due chiacchiere

L’America delle tre s…

Un po’ di tempo fa scrissi un articolo in cui riflettevo su tre “proprietà americane” che iniziano con la lettera p. Ora, leggendo un recente intervento di Palbi, pensavo che lo stesso esercizio si potrebbe ripetere con la lettera s: scuola, senso civico, semplicità amministrativa. Tre fattori che fanno la differenza tra l’organizzazione sociale del Belpaese e quella della nazione dell’uomo abbronzato (altrimenti noto come Obama). La prima, la scuola, è d’attualità più che mai in questi giorni, in cui la ministra italiana propone cose del tipo “si rientra ad ottobre” oppure “niente maturità senza sufficienza”, proclami sui quali la gente si strappa i capelli e grida allo scandalo, semplicemente per partito preso oppure perché ha delle buone motivazioni. Ma proprio l’intervento di Palbi, fa notare come le priorità del ministro dovrebbero essere altre. Perché la scuola, che lo si voglia o no, è la radice della società, è dove i ragazzi della generazione futura imparano non soltanto a leggere, scrivere e far di conto, ma anche ad interagire, cooperare, confrontarsi.

Già, la scuola è la palestra della vita reale, e fin qui non penso di aver detto nulla di sconvolgente o innovativo. Eppure gli Italiani sembrano non capire questa fondamentale verità: per i ragazzi è la noia della professoressa di filosofia che rompe le scatole su Platone (noia che poi si sfoga nei maltrattamenti ai disabili ripresi con i cellulari e postati su YouTube), per i grandi è l’ottenimento di un pezzo di carta che aprirà chissà quali porte magiche. Qui l’impostazione è completamente diversa: è vero, gli studenti non sanno probabilmente dove si trova la Croazia (ma quanti italiani sanno dove si trova l’Arizona?) ma sanno interagire tra loro. Qui è obbligatorio partecipare ad un’attività sportiva scolastica, non tanto per poter aspirare alle Olimpiadi, ma per assorbire quello spirito di collaborazione e cooperazione che è innato negli sport di gruppo. Qui, in altre parole, t’insegnano che l’unione fa la forza.

Nel senso civico, l’Italia è di molti punti indietro. A partire dall’evasione fiscale: nella nazione a stelle e strisce paga le tasse il 93% della popolazione, contro circa il 77% dell’Italia, seconda solo alla Grecia (persino in Spagna e Portogallo sono più bravi di noi). Perché qui hanno capito che pagando tutti, si paga meno e si hanno servizi migliori. Fare i furbi e non emettere lo scontrino, danneggia non solo la comunità, ma anche se stessi. Quei soldi che il fisco non intasca, sono soldi con cui non potrà pagare il servizio sanitario, gli insegnanti delle scuole, il rifacimento delle strade. Non solo, la diffusione capillare di carte di credito e mezzi di pagamento elettronici, rende di fatto molto più dettagliata la tracciabilità delle transazioni, per non parlare della semplificazione delle operazioni (persino alla motorizzazione si paga con carta di credito). Dicevo: “a partire dall’evasione fiscale”… fino al sentirsi parte di una Nazione (in quanti hanno sparato fuochi d’artificio e sventolato il tricolore con gli amici, il 2 giugno?).

Sulla semplicità amministrativa, i fatti si commentano da soli. Qualche settimana fa dovevo rinnovare la patente: non volendo consumare giorni di ferie, sono andato di Sabato mattina. Dirai: aspetta, prima sei andato a farti le fototessera, a comprare le marche da bollo dal tabaccaio ed a farti rilasciare i certificati di residenza dal nuovo Comune dove abiti, no? Nulla di tutto questo: mi sono recato alla motorizzazione senza nulla di tutto quello. La foto, stampata digitalmente sulla patente, te la fanno sul posto; la marca da bollo “virtuale” si paga con carta di credito direttamente allo sportello e i certificati… beh, quelli qui non esistono praticamente. A loro basta un estratto conto della banca con il mio nome ed il nuovo indirizzo, e la lettera che la motorizzazione stessa m’aveva mandato qualche settimana prima per ricordarmi dell’imminente scadenza. Tempo impiegato in totale? Trenta minuti. Analogo per la rimozione della “condizionale” [1] sulla mia carta verde: sono solo dovuto andare all’ufficio immigrazione per le impronte digitali, il resto l’ho fatto tutto via posta. Compreso il pagamento di 600 dollari (già, costa essere residenti eheh) via assegno inserito nella busta spedita con posta prioritaria semplice.

