In questi giorni che sto trascorrendo in Sicilia (a proposito, le condizioni di mia madre sono stabili al momento, grazie al cielo e grazie a coloro che mi hanno chiesto) ho notato che anche qui si fa un uso spropositato di plastica. Qualche tempo fa avevo scritto un post sulle microplastiche, e più mi guardo in giro, più mi rendo conto di come stiamo consumando risorse ed inquinando questa roccia galleggiante nel vuoto dell’universo, come se non vi fosse un domani. A casa di amici piatti, bicchieri e posate di plastica qui sono la normalità, ed io e l’omino talebano seduto sulla mia spalla continuiamo a fare sforzi sovrumani per tacere quell’urlo di disappunto che vorremmo fare nei confronti di se ne sbatte i cabbasisi del futuro di questo pianeta. alla faccia della raccolta differenziata che qui va tanto di moda. In queste zone dimenticate da Dio e dalla politica, dove ancora circolano auto con la sigla della provincia che emettono fumi di ogni colore ed ogni odore, il messaggio di Greta Thunberg è quantomai lontano, non c’è dubbio.
In un commento a quel mio articolo, Samuele mi ricordava che se le microplastiche sono un problema enorme per le generazioni future, non bisogna dimenticare l’impatto che le cosiddette sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) hanno avuto, hanno ed avranno sull’ambiente, ed in particolare sull’acqua. Ne ha parlato in questi giorni perfino il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in un comunicato:
A causa di un utilizzo massiccio, di una forte resistenza ai processi di degradazione naturale (fotolisi, idrolisi e decomposizione aerobica e anaerobica) e della tendenza ad accumularsi negli organismi viventi, si è verificata nel tempo una diffusa contaminazione ambientale. Inoltre, alcuni PFAS, tendono a biomagnificare attraverso la catena alimentare.
Tale processo di biomagnificazione consiste nell’aumento della concentrazione delle sostanze tossiche, a partire dai livelli trofici più bassi fino a raggiungere quelli più alti della piramide alimentare. L’accumulo dei PFAS nell’organismo umano ha effetti tossici e può essere correlato a patologie neonatali, diabete gestazionale e, in caso di esposizione cronica, formazione di tumori. Alcuni PFAS sono stati classificati anche come potenziali interferenti endocrini.
Chiunque abbia usato una padella antiaderente, ha avuto un incontro ravvicinato con queste sostanze. Sebbene il materiale sulla padella non sia fonte di preoccupazione, il vero problema sorge alla fonte, quando bisogna produrre quella pellicola idrorepellente. Il processo di lavorazione ha prodotto scarti che, all’epoca, sono stati rilasciati nell’ambiente ed hanno inquinato le falde acquifere ed i fiumi delle zone dove si trovavano le fabbriche.
Dai risultati di ultimi studi scientifici, sperimentali ed epidemiologici, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha indicato un aumento dei livelli di colesterolo nell’uomo, e altri studi hanno mostrato alterazioni a livello di fegato e tiroide, del sistema immunitario e riproduttivo, e alcuni tipi di neoplasie. Tutto questo perché i PFAS sono purtroppo sostanze che, proprio grazie alle proprietà idrofobiche, non si degradano facilmente, e quindi si muovono nell’ambiente ed entrano nelle catene alimentari senza grossi problemi. Per la serie, non solo già l’acqua comincia a scarseggiare per il riscaldamento globale, ma quella poca che ci rimane fa pure male.
Commenti
Il poeta Orazio si vantava di aver creato un’opera “più duratura del bronzo”, noi più modestamente stiamo costruendo un pianeta di plastica – ma non so se faremo bella figura con i visitatori alieni delle nostre rovine…
I migliori auguri alla mamma, buona serata.
Risposte al commento di Mondo in Frantumi
In effetti ho quest’idea ricorrente in mente, ovvero che gli alieni ci stanno osservando (a debita distanza) da tempo, e per loro sintonizzarsi sulle Human Adventures la sera dopo il telegiornale, è diventata una piacevole routine. Immagino quante risate si stiano facendo a vederci 1) scannare a vicenda per un pezzo di terra, 2) inquinare il piatto in cui mangiamo come se non vi fosse un domani, e 3) concentrare tutte le nostre energie sulle priorità sbagliate, ovvero i soldi di pochi anziché il benessere di tutti.
Ho letto un libro che si intitola “Campania infelix” (“infelix” non vuol dire infelice ma infertile. Ai tempi dei romani quella regione veniva chiamata proprio “Campania felix” e ho detto tutto).
Lì i contadini nel cosiddetto triangolo della morte bruciano gli scarti di plastica (dalle confezioni di polistirolo usate per le piante ai teli di plastica rotti per le serre) perché così non devono scomodarsi a portarli in discarica. Nella loro campagna si vedono infatti questi fuochi che alimentano colonne di fumo grigie. Puoi immaginarti la salubrità dei loro prodotti.
Risposte al commento di Trap
Ma pensa, la stessa identica cosa accade qui nel ragusano dove mi trovo in questi giorni. Questa zona è famosa da ormai 40 anni per l’uso intensivo di serre per coltivare pomodorini ed altre verdure. La sera ti lascio immagine il profumino che si sparge nell’aria, specialmente a fine estate, quando i contadini bruciano montagne di plastica per non portarle in discarica. Ma in questo caso la colpa è solo delle istituzioni, che non offrono la possibilità a questa gente di smaltire quei “rifiuti” in maniera sostenibile, organizzando centri di raccolta e persino andando a prendere quella plastica a “casa” dei contadini, per rendere la loro vita più facile. Ed invece da decenni non si muove nulla in quel senso, però poi ci lamentiamo dei tumori ai polmoni. Che tristezza…