Se ancora qualcuno si stupisce come mai Giorgia Meloni abbia il 44% dei consensi (in salita rispetto a luglio), la risposta è molto semplice: il suo carattere pacato ed affidabile mentre affronta le questioni che le si parano davanti, rappresenta un rifugio sicuro in un mondo pieno di leader mercuriali e volubili. Oggi più che mai abbiamo bisogno di stabilità, di qualcuno con i piedi per terra, che non si comporti come un bambino capriccioso a cui hanno tolto le caramelle. E tutto si può dire di Giorgia, ma non che sia imprevedibile. Prendiamo ad esempio Donald Trump, che a seconda di quale lato del letto si svegliava la mattina quand’era Presidente, decideva quale politica adottare o quale persona insultare. Il clima creato da quest’uomo in America ha avvelenato il dibattito politico ed ha dato vita ad una polarizzazione che pagheremo amaramente per i decenni a venire, perché non t’illudere che dopo di lui verrà qualcuno più moderato e conciliante, anzi secondo me il bello deve ancora andare in scena, seppur in cuor mio spero proprio di sbagliarmi.
L’elenco potrebbe continuare con Putin, Netanyahu, Macron ed Elon Musk, giusto per citare alcuni nomi tristemente famosi di questi tempi. Elon Musk mi ha sempre affascinato per il suo spirito imprenditoriale che non si arrende di fronte a nessuna difficoltà. Le sue imprese, da Tesla a SpaceX, da Starlink al concetto di Hyperloop, hanno portato una ventata di novità tecnologica che l’occidente non vedeva dalla fine degli anni ’60, sfidando le leggi del mercato e del “s’è sempre fatto così, squadra che vince non si cambia”. Eppure, negli ultimi anni anche Elon è diventato un leader imprevedibile ed incredibilmente polarizzato, trasformandosi dal catalizzatore di innovazione che conoscevamo in una palla al piede per le sue aziende, cambiando direzione ed obiettivi a seconda dell’umore della giornata. Qualcuno allora potrebbe dirmi “eh, ma la tua Giorgia ci va tanto d’accordo!”, ma lei lo fa perché sa che Musk porta soldi, tanti soldi, non perché è in sintonia con lui personalmente.
Ora sembra essere la volta di Matt Mullenweg, il papà di WordPress. Negli ultimi giorni, noi addetti ai lavori nel settore dello sviluppo web abbiamo assistito ad una vera e propria guerra online scatenata da Matt nei confronti di una grande azienda che su WordPress ha costruito la propria fortuna, WP Engine. Il rapido evolversi degli eventi ha creato un certo scompiglio nella comunità, ed ha visto i forum riempirsi di opinioni al riguardo. Il sentimento di fondo è di stupore ed amarezza, ed ovviamente si è creata tanta incertezza sul futuro della piattaforma da un lato, e dall’altro di uno dei più popolari plugin che siano mai stati creati per WordPress, Advanced Custom Fields Pro, acquisito da WP Engine alcuni anni fa. Qualcuno si è spinto a dire che forse è giunta l’ora di creare una piattaforma alternativa, come a volte capita in questi progetti (si pensi a MariaSQL, nato dopo l’acquisizione di MySQL da parte di Oracle).
Come sanno anche i sassi, già da tempi non sospetti, io sono sempre stato un grande fan di WordPress, per la sua versatilità certo, ma soprattutto per la dimensione della comunità che Matt ha saputo costruire intorno al suo prodotto. Già, perché sebbene la democrazia dei progetti open source sia cosa buona e giusta, senza un leader in grado di indicare la direzione, non si va molto lontani. Basta guardare a come vanno le cose con Drupal, per esempio. Tutti i progetti open source che si rispettino hanno un’azienda e dei capitali dietro, per mandare avanti la baracca. Perché alla fine dei conti, la pagnotta a tavola la sera dobbiamo portarla tutti, non c’è scampo.