[1] Come saprai, il mio permesso di soggiorno l’ho avuto come marito di una cittadina americana. C’è però una clausola che, tecnicamente, scoraggia i matrimoni “per interesse” finalizzati esclusivamente all’ottenimento del visto: se il matrimonio è avvenuto meno di due anni prima dal momento della richiesta della carta verde, si ottiene un permesso con la “condizionale” valido due anni. Passati i due anni, si può far domanda per rimuovere la condizionale, ed avere un visto decennale. Bisogna mostrare che gli sposi avevano sul serio intenzione di stare insieme: conti correnti cointestati, mutuo e/o affitto e residenza allo stesso indirizzo, altri beni condivisi, figli e via dicendo.

Commenti

  1. Simona
    ha scritto:

    Ormai avrai capito da un mio vecchio commento quanto io ammiri gli States, in particolar modo per i primi due punti da te citati.
    A proposito del 2 giugno…che strazio…qui nemmeno i ministri di un certo partito vi hanno partecipato…se solo tu sapessi (ma credo tu lo sappia) tutto ciò che sta accadendo…e la rassegnazione che ormai che sta prendendo il sopravvento in noi italiani…tantissimi non sono andati al voto, e non mi vergogno a dirlo, io sono una di questi.
    Ormai (notari questo termine che ricorre spesso, chiaro segno di rassegnazione) dobbiamo convivere con un capo del governo che fa le leggi per pochi, per i capitalisti, non per gli italiani. Io personalmente non ti dico che non arrivo alla fine del mese, ma neanche a metà mese!!!
    Eppure chi ci ‘governa’ (ma dovrebbe ‘guidarci’) non si preoccupa affatto delle famiglie povere in netto aumento in Italia.

    Poi la scuola…stendiamo un velo pietoso…tagli, tagli, tagli…
    Persino agli ospedali ora vogliono fare i tagli…
    Guarda se dovessi elencarti tutto, il mio sarebbe un blog nel blog…

  2. camu
    ha scritto:

    @Simona: fa piacere vedere che qualcuno non grida allo scandalo per quello che ho scritto. In passato m’è capitato spesso, quando affrontavo questo argomento (in particolare la scuola) con gli amici, di sentirmi rispondere: eh ma gli studenti americani sono di un’ignoranza spaventosa. E perché, rispondo io, quelli italiani di oggi sono da meno? Sanno forse dove si trova l’Arizona o persino un po’ della storia del Fascismo? All’ultimo anno di scuola superiore a stento s’arriva a fine ottocento con i vari programmi, figuriamoci se tanti sanno chi è Galeazzo Ciano πŸ™‚ Ecco, spesso la gente guarda alla pagliuzza nell’occhio del vicino senza far caso alla trave conficcata nel proprio.

  3. Simona
    ha scritto:

    Sai cosa? ‘Noi’ critichiamo ‘loro’, ma intanto son bravi a far tutto….noi abbiamo un pluribocciato alla maturità che oggi è consigliere regionale della Lombardia e prende un bel po’ di soldoni disprezzando fra l’altro mezza Italia (quella che è a sud per intenderci).
    Qui non solo la scuola va a pezzi (perchè è così!) ma non si tutelano neanche i bambini che ci vanno. Le strutture sono scadenti, almeno dalle mie parti.
    Poi non parliamo del senso di patriottismo che hanno gli americani: ho visto di recente su sky cinema il film di un ufficiale dei marines che riaccompagnava la salma di un giovane caduto in guerra (perchè è di guerra che si tratta, inutile chiamarla missione di pace), non ricordo purtroppo il titolo, ma mostrava il percorso della salma e quello che di più mi ha colpita è stato vedere come tutti coloro che incontravano il giovane caduto lo salutassero e ne avessero rispetto.
    Qui avremmo fatto lo stesso?

