Lo scorso fine settimana ero a cena con un amico medico, e tra una slice di pizza ed un sorso di birra, ci siamo tuffati in un divertente esercizio: immaginare la sanità del futuro. In effetti le potenzialità c’erano tutte: io mettevo in campo le nozioni tecniche e informatiche, lui l’aspetto organizzativo e di ricerca medica. Ne è venuto fuori un panorama che, se fosse concretizzato in qualche anno, rivoluzionerebbe il nostro modo di pensare alla salute. Il tutto, chiaramente, sfruttando tecnologie già esistenti sul mercato, quindi senza inventare nulla di nuovo. Ti riporto quel dialogo in forma di racconto.
Giulio era appena uscito dallo studio del suo medico di famiglia, il mal di stomaco non lo lasciava in pace. In mano aveva non la solita ricetta con la prescrizione, ma la sua smart card rilasciata dal Ministero della Sanità. Su di essa, pochi minuti prima, il dottore aveva caricato con un paio di click, la prescrizione giusta e le medicine che dovevano essergli date. Altro che scrittura a zampe di gallina, che il povero farmacista deve decifrare ogni volta.
Arrivato in centro, introdusse la sua tessera in una fessura per aprire una porta di sicurezza, sulla quale campeggiava la familiare scritta “Farmacia automatica”. All’interno non c’era nessun commesso a servirlo. Solo un ragazzo, dietro una parete a vetri, gli sorrise salutandolo. Era il tecnico di controllo, la cui funzione era assistere i clienti in difficoltà, o rifornire gli scaffali con i medicinali in esaurimento.
Si avvicinò ad uno schermo sensibile al tocco, dove una gentile voce femminile lo salutò, chiamandolo per nome, visto che lo aveva riconosciuto dai dati letti nella tessera all’ingresso. Dietro il muro si sentì il ronzio di alcuni bracci meccanici che andavano a pescare la scatolina con il farmaco richiesto. La voce chiese anche se Giulio avesse bisogno di qualcos’altro, e lo invitò a scandire bene il nome del farmaco richiesto.
Poco sotto lo schermo, si aprì una piccola porticina, e Giulio fu invitato a ritirare i medicinali richiesti. Prima di uscire dalla stanza, ritirò la sua tessera, che nel frattempo era uscita da una fessura interna, vicino alla porta. Salutò il tecnico dietro il vetro, e alzandosi il bavero della giacca, uscì rituffandosi nel caos quotidiano della città.