Qualche settimana fa Emanuele commentava che comprarsi un cellulare del gigante di Mountain View (meglio noto come Google, per i meno tecnologici) vuol dire legarsi a due mani agli impiccioni americani che vogliono sapere tutto di noi. E nella mia risposta mi ero ripromesso di scrivere un post in proposito. Poi quello stesso fine settimana, il caso ha voluto che uno dei podcast che ascolto mentre taglio il prato inglese fuori casa, 2024, parlasse proprio di questo tema. Da un punto di vista che in pochi, ancora oggi, considererebbero una fonte di preoccupazione per la riservatezza dei propri dati. Proprio per situazioni come quella descritta dal conduttore e dal suo ospite, io oramai ho rinunciato a combattere questa battaglia persa in partenza, perché mi sentirei quasi come un novello Don Chisciotte contro i mulini a vento della tecnologia mondiale. E non sono neppure un manicheo che considera la maggior parte di questi servizi come il diavolo in persona. La verità è che l’ingente messa in campo di risorse non si paga mica da sola, eppure la casalinga di Voghera non vuole scucire un soldo per usare queste piattaforme, dalla posta elettronica ai video su TikTok. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.
In quest’estratto dall’episodio del 16 settembre (spero Radio24 non venga a farmi causa), il conduttore fa una chiacchierata con l’amministratore della società italo-americana Privacy4Cars, che ci spiega come il mezzo di locomozione che crediamo innocuo, in realtà tracci un sacco di informazioni sul nostro comportamento nella vita reale. Tutti dati che vengono poi venduti a società che li usano per costruire il nostro profilo e decidere se venderci una polizza auto piuttosto che una polizza vita, o se sia il caso di suggerirci di fermarci a prendere un caffè, perché i sensori si accorgono che siamo stanchi ed abbiamo uno scarso livello d’attenzione alla guida. Una tecnologia che apre scenari inimmaginabili su cui vale la pena riflettere. L’intervista durava più a lungo, ma non volevo annoiarti. Se vuoi, il resto lo trovi sul sito di Radio 24.
Enrico: Vi faccio fare un giro in automobile. Anzi molti dei nostri ascoltatori che stanno ascoltando questa puntata di 2024, forse sono in automobile e non so quanti di voi hanno idea di quanti dati le automobili di oggi, ma anche quelle di qualche anno fa, di quanti dati queste automobili generano. E questo trend è in evoluzione, quindi le automobili genereranno sempre più dati. Allora questi dati, innanzitutto che tipo di dati sono, chi li può utilizzare? Chi ha accesso a questi dati e quanto noi siamo consapevoli come consumatori? Allora per parlare di questo saluto Andrea Amico che è fondatore di Privacy4cars.com. Andrea, grazie di essere con noi, benvenuto.
Andrea: Grazie mille.
E: Tu sei un esperto di dati generati dalle automobili, ma soprattutto di dati generati da noi che guidiamo le le automobili. Innanzitutto di che cosa si occupa Privacy4Cars, già il nome ci da qualche suggerimento, ma spiegaci di che cosa vi occupate.
A: Si, Privacy4Cars è la prima azienda, credo ancora l’unica al mondo, a cercare di creare soluzioni per la protezione dei dati catturati dalle macchine, specificamente come dicevi tu i dati personali e quindi tutta una serie di informazioni sulle privacy e security, purtroppo al giorno d’oggi in maniera crescente anche di sicurezza personale.
E: Voi siete negli Stati Uniti.
A: Noi siamo negli Stati Uniti, abbiamo una presenza molto forte negli Stati Uniti e in Canada, ma stiamo adesso entrando nel mercato dell’UK e nel resto dell’Unione Europea.
E: Però sicuramente ci sono dal punto di vista regolamentare delle differenze in questi mercati, però il il succo della questione, la generazione di dati nelle macchine e o attraverso le automobili è un tema che riguarda un po’ tutto il mondo. Allora partiamo proprio da qui che quando parliamo di dati che noi guidando e utilizzando tutti i vari sistemi elettronici che ci sono a bordo delle automobili, magari connettendo il nostro smartphone, cosa che si fa sempre più spesso in un’automobile, che tipo di dati vengono generati?
