Da un paio d’anni a questa parte, da quando entrambe le figlie hanno scoperto TikTok e Snapchat (che fino ad allora avevamo cercato in tutti i modi di vietare), è come se le avessi perse in questa lotta impari contro la dipendenza da social. Leggo sui quotidiani italiani che la situazione è drammatica anche in Italia, e nessuno sembra riuscire ad arginare questo fenomeno. Il proibizionismo, è ovvio, non funziona, perché anzi rende l’agognato oggetto del desiderio ancora più forte. In Cina sembrano voler tentare la strada dell’educazione, per incentivare un uso consapevole di queste tecnologie, ma non è chiaro se quell’esperimento funzionerà. Intanto, anche a scuola, almeno qui in America, le maestre sono oramai disperate, trovandosi di fronte ragazzi spesso disconnessi dalla realtà. Ecco una testimonianza che ho trovato l’altro giorno su Reddit.
Penso che voi non abbiate idea di cosa stia succedendo nel mondo dell’istruzione in questo momento. In effetti, come potreste fare a saperlo se non ci lavorate dentro? Ma credo che dobbiate saperlo. Quindi ecco com’è davvero, adesso, lavorare nella scuola pubblica. Prima di tutto, i ragazzi non hanno assolutamente più la capacità di annoiarsi. Vivono sui loro telefoni e ricevono un flusso costante di dopamina dal momento in cui aprono gli occhi la mattina fino a quando non vanno a dormire la sera. E dato che a scuola sono in uno stato costante di astinenza da dopamina, si comportano come dipendenti.
Sono iper-emotivi, basta una minima cosa per farli esplodere. E quando sei lì davanti a loro a cercare di insegnare, sono assenti. Non riescono a sintonizzarsi se la tua comunicazione non è confezionata in clip brevi o se non ha luci lampeggianti e colori sgargianti. In realtà, per me è molto più difficile questo aspetto rispetto ai comportamenti plateali. È semplicemente essere lì davanti a parlare a un gruppo di ragazzi con gli occhi aperti, che ti guardano, ma non sono presenti.
Non ci sono. E hanno un livello di apatia che non ho mai visto in tutta la mia carriera. Le punizioni non funzionano, perché non gliene importa nulla. Non gli interessano i voti. Non gli interessa l’università. È come se interagissi con loro brevemente, tra una dose e l’altra di internet, che è la loro vera vita. Ho visto di recente alcuni TikTok dove gli insegnanti vengono presi di mira e criticati perché non si adattano ai ragazzi o li puniscono o cose così. E devo proprio dire con assoluta certezza che non è colpa degli insegnanti. Potrebbe essere colpa dei genitori. Potrebbe essere colpa della nostra società capitalista. Ma non è colpa degli insegnanti.
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Commenti
Trap ha scritto:
Purtroppo, come dice la maestra, gli effetti sul sonno che si protraggono a lungo possono influenzare lo sviluppo della mente. Siamo solo agli inizi di quest’epoca, e chissà cosa succederà tra dieci anni.
Mi ricorda i primi tempi in cui usavamo il cellulare: non sapevamo ancora molto sugli effetti che avrebbe potuto causare il loro utilizzo intenso, come le presunte “radiazioni”.
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camu ha scritto:
Sante parole, ancora il bello deve venire 🙁
Katrina Uragano ha scritto:
E’ proprio una brutta situazione e la maggior parte degli adulti non se ne accorge perché essi stessi vivono all’interno della stessa dipendenza.
Siamo tutti drogati ormai, non c’è più scampo.
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camu ha scritto:
Ed è il motivo per cui oramai non si reagisce praticamente più a quello che succede nel mondo: guerre, crisi economiche, oligarchi che fanno quello che vogliono… tutto brucia, e noi sempre appiccicati a questi maledetti telefoni.
Trap ha scritto:
È uscito uno studio: “I social fanno aumentare la depressione ai minorenni, cito:
In tre anni di studio, in media, l’utilizzo dei social per i bambini è aumentato da sette a 73 minuti al giorno e i loro sintomi depressivi sono aumentati del 35%.
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camu ha scritto:
Me ne accorgo con le mie figlie… a volte passano l’intera giornata attaccate a quel coso.
Keep Calm & Drink Coffee ha scritto:
Penso anche io che non sia colpa degli insegnanti e che non ci sia nulla da sottovalutare.
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camu ha scritto:
Grazie e benvenuta!