due chiacchiere

La crisi del sistema sanitario americano

Se diciotto anni fa avessi avuto anche il minimo sospetto che l’America si sarebbe ridotta in questa condizione pietosa, forse oggi avrei una bella villetta da qualche parte nelle rigogliose e bucoliche valli toscane insieme a Sunshine. Quando siamo partiti, erano i tempi della campagna elettorale di Obama, del suo “Yes, we can!”, delle riforme alla sanità pubblica che portano il suo nome, e via dicendo. Certo, come mi ricordava anche Davide quando ci siamo visti in Sicilia un paio di settimane fa, è proprio con la presidenza Obama che nasce il movimento woke che oggi si sente il diritto morale di controllare l’agenda di quello che deve piacerci, di come dobbiamo parlare e di quale colore devono essere i protagonisti di film e serie televisive. Ed è stato Obama a soffiare sul vento della primavera araba, che dalla speranza di riscatto dei popoli, si è trasformata invece in un incendio che ha finito per destabilizzare ulteriormente quelle terre martoriate. Però almeno la questione delle assicurazioni sanitarie stava tendando di risolverla.

Peccato che poi durante il suo secondo mandato abbia perso la maggioranza in Parlamento, e che non sia riuscito a portare a termine quel progetto. Progetto che anzi ora viene smantellato, cavillo dopo cavillo, dalla destra che crede ciecamente nel libero mercato. Peccato che la gente sia stanca di un libero mercato in cui le assicurazioni sanitarie private continuano a trovare le scuse più fantasiose per negare il rimborso di spese sanitarie che invece dovrebbero essere regolarmente coperte. Il recente omicidio dell’amministratore delegato di United Healthcare è un sintomo dell’evidente malessere della gente comune davanti ad un sistema che, come al solito, pensa al portafogli e non al benessere sociale.

Il 5 dicembre 2024, Brian Thompson, CEO di UnitedHealthcare, è stato brutalmente assassinato a Manhattan. L’uomo, 50 anni, stava entrando all’Hilton Hotel per un incontro con investitori della sua azienda quando è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco. Secondo le autorità, l’attacco è stato pianificato con precisione: il killer, la cui identità è stata spiattellata su tutti i giornali (ma il garantismo funziona solo quando conviene ai ricchi?), si era appostato ed ha agito rapidamente, fuggendo poi con una bicicletta elettrica verso Central Park.

UnitedHealthcare è una delle maggiori compagnie assicurative degli Stati Uniti, con un fatturato di 372 miliardi di dollari nel 2023. L’azienda è da tempo al centro di frequenti polemiche per pratiche di rimborsi negati e per il costo elevato delle sue polizze. Thompson, pace all’anima sua, non era certo uno stinco di santo: in passato, era già stato oggetto di accuse per insider trading e omissione di informazioni a danno degli investitori. E per aver dato alla sua azienda una svolta ancora più aggressiva nei confronti dei rimborsi delle spese mediche. L’uomo aveva ricevuto minacce di recente proprio per questo motivo.

Questo tragico episodio non fa altro che confermare le tensioni che pervadono il sistema sanitario americano: un sistema in cui i pazienti affrontano una burocrazia opprimente e spesso si scontrano con le decisioni delle compagnie assicurative. Io stesso ho affrontato situazioni in cui la compagnia che copre le mie spese sanitarie tramite il mio datore di lavoro, ha negato alcuni test o l’uso di certi farmaci perché, stando ai loro esperti, non necessari per curare il problema che io o qualcuno in famiglia aveva. Ma io non mi sono lasciato scoraggiare, ed ho fatto ricorso presso l’ente statale deputato a supervisionare queste situazioni, e sono riuscito a spuntarla alla fine in un paio di casi. Tant’è che persino la segretaria dello studio medico s’è meravigliata della mia tenacia.

Negli Stati Uniti, come già raccontavo un paio d’anni fa, a differenza della maggioranza dei paesi sviluppati non esiste un sistema sanitario universale: il modello si basa prevalentemente sull’assicurazione privata, spesso fornita dai datori di lavoro. Tuttavia, alti costi e negazioni di rimborso per cure mediche critiche alimentano il risentimento e la sfiducia dei cittadini verso il settore assicurativo. Certo, anche la soluzione diametralmente opposta di un sistema completamente pubblico, in cui mancano gli incentivi a fornire una qualità del servizio decente (tanto a fine mese mi pagano comunque, a prescindere dalla mia perfomance) ha le sue pecche. Il mio recente viaggio in Sicilia mi ha dato l’opportunità di toccare con mano quanto fatiscente sia la sanità in quelle terre dimenticate da Dio. Ed anche qui ci sono quelli che finiscono per compiere gesti inconsulti.

Ci vorrebbe una via di mezzo, un sistema pubblico in cui la qualità dei servizi è legata allo stipendio percepito dagli operatori sanitari, con l’intervento di fondi privati per sovvenzionare l’acquisto di apparecchiature e la costruzione di strutture all’avanguardia. A me, ad esempio, è sempre piaciuto il sistema inglese del National Health Service. Peccato che anche quello sia stato fatto a pezzi negli ultimi trent’anni da una classe politica incompetente che ha dirottato risorse verso altre priorità, sottraendo la linfa vitale ad un sistema che invece sembrava funzionare perfettamente. In una recente intervista, il prof. Remuzzi invece suggerisce una soluzione intrigante: far tornare i medici a visitare i pazienti a casa 🤯.