A: Si, intanto ci sono due fonti di dati all’interno delle macchine. Uno sono i sensori che sono stati installati nell’autovettura e come ben sai la tecnologia delle automobili sta evolvendo ad un passo veramente incredibile. E quindi 20 anni fa c’erano solo i microfoni perché dovevi fare la chiamata in vivavoce, oggi c’è un po’ di tutto dentro le macchine. Possiamo parlare dei dettagli e di esempi un po’ più tardi. E poi l’altra fonte di dati è come dicevi te quando le persone si connettono con il loro device personale. Quindi lo smartphone, tablet, eccetera. E ogni volta che ti connetti, una cosa che quasi nessuno realizza, le macchine sono state progettate in modo tale che scaricano un sacco di dati dal cellulare e creano una mini-copia del tuo cellulare dentro all’autovettura.
E: Quindi banalmente già questo ci dice che quando noi utilizziamo la nostra automobile, l’automobile ha molte delle informazioni, magari non i video le fotografie, oddio forse sì, me lo dirai tu, nei propri sistemi. E quindi quando vendiamo l’automobile oppure quando andiamo in vacanza prendiamo un’automobile a noleggio per una settimana e connettiamo il nostro smartphone, perché in quella settimana vogliamo fare le nostre chiamate in vivavoce, così come le facciamo normalmente, e già lì c’è un problema, giusto?
A: Sì, essenzialmente quello che le persone non si rendono conto è che se tu riporti una macchina a noleggio o vendi la vettura è essenzialmente la stessa cosa che dare il cellulare a una persona qualunque. Ma non solo dargli il cellulare, ma un cellulare senza la password, perché tutti i dati che sono salvati nelle macchine, noi conosciamo pochissime autovetture che hanno un sistema di criptazione. Quindi tutti questi dati sono in chiaro e sono facili da estrarre, e quindi è un problema serio.
E: Ma ti potrebbe usare questi dati?
A: Dipende. Ci sono anche lì due tipi di di usi principali, anzi tre. Ci sono le aziende. Quindi le aziende prendono dati dalle macchine e li utilizzano in maniera sempre crescente per profilarci, così come succede online e nei social media. Semplicemente la maggior delle persone pensa appunto al loro motore di ricerca, ma non pensano alla macchina nel garage. Il secondo uso è il governo, quindi ci sono tutta una serie di tools disponibili per estrarre dati dalle macchine che possono essere utilizzati in modo benigno, se vuoi, durante investigazioni, ma anche usi non tanto benigni, e quindi tracciare dove vanno le persone, estrarre dati anche senza che ci sia un’investigazione. E poi il terzo uso sono cose chiaramente non legali: può essere dal nuovo proprietario che piglia e tira fuori i dati della persona precedente o il vecchio proprietario che continua a tracciare la persona nuova tramite la loro applicazione nel cellulare, fino a ovviamente situazioni di criminali che estraggono dati.
E: Ti faccio delle domande puntuali su alcuni… così facciamo anche alcuni esempi. Nel caso appunto io venda la mia automobile oppure l’ho presa a noleggio per una settimana, i dati del telefono come possono essere utilizzati e chi li può utilizzare? Immagino che la società che mi ha noleggiato l’auto non va a vedere tutti i numeri che io ho chiamato.
A: Probabilmente no, probabilmente no. Però posso dirti che negli Stati Uniti tutte quante le principali case di autonoleggio sono state portate nelle corti e nei tribunali per appunto lawsuits ed azioni di classe, perché non proteggono i dati personali delle persone. Purtroppo ci sono tutta una serie di incidenti che sono successi. E quindi è esattamente la stessa cosa che dare il tuo cellulare uno straniero: in molti, in moltissimi casi, probabilmente non succede nulla, ma quando succede non è una cosa bella. E quindi noi appunto aiutiamo sia i consumatori a creare delle protezioni per loro, ma lavoriamo anche con aziende, dai concessionari alle flotte eccetera, per cercare di mettere in piedi un sistema dove i dati dei clienti sono protetti e di conseguenza si proteggono anche loro, perché ci sono tutta una serie di regole di legge che devono essere seguite.