  4. ha scritto:

    L’unica cosa su cui non sono d’accordo è il fatto che si insegni che l’unione fa la forza. Ma sei sicuro? perchè ho l’impressione, forse sbagliata, che l’individualismo sia talmente sfrenato che, pur di emergere, sarebbero disposti a vendere la madre.

    Per quanto riguarda la semplificazione amministrativa le realtà italiane sono a macchia di leopardo (e non fanno mai un leopardo intero); nella mia città, ad esempio, per rinnovare la carta d’identità, il comune ti manda un avviso di prossima scadenza, ti dice che se non ci sono variazioni (e se ci sono le puoi autocertificare senza altri fogli e certificati) puoi ritirare la carta presso la sede del tuo quartiere senza dover portare nè certificati, nè foto od altro ed il pagamento lo puoi fare con il bancomat al momento del ritiro del documento.
    Un altro esempio è quello degli ospedali, se ti devi fare delle analisi è ovvio che ci devi andare ma la prenotazione la puoi fare online con la richiesta del medico, puoi pagare (con bancomat e carte di credito)direttamente agli operatori che ti fanno gli esami ed il referto ti arriva per posta elettronica.

    Sulle tasse, invece, no comment lì non puoi che avere piena, pienissima ragione.

    Un italico e sgangherato saluto

  5. camu
    ha scritto:

    @Silvana: per la semplificazione amministrativa mi sa che non sei mai stata in un ufficio della motorizzazione a sud dell’Emilia Romagna, o in un’azienda sanitaria sempre a sud di quel meridiano πŸ™‚ Per l’individualismo, io lo chiamerei “competizione”, ed è quella che poi sforna gli iPad ed i Linux che usano in tutto il mondo πŸ™‚ Certo, gli italiani sono bravi nell’arredamento, nella moda ed in altre cose, ma davvero tutto questo lo imparano a squola? Molti dicono che greco e latino non sono inutili, ma davvero servono ad insegnare la cooperazione e lo spirito di partecipazione sociale?

  6. ha scritto:

    no c’e’ da dire che questo palbi che citi sembra veramente saggio !

  7. ha scritto:

    Io non commento più. Per il compleanno me lo fai un post ad-hoc? Io capisco che l’Italia faccia acqua da tantissime parti ma a leggerti sembra che l’America sia l’eden e tutto il resto qualcosa che arranca. Non è così. Ogni stato, ogni città, ogni luogo sul pianeta ha i suoi pro e i suoi contro. Per questo ti chiedo: per il compleanno riuscirai a scrivere due paroline due carine verso l’Italia? Non c’è fretta, il compleanno lo faccio a Marzo…
    Scherzi a parte, apprezzo la tua stima nei confronti del paese che ti ospita che – psicologicamente – avrà in te un fascino particolare (semplicemente perché fa parte della scelta di vita coraggiosa che hai fatto), però non diventare estremista camu. Te lo dico, veramente, con un po’ di preoccupazione. Questo blog mi fa piacere leggerlo ma col tempo sta diventando sempre più “America si, Italia/Europa no”. Quando l’ho conosciuto non era così. Come se qui non ci fossero geni, non ci fosse storia, non ci fosse cultura. Li sfornano gli iPad (bellissimi, sai quanto apprezzo la tecnologia e il mondo Apple), qui abbiamo sfornato Mozart, Bach, Leonardo, Einstein, Fermi, Belli, Picasso… ogni cosa nella storia ha i suoi periodi di grassa e i suoi periodi di magra e bisogna imparare a ricordarli entrambi perché nulla è sempre bianco o sempre nero. E poi non è mica detto che “il senso della vita” passi più dal progresso tecnologico che dall’ammirare le opere del passato…
    Poi potrei dirti anche “è facile parlare senza muovere un dito per cambiar le cose…”, ma quello è un discorso che va oltre, che si collega a tanti altri aspetti e che forse, porto dentro, per *deviazione professionale*…
    Ciao e spero di non esser stato troppo duro ma è un po’ di tempo che sento di doverti dire queste cose (e forse è anche un po’ di tempo che provo a farlo).
    Emanuele

