Oramai da anni il concetto di “blog” come diario personale pubblicato in rete, è entrato nella cultura popolare, e molti sono abituati all’idea di un sito fatto non per vendere, ma per raccontare. Ecco che partono le prime statistiche, i censimenti, le catalogazioni. Prendo spunto da un articolo pubblicato su Punto Informatico il mese scorso, per far riflettere anche te su questo fenomeno: il confidarsi con uno sconosciuto. I risultati dell’indagine, come al solito molto ben fatta, dicono cose che in buona parte già conoscevamo. In particolare, che mantenere un blog non è nulla di straordinario, una attività comunicativa “naturale” rivolta solitamente verso un numero ridotto di persone in ascolto.
(dall’articolo di Punto Informatico) Scrivere su un sito, non rappresenta per molti un semplice hobby, ma di qualcosa di più: “il blogging – scrive il rapporto – sta ispirando un nuovo gruppo di scrittori e creatori a condividere la propria voce col mondo”. Una definizione molto azzeccata, con – mi pare – scarse parentele col giardinaggio. Del resto esprimono bene questo concetto gli intervistati stessi, il 52% dei quali afferma di mantenere un blog per “esprimere la propria creatività” mentre il 50% blogga per “documentare le proprie esperienze personali e condividerle con gli altri”.
C’è voluto un decennio perché Internet iniziasse a svilupparsi nella direzione della stretta interazione sociale fra i suoi abitanti. Quello che tutti oggi chiamiamo con un po’ di prosopopea “Web 2.0” e che viaggia ormai con estrema sicurezza dentro le definizioni e le ipotesi di sviluppo dei grandi gruppi imprenditoriali in rete, non è nient’altro che la strada naturale della crescita della rete, all’interno della propria architettura originale. Un posto nel quale la parola centrale, il reale punto di svolta che fa di Internet un ambiente senza pari, era e resta il termine “condivisione”. Una internet che condivide è una internet che segue l’idea di coloro che l’avevano immaginata, capace di inventare, per se stessa e per i suoi utenti, un numero sempre crescente di “giochi a guadagno condiviso” all’interno dei quali, esattamente come accade alla reti sociali che si sviluppano fra blogger, ogni partecipante percepisce una qualche forma di profitto individuale dall’ambiente circostante.