E: Quindi diciamo che un consiglio che potremmo dare quando avete preso un autonoleggio, oppure avete venduto la vostra auto, fate la procedura di cancellazione dei dati che mi sembra sia abbastanza semplice per quanto riguarda i dati relativi allo smartphone.
A: Allora, il consiglio è ottimo. In realtà quello che noi vediamo è che è un po’ meno semplice di quello che uno potrebbe pensare. E il motivo per cui ti dico queste che noi facciamo un sacco di audits, incluse le aziende dove hanno ispettori professionali che in teoria dovrebbero sapere come farlo. E di solito, quello che noi scopriamo è che nonostante il loro tentativo di rimuovere i dati dal 30 nei casi migliori, dal 30% al 80% delle macchine hanno ancora i dati personali delle persone precedenti. E il motivo è semplice, perché ci sono letteralmente decine di migliaia di variazioni e quindi se non sai come funzionano tutte le macchine, quali sono i passi necessari per farlo, una cosa che intuitivamente sarebbe semplice, diventa complicata semplicemente perché è difficile da gestire.
Commenti
«Io oramai ho rinunciato a combattere questa battaglia persa in partenza, perché mi sentirei quasi come un novello Don Chisciotte contro i mulini a vento della tecnologia mondiale. E non sono neppure un manicheo che considera la maggior parte di questi servizi come il diavolo in persona».
Non si tratta di combattere nessuno, la metti su un piano sbagliato. Io faccio le mie scelte, cerco di limitare la dispersione dei miei dati, perché non amo che vadano in giro. Non sto combattendo nessun diavolo. Un po’ come un vegetariano non pensa di risolvere il problema dello sfruttamento animale semplicemente mangiando insalate.
Ciao,
Emanuele
Risposte al commento di Emanuele
Non volevo insinuare che tu la pensassi in quel modo. Spesso vedo la gente lamentarsi della propria privacy, però allo stesso tempo pretendere di avere tutto e gratis. Tu hai seguito la strada giusta, aprendo il tuo portafogli ed organizzandoti di conseguenza, ed ammiro la tua scelta. Tanti altri però vogliono, come dicevo nel post, la proverbiale botte piena e moglie ubriaca (un modo di dire sessista, secondo i canoni culturali moderni). Non capisco quale sia la soluzione per quella gente: l’ingegnere informatico che fa le due di notte per sistemare il codice che consente loro di fare una videochiamata gratuita su Whatsapp andrà pagato in qualche modo, no? 😉
Poi sono d’accordo con te sul fatto di non amare che i miei dati siano sparsi in giro per il mondo, semplicemente perché l’avidità delle multinazionali le spinge a sfruttare quella mole di informazioni soltanto a loro beneficio (vedi Cambridge Analytica), e non per il bene dell’umanità come piacerebbe a me. Quasi quasi mi hai dato l’idea per un post.
Risposte al commento di camu
Sei d’accordo con me, non ami che i tuoi dati siano sparsi in giro per il mondo ma al contempo dici di usare tutto l’usabile (Alexa, Facebook etc.). Secondo me puoi fare qualcosa! 😉
Ciao,
Emanuele
Risposte al commento di Emanuele
Non mi fa piacere, ma rinunciare alla comodità di quei servizi e rendermi la vita più complicata è peggio. Whatsapp lo usiamo per tenerci in contatto con amici e parenti in Italia, Facebook lo uso per gestire un gruppo (abbastanza folto) di genitori che hanno figli nel nostro distretto scolastico per condividere notizie ecc, l’altoparlantino di Google lo usano le bimbe quando hanno bisogno d’aiuto con i compiti, e Sunshine quando le serve una mano con una ricetta in cucina. Sono tutte comodità che migliorano il mio stile di vita, no? Per il resto non uso TikTok, Instagram o altri social per “mettermi in mostra” (lo stesso vale per Facebook, il mio profilo non lo uso mai). Ma come dicevo nel post qui sopra, anche gli oggetti che non sospetti tracciano la tua vita, ed allora che fai, compri un cavallo?