  8. Simona
    ha scritto:

    Premessa: non ho nulla contro il pensiero di Emanuele!!!! πŸ™‚

    Che sia proprio questo il nostro problema? Quello di essere legati ai grandi del nostro passato che hanno fatto la storia? Io non credo che si debba ‘campare di rendita’, facendosi belli di azioni che altri hanno fatto (te lo dice una personcina che vive nella culla della Magna Graecia, patria di Pitagora e Milone!!!).
    Leggo e commento questo blog, quando effettivamente ho qualcosa da dire, ovviamente non ne sono dipendente e ‘pendente dalle labbra di Camu’, mi rendo conto che in America ci sono tantissime cose che non vanno, ma sarebbe come coprirsi gli occhi se non ammettessimo che in Italia ce ne sono mille volte in più.
    Fra l’altro, e qui proprio ce l’ho a morte con l’Italia, che fine ha fatto Leonardo??? Esiliato…che fine ha fatto Mozart??? In una fossa comune…Che fine ha fatto Einstein??? Scappato in America…

  9. ha scritto:

    Simona, ma infatti ti do ragione e l’ho premesso subito: l’Italia per ora fa acqua da tutte le parti solo che conosco questo blog da un bel po’ di tempo e lo vedo sempre più schierato e questa cosa mi dispiace perché qualsiasi schieramento comporta una chiusura verso qualcos’altro. Camu ormai o parla di WP, o di cucina oppure… di come l’America sia avanti. Il resto del mondo ha poco da insegnare all’America e io sono – straconvinto – che non sia così. Tutto ha i suoi pro e i suoi contro e la diversità è una ricchezza, fossimo tutti americani, fossero tutti gli stati come l’America mi sentirei più povero non più fortunato.
    Ciao,
    Emanuele

  10. Simona
    ha scritto:

    Emanuele, su questo sono d’accordissimo con te!
    Sai in cosa mi ha deluso di più l’Europa? Che abbia voluto proprio emulare l’America, pensando di creare un’unica comunità, con un’unica moneta e sappiamo come sta andando a finire. Noi abbiamo una storia, loro ne hanno un’altra.
    Spero solo che un giorno non sia costretta ad andare via dalla mia città…

  11. camu
    ha scritto:

    Mi fa piacere che si sia acceso questo piccolo dibattito πŸ™‚ Riguardo alla richiesta di Emanuele, è ovvio che lo faccio un post positivo sull’Italia per il tuo compleanno, ma devi darmi un argomento valido su cui scrivere. A meno che tu non voglia che io parli di Leonardo, Mozart (da quando in qua è Italiano?) o Leopardi. Il mio americanismo dipende certo dal fatto che adesso vivo qui e quindi, anche a richiesta di alcuni lettori, racconto della mia esperienza in questo Paese che mi ospita. Chi legge queste pagine, oggi, sa di leggere il racconto di un emigrato in America, sia con l’ottica di sognare un proprio futuro a stelle e strisce tramite questi racconti, sia con l’intento di capire cosa funziona e cosa no. Ammetto (me lo dice anche la moglie) che a volte sono un po’ “harsh” con l’Italia, non è tutto bianco e nero. Ma come io scrivo queste cose, tu sul tuo blog puoi scrivere l’esatto contrario, se trovi argomenti validi. La libertà d’espressione, quella che Berlusconi vuole azzoppare, ancora esiste, quindi accetto la critica che alla lunga, per alcuni, posso diventare “noioso” con i miei post a senso unico, ma tant’è, questo è quello che mi va di scrivere πŸ˜‰ Ricorda che io l’Italia la “analizzo” attraverso i giornali che leggo ed i podcast che ascolto, è una lente un po’ ristretta, ma è l’immagine di quel Paese proiettata dai media.

