due chiacchiere

Studio Ghibli, dove nascono i sogni

Mentre nel Paese a stelle e strisce la Disney prima e la Pixar adesso la fanno da padrone da più o meno un secolo, quando si tratta dell’animazione di un certo livello, in Italia, stando ai miei pochi ricordi di gioventù, negli anni ’70 ed ’80 era più popolare la vasta produzione dei manga giapponesi, che soddisfaceva tutti i gusti e tutte le età. Come dimenticare la sexy Lamù ed il suo sfigato fidanzato Ataru Moroboshi, o i due fuoriclasse Holly e Benji e il campo di calcio lungo un paio di chilometri, oppure ancora le serie sui ladri Lupin ed Occhi di Gatto. E vogliamo parlare degli occhioni dolci di Candy Candy e Heidy? Tutte produzioni che spesso raccontavano storie ben più profonde ed impegnate di quanto la Disney non riuscisse a fare con le sue principesse scialbe ed i rispettivi principi azzurri pronti a salvarle in un lieto fine sdolcinato e surreale. L’apice di questa differenza di fondo è rappresentato dai lungometraggi della casa Studio Ghibli, che conobbi ai tempi dell’università grazie ad un’amica appassionata del genere.

Hayao Miyazaki e Isao Takahata fondarono la più importante compagnia di animazione al di fuori della Disney a metà degli anni ’80: lo Studio Ghibli. Sfortunatamente, la dichiarazione di Miyazaki di ritirarsi dalla direzione nel 2013 e la scomparsa di Takahata nel 2018 sembrano aver posto fine a quest’avventura in maniera definitiva, sebbene la casa giapponese stia tentando di andare avanti lo stesso. Le storie raccontate nei loro lungometraggi sono spesso caratterizzate da una forte componente emotiva e dall’utilizzo di elementi della tradizione e della cultura giapponese, mentre le trame sono cariche di elementi magici e fantastici e i personaggi, sia umani che animali, sono ben caratterizzati e spesso dotati di un grande carisma.

Uno dei punti di forza di questa casa è la qualità della sua animazione, sempre estremamente curata e dettagliata. I disegni, fatti rigorosamente a mano, aggiungono un tocco unico al risultato finale, in un’era in cui l’animazione digitale la fa oramai da padrone. La particolare attenzione per temi ambientali e sociali non è altro che la ciliegina sulla torta, a mio parere. Mescolando fantasia e spiritualità, gli autori riescono sempre a trasportare lo spettatore in mondi pieni di personaggi surreali ma allo stesso tempo umani e profondi. Eccoti dunque alcuni dei film che mi sento assolutamente di raccomandare:

  • Ponyo, in cui incontriamo una principessa pesce rosso che vuole disperatamente vivere nel mondo di superficie, ed il bambino con cui fa amicizia. Una reinterpretazione in chiave orientale della Sirenetta, ma con un occhio all’inquinamento ed alla conservazione degli oceani.
  • Porco Rosso racconta la storia di un ex combattente italiano della prima guerra mondiale, Marco Pagot, trasformato in un maiale antropomorfo da una maledizione. Diventato  cacciatore di taglie freelance, si guadagna da vivere dando la caccia ai pirati dell’aria e diventa noto al mondo come “Porco Rosso”. Un capolavoro di narrazione agrodolce sull’identità, Porco Rosso è probabilmente il film più sottovalutato di Miyazaki.
  • Kiki’s Delivery Service, un’avventura leggera e piena di energia deliziosa. La giovane apprendista strega Kiki e il suo irriverente gatto Jiji ci catapultano in un racconto di formazione ispirato ad una storia per bambini popolare in Giappone. Con quest’opera, Miyazaki dimostra ancora una volta che non c’è limite ai modi in cui è possibile fondere magia e mondanità.
  • Spirited Away non può mancare in questo breve elenco, essendo il film che, stando a molti, ha portato lo Studio Ghibli sulla scena internazionale. Un racconto incantevole fatto di luce, magia, mistero e mostri. Una meditazione sul mondo naturale, sul mondo degli spiriti e su come interagiscono con il mondano, sulle basi delle credenze scintoiste giapponesi. Chihiro, la protagonista, si trova ad imparare suo malgrado a navigare nel mondo degli spiriti, cercando un modo per scappare prima che la strega cattiva le faccia dimenticare il suo nome, intrappolandola per sempre in quel mondo.

Commenti

  1. Trap
    ha scritto:

    Ti sei dimenticato il castello errante di Howl e il mio vicino Totoro, altri due capolavori.

    Comunque l’epopea del manga giapponese è già finita, non c’è più niente di interessante da un bel po’.

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      Ottima osservazione su quei due che non ho elencato, e non c’è dubbio che siano capolavori da non perdersi. Peccato che il filone dei manga belli sia un po’ svanito adesso in Italia.

      Risposte al commento di camu

      1. Trap
        ha scritto:

        Beh, è svanito perché ormai non ci sono più contenuti. Se ripropongono le solite come le ora noiose storie d’amore tra studenti o quelle esagerate di supereroi che nulla hanno a che vedere con Ken il guerriero?

        Risposte al commento di Trap
        1. ha scritto:

          Qui abbiamo un servizio di streaming chiamato Hulu, che propone un’ampia offerta di anime per tutti i gusti e le età. Sebbene la maggior parte siano storie di supereroi ed adolescenti con qualche problema a scuola, ogni tanto si trova una perla a cui vale la pena dare una possibilità. Come ad esempio L’Attacco dei Giganti (a me piacciono le storie post-apocalittiche), che ho apprezzato più per lo stile del disegno e l’ambientazione medievale che per la storia che racconta (comunque non male). Bisogna saper spulciare tra la marea di anime fotocopia.

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