C’è un bellissimo articolo sul New England Journal of Medicine che dice “il sistema americano è fallimentare”, e poi si chiede quale sarà il futuro di una nazione che consente a un grande numero di persone di soffrire inutilmente e morire, per essere un sistema sbrindellato. Ecco, questa è una cosa che deve far riflettere. Poi quando si dice “ah, fatevi l’assicurazione e voi siete a posto”, che è quello che si dice anche in Italia, non abbiamo bisogno del servizio sanitario. Ma in realtà l’assicurazione ha dei costi elevati. La maggior parte delle persone non se la possono permettere. Dice, “eh, lo fa il datore di lavoro” Sì, però uno deve avere un lavoro, e quando poi perde il lavoro? E il datore di lavoro? C’è datore di lavoro e datore di lavoro, e quindi c’è assicurazione e assicurazione. Qualcuno copre qualcosa, qualcuno no. La copertura non è universale come avete detto: molti americani, milioni di americani sono senza assicurazione, il sistema è complesso.  Non riesci a capire effettivamente che cosa hai diritto di avere e che cosa no, dopo aver pagato. E poi sono sempre state escluse, perlomeno prima di Obama, le persone che ne avevano bisogno, cosa tipica dell’assicurazione. Quelli che avevano delle malattie precedenti non erano coperti.

(Interviene Leonardo Manera a fare una domanda) Insomma, sembra che sia il sistema italiano abbia delle pecche, nel senso che i tempi di attesa magari per le visite nel pubblico sono particolarmente lunghi, mentre negli Stati Uniti c’è quest’altro problema. C’è un paese che lei conosce dove il sistema sanitario può essere un esempio, un modello?

Remuzzi: Un modello sono i paesi del nord, la Svezia per esempio, e poi sta diventando un modello molto importante il Portogallo. Nel Portogallo, il 45% dei medici di famiglia, di tutti i medici, sono medici di famiglia. Vanno a casa delle persone, e se tu fermi la malattia a casa, per l’80% per esempio delle persone che vanno al pronto soccorso per niente, tu hai risolto il problema. Non c’è bisogno di correre dietro alle liste d’attesa, questo, quest’altro. E non è difficile questa organizzazione qui. E tra l’altro è prevista da una legge. Io mi sono permesso di creare una piccola cosa. L’altro giorno il Ministro ha scritto una cosa molto bella, gli ho mandato il mio fogliettino. Questo fogliettino dice: medici di medicina generale, prevenzione, letti di casa, pensate al numero illimitato di letti di casa, però ci devi andare dai pazienti, case della comunità, quando c’è un problema non enorme c’è l’ospedale degli infermieri, in questo modo valorizzi gli infermieri, quando hai fatto tutto questo sul territorio, al pronto soccorso ci vanno pochissime persone, quindi niente liste d’attesa, niente aggressioni, niente di niente. Il problema si risolve anche dei ricoveri, perché se hai poche persone al pronto soccorso, hai letti disponibili in ospedale. E poi quelli che si ricoverano rimandi all’ospedale degli infermieri, quando li mandi a casa, perché tante volte nell’ospedale ci stanno persone che potrebbero uscire ma non sai dove mandarle. E l’ospedale degli infermieri darebbe una grande enfasi al ruolo degli infermieri e loro sarebbero contenti.

Commenti

  1. Trap ha scritto:

    Bella l’ultima parte. Come sempre, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, spero che non affoghino questa proposta in mille rivoli.

    Risposte al commento di Trap

    1. camu ha scritto:

      Ed ora capisco perché molti pensionati italiani emigrano in Portogallo: clima mite, cultura mediterranea, e sanità ragionevolmente decente. Quasi quasi ci farò un pensierino anch’io…

      Risposte al commento di camu

      1. Trap ha scritto:

        Ti sei già informato qui, vero? 😀

        Risposte al commento di Trap
        1. camu ha scritto:

          Ma tu sei un genio 😍 Me lo leggerò con calma nel fine settimana.

  2. la sanità americana si è sviluppata in senso verticale, ha raggiunto cioè vette altissime nella ricerca scientifica e nella efficienza delle cure di cui se sei ricco puoi usufruire; la sanità italiana si è sviluppata in senso orizzontale, cioè non ha vette degne di nota ma è diffusa capillarmente sul territorio ed offre un’assistenza di base che prescinde dal reddito. Questo spiega perchè gli Stati Uniti hanno indici di salute (mortalità infantile, aspettative di vita) scandalosamente inferiori ai nostri.
    massimolegnani

    Risposte al commento di carlo calati (massimolegnani)

    1. camu ha scritto:

      Allora ci vorrebbe un modello obliquo, in cui lo Stato decide di finanziare la ricerca scientifica, ma con un modello di efficienza che tenga conto del lassismo che vediamo in certe regioni d’Italia, in cui la piaga della criminalità ed i giochi di potere rendono difficili anche le cose più basilari. Altrimenti non si spiega il fenomeno del turismo sanitario che ancora oggi costringe migliaia di persone ad andare al nord per trovare medici competenti e strutture a misura d’uomo. Ed è per questo che l’autonomia differenziata è osteggiata principalmente dalle regioni del Sud. Ma per me, battibecchi a parte, è un modo per tagliare i viveri ad un sistema marcio che non può essere aggiustato in altro modo.

  3. Trap ha scritto:

    Il sistema privato sarà quello che promuoverà metodi per ‘accorciare’ la vita dei malati considerati inutili, mascherando il tutto come un atto di pietà nei loro confronti.

    Risposte al commento di Trap

    1. camu ha scritto:

      Ed è esattamente quello che succede qui in America. Te ne accorgi che già dopo un intervento ti mandano via a calci dall’ospedale dopo neppure due giorni. Ora, va bene che uno non deve starci una settimana, se non ci sono complicazioni, ma vedi davvero la fretta che hanno nel liberare un letto per spremere il prossimo paziente.

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