  12. camu
    ha scritto:

    @palbi: sei sempre il mio punto di riferimento in materia πŸ™‚

  13. ha scritto:

    Mozart lo citavo in quanto europeo… visto che ultimamente non ti limiti solo a denigrare l’Italia… πŸ˜›
    Riguardo il mio compleanno, sono sicuro che troverò almeno un argomento di cui farti parlare (una promessa è una promessa eh! :-D).
    Per il resto, ovviamente, sei libero di scrivere ciò che vuoi, però se lo dice anche la moglie, forse è il caso di rivedere un po’ “la bilancia interiore”. Questo non significa che non devi essere entusiasta della tua scelta (sarei il primo a dirti “sii entusiasta di ciò che vivi!”) però imparare a vedere gli aspetti positivi e negativi (!) di ogni cosa che si analizza apre la mente e rende persone più complete. Tu per ora invece in base a cosa hai davanti guardi solo in un verso o nell’altro. Il mio discorso va ben oltre questi post che alla fine sono la punta dell’iceberg di “camu” come persona. Mi importa relativamente poco se risulti noioso… se ho fatto questa critica non era certo per non vedere scritto “l’Italia non va” (sia perché lo so già, sia perché mi basta un attimo per saltare al prossimo feed…), piuttosto mi piacerebbe vederti un po’ più attento a ciò che ogni posto, nazione o persona… ha di buono. Non esiste la terra dei santi, non esiste l’uomo perfetto, non esiste nulla che “in senso assoluto” sia meglio di qualcos’altro.
    Ciao,
    Emanuele

  14. camu
    ha scritto:

    @Emanuele: allora facciamo così, il prossimo post lo faccio sulle cose che non vanno qui in America, contento? πŸ˜‰ Anche perché, guarda, ce ne sono parecchie (e non le solite che gli stereotipi internazionali vogliono farci credere). Solo che sul blog preferisco concentrarmi sulle cose positive, perché come tu stesso dici sempre, bisogna guardare al lato buono della vita, e trascurare quello “cattivo” no? Concordo sul fatto che in senso assoluto non c’è mai il meglio rispetto al resto, a meno che tu non viva in Scandinavia come una mia amica eheh

  15. ha scritto:

    Sul concentrarsi sulle cose positive son d’accordo. Sul non vederle no… e siccome io non le vedo (e come me tutti gli italiani che ti leggono), leggere una voce non pilotata che mi fa vedere pro e contro di un posto che non conosco e non vivo, per me è una ricchezza ineguagliabile! Sarò ben felice di leggerlo (non per le gioire delle disgrazie altrui…). Sai, se posso consigliarti un buon esempio di ciò che intendo, ti invito a leggere i post di Tony Siino sul suo viaggio in America. Riesce ad essere soddisfatto di tante cose e, allo stesso tempo, sa criticare ciò che gli sembra non andare.
    Ciao,
    Emanuele

  16. camu
    ha scritto:

    @Emanuele: comunque ammetterai una puntina di “arroganza” da parte tua nel pensare che i circa 200 visitatori al giorno che approdano ESCLUSIVAMENTE sulle pagine che parlano dell’America, la pensino tutti come te πŸ™‚ Magari ad altri invece piace leggere queste cose, ed il taglio editoriale che ho adottato, non trovi? Comunque leggerò i post che mi consigli per erudirmi…

  17. ha scritto:

    Sicuramente! La verità sta nel mezzo! πŸ˜‰
    Io però valgo oltre la metà dei tuoi lettori e questo è innegabile, indiscutibile e persino intelligente da dire. 😐
    Ciao,
    Emanuele

  18. ha scritto:

    Scherzi a parte, se questa è la nuova linea editoriale sinceramente mi dispiace un po’… non valgo 200 lettori però credo di poter dire “mi piaceva di più prima”. Ho tanta stima per ciò che sei (per ciò che conosco di te attraverso queste pagine e poco altro) e se vengo a fare certi discorsi in casa altrui è solo perché sono convinto tu possa capire, altrove avrei semplicemente evitato il problema, letto il feed velocemente e amen.
    Qui non mi andava. Agli “amici” mi piace dire ciò che penso. πŸ˜‰
    Ciao,
    Emanuele

  19. ha scritto:

    @camu:
    Sono stata la prima la prima a dirtei che l’Italia è un paese a macchia di leopardo; so benissimo anch’io che a sud dell’emilia romagna o della toscana le cose non vanno propriamente lisce.
    Sono sempre stata pochissimo tenera, come tu sai, verso il paese che di difetti ne ha da vendere.
    Per quanto riguarda la squola non è poi tantissimo da buttare via, e non certo per l’impegno profuso dai governi per migliorarla ma dall’impegno dei ragazzi ed insegnanti, se tanti italiani di scolarizzazione medio alta fatta in italia, emigrando trovano un posto onorevole o di assoluto spicco, perchè altrimenti sarebbe come dire che negli altri paesi si prendono le nostre ciofeche o le loro sono più ciofeche delle nostre.
    Inoltre, io non starei tanto a parlare ancora di Dante, Leonardo piuttosto che Manzoni parlerei anche di Rubia, della Montalcini, di Dulbecco (se prorpio vogliamo parlare solo del campo scientifico), qualcuno dirà che sono dovuti emigrare ed infatti il problema sta, non tanto, nella qualità della scuola quanto piuttosto nel riconoscimento del merito.

    Se tu cerchi di fare sempre meglio e di superare i tuoi limiti per emergere si tratta di competitività, se per emergere oltre a superare i tuoi limiti ammazzeresti la madre e venderesti te stesso e il padre si chiama individualismo (se non peggio)

    Ciao

  20. ha scritto:

    @silvana, pero’ così non prendi il punto del post di camu (e del mio). La questione non e’ che gli italiani sono delle ciofeche e la scuola non gli da’ competenze…e’ piuttosto che le conoscenze date diventano sterili perche’ la scuola si dimentica di insegnare tutte quelle altre cose che sono decisive per metterle in pratica: l’imprenditorialita’, il lavoro di squadra, l’ambizione, la capacita’ di progettare, l’etica del lavoro, il rispetto delle regole.
    Anzi non se lo dimentica ma, se devo giudicare da molti dei commenti che sono arrivati sul mio blog, lo fa per scelta, perche’ non gli compete (a differenza della matematica e della geografia).
    Secondo me e’ un errore. Grosso. E sta costando caro al nostro paese

  21. Simona
    ha scritto:

    ragazzi ma dimentichiamo forse che il caro ministro dell’istruzione vuole abolire la materia della storia dell’arte????? in un paese ricco di cultura??? e dico tutto….

  22. camu
    ha scritto:

    @palbi: standing ovation πŸ™‚

  23. CyberAngel
    ha scritto:

    Accipicchia quest’ultimo post “americano” ha davvero acceso gli animi… E’ sempre interessante leggere delle esperienze sul campo di camu, ma forse – come detto – bisognerebbe scrivere anche degli aspetti negativi o comunque non migliori rispetto a quelli italico-europei. Così uno si fa un’idea a “tuttotondo” su cosa significa vivere negli USA e che non è sempre rose e fiori.

