisivo di Rai3 e all’inizio il blog fu un diario personale. Niente più. Ho ripreso e abbandonato la carriera di blogger diverse volte, finché ho deciso di fare il passo più lungo della gamba acquistando un dominio e iscrivendomi ai social network. Dal 2003 il cazzeggio il tempo perso si è davvero evoluto!
L: La mia esperienza nasce circa 2 anni e mezzo fa… un pomeriggio dei soliti, alla fine di Giugno… ricordo ancora, stavo parlando con una mia amica di siti, quando mi è balenata l’idea di aprire un “sito” tutto mio. Senza un preciso scopo, il 28 giugno nasce absurdityisnothing su piattaforma blogger, da lì in poi ho iniziato a postare notizie su argomenti che interessassero me per primo. Non ho più smesso!
Essere donna nella blogosfera aiuta?
M: Non so se possa aiutare o meno. Certo, se si tiene un blog erotico, aiuta eccome! In generale credo che accada la stessa cosa che succede nella vita reale, ovvero si tenta sempre di delegittimare i pensieri più impegnati di una donna trattandoli spesso in modo superficiale e frivolo. D’altronde al momento, non mi viene in mente nessun blog impegnato tenuto da una donna; leggo prevalentemente blog maschili. In parlamento, nei consigli di amministrazione, nei piani alti, nel giornalismo, le donne sono formiche bianche, pur rappresentando buona parte della popolazione e la stessa cosa accade nella blogsfera. Quindi la risposta è: se vuoi parlare di borse, shopping, cucina, gossip, frivolezze varie, essere donna aiuta. Se vuoi impegnarti più in politica, attualità, opinioni, sei emarginata.
L: Sai, non lo so, non ho mai provato, comunque non credo, spesso e volentieri non so neanche se dietro al blog che sto visitando si nasconde un uomo o una donna, quello che conta sono i contenuti.
Ti senti parte della blog generation? (la prima generazione di cittadini abituata ad esprimersi pubblicamente sulle questioni di rilevanza sociale o culturale, o anche personale)
M: Non so se esista sul serio una blog generation (al massimo una degeneretion), ma di sicuro mi piace portare la mia esperienza ed esprimermi su determinati temi o aiutare qualcuno che ha bisogno di un parere o semplicemente dire la mia su un fatto. La rete può aiutare la società civile a rimboccarsi le maniche, a far diventare singoli cittadini gruppi di fervidi difensori della democrazia. Tuttavia le mie opinioni cercavo di farle valere anche prima dell’epoca di Internet, con più fatica magari, ma sempre predisposta al confronto e alla discussione. Internet è un aiuto, non è la soluzione. Uno strumento, non una risposta ai nostri problemi. Che su Internet, detto tra noi, restano sempre uguali.
L: Si abbastanza, mi sento parte integrante diciamo, ho molti amici virtuali con i quali ho ottimi rapporti telematici, e nel mio piccolo credo di aver contribuito all’informazione alternativa in Italiano. Penso di essere arrivato poco prima che “scoppiasse” la blogosfera così come la conosciamo noi oggi. Ormai crescono blog come funghi la maggior parte dei quali durano si e no un paio di mesi. Ecco, di quella blog generation non mi sento per niente parte.
Il blog di coppia è terapeutico?
M: Se non si hanno soldi per andare da uno psicologo, magari sì. Metti che un dottore lo legge e dà un parere gratis? A me, comunque, pare una stupidaggine. Perché mai mettersi in gioco sul web, quando puoi essere giudicato benissimo (anzi, malissimo) da tua madre, tuo padre, i tuoi amici ecc… Non troverei nessuno stimolo nel leggere le avventure sentimentali di un marito e una moglie o di due fidanzati. Però se per qualcuno può essere davvero terapeutico che ben venga! San Internet avrà fatto un altro miracolo.
L: Non molto tempo fa tentai di coinvolgere anche mio cugino; più che altro per questioni ti tempo, spesso non riuscivo a stare molto dietro al blog e così per un annetto buono ogni tanto postava qualche notizia anche lui. L’unione fa la forza, non c’è ombra di dubbio. Poi ovviamente se parliamo di blog personali tanto vale crearsene uno ciascuno. Per la cronaca, mio cugino è “desaparecido” dal blog, ha trovato di meglio da fare evidentemente!
Se fossi un film, che titolo saresti e perché?
M: Potrei essere un sacco di film, in genere tutti quelli in cui c’è un sacrificio. Io mi sento molto spesso “Il Gladiatore” (precisazione non proprio in quanto personaggio, ma in quanto film), infatti lo vedo sempre nei momenti di tristezza o quando ho bisogno di un po’ di carica. Non perché io sia combattiva (o meglio, non solo), ma perché il corso del film rispecchia bene me e i miei pseudo-valori. Quel “io ti rincontrerò un giorno… ma non ancora. Non ancora” è molto più intenso del più famoso “Al mio segnale, scatenate l’inferno” C’è un filo conduttore per tutto il film, la voglia di smettere di combattere, ma il non poter farlo per cause superiori, che non ci competono, ma che possiamo aiutare affinché si verifichino. Soffrire per poi essere un giorno ricompensato, risalire dall’inferno per aspirare al paradiso nonostante non ci si senta degni. Un’epopea di un signor nessuno che decide di rimettere le cose a posto (non di vendicarsi) per lui e per tutto il resto dell’impero romano. Semplicemente fantastico.
L: Rimango sul recente e dico “Lo strano caso di Benjamin Button” perchè un po’ come lui più divento adulto e più mi accorgo che vorrei tornare bambino! Ma in fondo, chi non lo vorrebbe. Concludo mandando un saluto alla mia partner virtuale Mirtilla 🙂 e un grazie a te per averci permesso di fare… due chiacchiere!
Commenti
Grazie per aver lasciato la parola incriminata cancellandola solo con la riga centrale :))
@Mirtilla, nessun problema 😉 Altrimenti poi mi accusavi di essere un censore eh eh.
Ottimo confronto 🙂
A presto, ciaoo!
Interessante intervista, ho conosciuto altri due blog di cui ignoravo l’esistenza. 🙂
Come sempre 10+ al padrone di casa!
@Piero, e tu chi saresti, Amadori?
Solo che io non ho l’accento emiliano! 😆
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