due chiacchiere

Abbiamo già smesso di tagliarci i capelli

Sono passati soltanto un paio di mesi da quando le proteste delle donne iraniane contro il regime teocratico che le tiene soggiogate si sono allargate al resto del mondo grazie ai social. Molte donne, in segno di solidarietà, corsero a tagliarsi una ciocca di capelli. Un fuoco di paglia durato un paio di settimane, già spento e rimpiazzato da panettoni e passeggiate tra i negozi della città. Ancora una volta, i media ci dicono a cosa pensare, tirandoci per il naso inanellato a destra e sinistra come una mandria di pecorelle mansuete. Nel frattempo in Iran, zitti zitti, ricominciano l’opera di soppressione delle proteste, mentre le ciocche di quei capelli che ci eravamo tagliati già ricrescono lentamente. Il punto che mi perplime di più, comunque, rimane il nostro diritto di andare a dire agli Iraniani come devono gestire il proprio Paese. Anche perché certo gli altri non sono mica senza peccato.

Vogliamo parlare della gente che muore negli Stati Uniti ogni giorno perché non può permettersi di pagare milioni di dollari per le cure sanitarie? Oppure dei palestinesi che perdono la vita perché Israele non rispetta i loro diritti di integrità territoriale e continua a portare avanti una guerra silenziosa per cancellarli dalla faccia della Terra? E non voglio neppure cominciare con le nefandezze che continuiamo a compiere in Africa derubando il continente delle risorse naturali (a breve un post sull’argomento). I diritti umani sono calpestati in modi diversi in giro per il mondo, eppure alcuni si credono di essere migliori degli altri. Lo so, questo sembra perbenismo o qualunquismo bello e buono, e forse lo è. Ma sono stanco di veder la gente mettersi le mani ai capelli (letteralmente) solo per certe cause, ed ignorarne altre.

Pensiamo al Qatar, ad esempio, dove i mondiali li hanno fatti lo stesso, sebbene i soliti intellettuali da salotto mi hanno fatto sorridere per la loro indignazione dell’ultimo minuto sulle restrizioni messe in atto dagli organizzatori (niente birra allo stadio, niente scollature per le donne). Come se queste cose non si sapessero già anni prima, quando si è deciso di ospitare quest’evento calcistico in Qatar. Senza contare che gli europei che da un lato storcono il naso, dall’altro il loro gas lo comprano ugualmente 🤔. Ipocrisia a palate.

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