    @emanuele: grazie per la segnalazione dei post di Tony Siino. πŸ˜‰

  24. Elandryl
    ha scritto:

    Bon, anch’io mi trovo abbastanza in mezzo. Negli states ci ho vissuto e ho fatto anche un po’ di scuola là… e, posso dirvi? Mi sono divertita un sacco in quella scuola, ma non mi ha insegnato praticamente niente di utile.
    Le classi che loro consideravano “college prep”, all’ultimo anno!!! Erano cose che o avevo fatto in seconda superiore. materie umanistiche fatte alla bella e meglio. Potevi non fare matematica, ma fare un corso di accounting di base al computer.
    E dato che potevi scegliere, potevi prendere anche il minimo d’istruzione obbligatoria e farti teatro, pittura, scrittura creativa e tanto sport… e poi magari non sapere cos’è l’olocausto.

    Storia? Un libretto minuscolo. L’importante era sapere a memoria tutti i nomi dei presidenti americani e perché il 4 novembre si mangia tacchino. Scienze? Che risate, con un paio di compagni invasati che dicevano che Darwin era il diavolo perché bisogna credere al creazionismo. Eh…

    Compiti? non so quanti essays o scritto. O test a crocette. Ma molto meglio una sana interrogazione che stare a sfornare pallosissimi temini ogni volta. Niente che mi stimolasse un po’ di pensiero critico.

    Il bullismo poi? Non manca nemmeno negli States. I bambini, specialmente quando lasciati a sè stessi, o gli si viene inculcato che l’importante è essere “popular” e non importa come farai scalata sociale.

    Spirito di squadra? bah. il fare sport a scuola o farlo da un’altra parte perché iscritta a un qualsiasi corso di nuoto o basket etc etc… fa bene allo spirito di squadra lo stesso, c’entra poco la scuola. Evita solo ai genitori di venirti a predere.

    Insomma un periodo di scuola divertentissimo, dove ho palesemente campato di rendita da quello che l’Italia mi aveva insegnato… in una banale scuola pubblica di campagna.

    Sai che mi sono sentita chiedere se in Italia avevamo la corrente elettrica? E anche che l’Italia fosse circondata dall’Oceano pacifico. Aaahhh sì.

    E questo non da un ragazzini sfortunati e illitterati… ma da studenti di una scuola superiore PRIVATA!! E non di un Paesello sperduto in Montana on in Alaska…. ma in CA!! Chissà quanti soldi buttati dei loro genitori. E in tanti mi hanno fatto domande idiote sull’Italia, sulla storia, geografia, per non pensare che una conversazione su arte o materie umanistiche è assolutamente impensabile. Non conoscono quasi neanche la loro.
    Intanto però all’ultimo anno già si parla di quanto è importante rifarsi le tette eh… ne sulle tecniche per rifarsi le unghie sanno tutta la bibliografia.

    E per onor di cronaca, non sto difendendo il mio paese. Gli states non mi dispiacciono nonostante tutte le loro contraddizioni. Ma l’Italia, che “io” vedo come una dittatura cattolica, in tante cose mi sta scadendo proprio in basso. E toccherà il fondo visto che non si muove un dito per cambiare ma si mettono solo pezze d rammendo. Peggio per lei, io spero di essermene andata proprio lontana.

    Ma se dovessi mai avere dei figli ci penserei molto bene a dove farli crescere e studiare. In Italia, spero di no. Negli states,dovrei soppesare benell’offerta didattica. Non vorrei mai buttare soldoni per avere in casa ignoranti. Vorrei che avessero una cultura, in una scuola che ha i mezzi di fargliela apprendere in maniera esperienziale e possibilmente un ambiente sicuro. Bon, quando sarà. vedremo.

  25. Elandryl
    ha scritto:

    Scusate, typo, volevo dire il 4 luglio. πŸ˜‰

  26. ha scritto:

    Di nulla CyberAngel.
    Elandryl, interessantissima la tua voce.
    Ciao,
    Emanuele

  27. Elandryl
    ha scritto:

    Cavolo l’ho riletto e miiiii sono proprio fusa. Scusatemi è un’assassinio di refusi e c’è anche un altro errore:

    – il quarto giov di novembre: Thanksgiving. dove si manda il tacchino per intenderci.

    – 4 luglio, indipendence day.

    Chiedo perdon, dopo mezzanotte svariono ;)!

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