Ieri sera un nostro nipotino partecipava alla recita natalizia in chiesa, così la sua mamma ci ha invitati ad assistere. Lui ed i suoi compagni di catechismo per quasi due ore hanno cantato, recitato poesie, inscenato brevi dialoghi. Alla base di tutto c’erano, com’è facile immaginare, le parole “pace e amore”, declinate in ogni contesto sociale. Peccato che molti spettatori erano più intenti a chiacchierare e riprendere i propri figli chiassosi, che ad ascoltare il messaggio che questi ultimi avevano preparato con tanto impegno.
Ognuno di noi è in prima fila quando c’è da donare 5 euro alla manifestazione benefica di turno, ma poi a stento ci si saluta con il vicino di casa, la mattina uscendo per andare a lavorare. Il Natale, quello con la N maiuscola, non è quel periodo dell’anno in cui bisogna freneticamente fare il giro di tutti i negozi della città per trovare regali ed idee per il cenone. Anche per chi non crede alla ricorrenza religiosa che si celebra, è un momento per ricalibrare i propri rapporti con gli altri, mettere da parte l’individualismo e provare a sfatare quanto detto dal rapporto del Censis.