Tutto va bene quando questo leader ha il carattere pacato ed ispira un senso di sicurezza, e soprattutto ascolta la propria comunità. Ma già da tempo Matt non è più quel tipo di leader. Basta guardare alle ingenti risorse umane ed economiche spese in questi anni su Gutenberg, che ancora oggi è un mattone indigesto per chiunque voglia fare sviluppo web serio. Risorse che si sarebbero potute investire, ad esempio, per consolidare l’interfaccia del pannello di controllo, ancora troppo frammentata per un prodotto che si propone come sistema di gestione dei contenuti a livello professionale. Senza parlare di funzionalità che oggi sarebbero considerate “le basi del mestiere” per qualsiasi piattaforma, a partire dalla gestione granulare dei permessi degli utenti. E non lo dico solo io che non conto una pippa. Persone del calibro di Kevin Geary hanno recentemente espresso la propria frustrazione in merito. Per il bene di questa piattaforma, spero soltanto che tutto si risolva presto senza troppi danni collaterali. Maledetti soldi.
Commenti
Punto di vista interessante. La stabilità è importante, ma non deve farci perdere di vista la complessità delle sfide e l’efficacia delle soluzioni proposte.
Piacere di conoscerti e di leggerti! Buona giornata!
Risposte al commento di Giuseppe
Benvenuto nella mia umile dimora virtuale 🙂 Si, hai ragione, e forse è anche quello il problema: molti dei leader che comandano, non solo in politica, propongono soluzioni a breve scadenza, come se navigassero a vista, senza curarsi delle conseguenze per chi arriverà, che so, fra 30 anni.
Non simpatizzo per lei e non amo parlare di politica.
Rispondo dunque in generale, se non ti dispiace.
C’è bisogno di stabilità, di una guida sicura, di qualcuno cui affidarsi che sappia quello che fa, che crede davvero in quello che dice. E’ il mondo stesso che è volubile, troppo repentino nei cambiamenti, tutto così veloce e fugace. Si cerca una direzione che sia una davvero.
Risposte al commento di Katrina Uragano
Il mio post in effetti non voleva porre l’attenzione su Giorgia, ma parlare della mancanza di leader stabili ovunque ci giriamo. La notizia che Matt Mullenweg abbia intrapreso questa guerra online ha spaventato non poco la comunità che ruota intorno al suo prodotto, su cui tantissimi hanno costruito la propria carriera professionale ed ora si sentono la terra tremare sotto i piedi. Il mondo è volubile perché, secondo me, siamo sempre più interessati soltanto al portafogli. Al contrario dei paesi orientali, l’individualismo estremo ha avvelenato tutto quello che facciamo. Il movimento del “me”, io lo chiamo, dove quello che importa è soltanto il beneficio personale che si può trarre da una situazione, senza pensare al bene della comunità.
Non seguo da vicino i drammi interni alle comunità di sviluppatori, ma so che come in ogni contesto possono diventare virulenti.
Penso che i leader di oggi siano volubili un po’ perché il Mondo sta cambiando troppo velocemente per stargli dietro, e un po’ perché tempi in incerti in tanti favoriscono chi ha un approccio fuori dagli schemi – forse troppo.
Giorgia Meloni, è prudente, sì: ma a combinar guai ci pensa chi si è messa intorno!
Risposte al commento di Mondo in Frantumi
Parto dalla fine: sono perfettamente d’accordo sul fatto che gli alleati di Giorgia, uno in particolare, siano più una palla al piede che un motivo di orgoglio nazionale, ma questo “passa il convento” sfortunatamente. Proprio come qui in America il convento passa due candidati che al solo pensiero mi vien voglia di mettermi sotto le coperte e non fare nulla per il resto della giornata.
Siamo tutti stanchi di avere a che fare con leader non solo incompetenti e privi di quel polso della situazione che avevano i loro predecessori, ma anche volubili ed imprevedibili, perché come giustamente dici tu, le cose cambiano in fretta (spesso per colpa di altri leader volubili) e non si ha la statura intellettuale per reagire correttamente.
Per WP mala tempora currunt da un po’ (per quanto mi riguarda) … purtroppo sono una ciofeca e lasciare la piattaforma che mi accompagna da vent’anni è dura. Ma se le cose continuano così mi sa che un pensiero _serio_ in merito lo farò senz’altro.
Risposte al commento di kOoLiNuS
A chi lo dici, io non voglio nemmeno pensare a cominciare a guardarmi intorno per trovare un’alternativa. Superati i 50 anni, non ho più l’agilità mentale di imparare ad usare una nuova piattaforma da zero. Ogni volta che esce una nuova notizia sulla vicenda di Matt e WP Engine, mi corre un brivido lungo la schiena.