due chiacchiere

L’intervista a Vladimir Putin

Alle porte dell’Europa, due Paesi sono in guerra da due anni esatti, eppure in tutto questo tempo ho visto i giornali (e persino Sanremo l’anno scorso, ricordi?) raccontarci soltanto la versione di una delle due campane, etichettando senza possibilità d’appello le azioni dell’altra parte. Premesso che Putin non sarà certo uno stinco di santo, è anche vero che si contano sulle punte delle dita i giornalisti che si sono presi la briga di andare a suonare il citofono del Cremlino per fare un paio di domande all’inquilino della Piazza Rossa. Tra questi, recentemente si è cimentato nell’impresa il signor Tucker Carlson, noto nel Paese a stelle e strisce per essere uno sfegatato repubblicano (per anni ha condotto una trasmissione su Fox News, equivalente di Rete4 ai tempi di Emilio Fede), che ha deciso di fare le valigie ed è andato ad intervistare Putin qualche settimana fa. Intervista che io ho guardato per intero, senza il filtro distorto di coloro che si sono stracciati le vesti ed hanno invocato sanzioni per quest’atto spudorato di propaganda.

I tempi sono proprio cambiati. Io ancora ricordo quando Bruno Vespa intervistò Saddam Hussein dopo l’invasione del Kuwait, e se non erro quello venne accolto come un esempio di giornalismo d’alto livello. E che dire di quando John Miller intervistò Osama Bin Laden: anche allora le televisioni di tutto il mondo mandarono in onda l’intervista per intero, senza falsa ipocrisia o perbenismo. Proprio come Putin, anche quei due non erano certo dei grandi statisti da elogiare, lo sappiamo bene, però non c’era quella polarizzazione estrema in cui siamo immersi oggi. Probabilmente dopo questo post molti mi etichetteranno come Putiniano sfegatato, per il solo fatto di aver osato parlare di quest’evento, e di essermi chiesto come mai a Zelensky non fanno le domande scomode che invece vorrebbero venissero fatte a Putin.

Churchill una volta disse: “Mi piacciono gli Italiani. Vanno alla guerra come fosse una partita di calcio, ed alla partita di calcio come se fosse una guerra”. E questo è quanto, perché parlare di Sanremo è più importante di capire cosa succede in un posto dove ci sono rivendicazioni storiche che vanno indietro secoli. Si, anche in Palestina, visto che sia i palestinesi che gli israeliani hanno rivendicazioni che vanno indietro di 4000 anni. Però nessuno che si straccia le vesti per mettere le sanzioni ad Israele, perché altrimenti saresti antisemita a farlo! E poi, come ho già sostenuto in altre occasioni, il mondo occidentale ha sempre guardato agli altri con una certa benevolenza, e ha sempre espresso giudizi dall’alto di un’autoproclamata supremazia morale. Ma sono convinto ora più che mai che questa superiorità morale non è mai esistita e a maggior ragione oggi, con quello che sappiamo, chi continua fermamente a sostenerla o è in malafede o vive nel mondo delle fiabe.

Non esprimerò un parere in merito a quello che Putin dice nell’ora e passa spesa a chiacchierare con il giornalista. Però mi dispiace vedere che nessuno dei media nazionali si sia preso la briga di tradurla in italiano. Io sono a stento riuscito a trovarla su X con i sottotitoli. Il motivo, a mio modesto parere, è alquanto semplice: non si vuole più dare alla gente l’opportunità di farsi una propria idea sulla situazione in Ucraina. Anche qui in America l’evento non ha avuto un grande risalto mediatico, e se l’ha avuto, è stato commentato e bollato come il gesto di un utile idiota (per usare le parole di Hilary Clinton) che non merita neppure un briciolo di attenzione. Però quando si tratta di piangere la morte di Navalny, tutti i giornali sono pronti a ricamare congetture e complotti. La verità è che, per quanto Putin possa essere un pazzo scriteriato, anche i pazzi vanno ascoltati, altrimenti non ci rimane che ammettere che la diplomazia è morta e sepolta, e che lo stato di diritto, che concede una difesa anche agli assassini, lo applichiamo solo quando ci fa comodo.

Quello su cui vorrei fare una breve riflessione in questo post è il contrasto lampante tra la lucidità di Putin e la demenza senile di Biden. Mentre Putin, durante l’intervista, ricorda date ed eventi storici con un’accuratezza impressionante, e li delinea nel contesto geopolitico attuale, Biden dice ai giornalisti di aver parlato da poco con Mitterand, che poveretto invece è già sottoterra dal 1996. No, ecco, giusto per dire che vogliono venderci come affidabile il presidente americano, mentre sputano sentenze su quelli che non gli piacciono. E non dimentichiamo, come ci ricorda questo articolo su InsideOver (grazie per la segnalazione, Trap), che dopo un summit con Biden in Svizzera, Putin rispose alle domande di tutti i giornalisti in diretta mentre il presidente americano solo a quelle presentate in anticipo dai soli giornalisti occidentali. L’articolo ci ricorda anche che “quello del giornalista che, con le sue domande aggressive, fa fare brutta figura al potente di turno (di solito molto più astuto e smagato di lui, se no non sarebbe un potente) è un mito provinciale della stampa nostrana”.

Nel frattempo, si cerca di minimizzare il fatto che Zelensky abbia licenziato il capo delle forze armate ucraine, facendo passare quest’ultimo come una scheggia impazzita che non capisce un tubo. Ma siamo proprio sicuri che non si tratti invece di manie di protagonismo del presidente ucraino, nel tentativo di nascondere le faide interne all’esercito di quella nazione? Ecco, siamo tutti preoccupati di non farci ascoltare da Alexa, ma ci facciamo tranquillamente prendere per il naso su quello che dobbiamo pensare.

Commenti

  1. Trap
    ha scritto:

    A questo punto, sarebbe interessante vedere quanta polvere c’è sotto i tappetti nei grandi saloni dei governi mondiale 🙂

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      Troppa polvere, o forse sarebbe meglio dire, troppo denaro?

  2. Trap
    ha scritto:

    Poi vogliamo commentare questa foto?

    Risposte al commento di Trap

    1. ha scritto:

      Emblematica. L’opinione pubblica ha la memoria fin troppo corta.

  3. Davide
    ha scritto:

    Guarda, ormai basta solo dire anche una frase di questo tuo post per venir preso per fascista, novax e nemico della patria. Il dibattito è davvero morto.

    Risposte al commento di Davide

    1. ha scritto:

      Ed il problema di fondo, secondo me, è che in questo perbenismo della cancel culture, come la chiamano gli americani, muoiono anche le relazioni interpersonali. Oggi ci stupiamo quando i giovani non parlano più tra loro e preferiscono passare la giornata al cellulare a farsi selfie e balletti su TikTok, ma la colpa è del fatto che non si può più dire nulla per paura di essere ostracizzati dal gruppo. Allora tutto diventa la fiera del futile e dell’effimero, perché dal resto è meglio starne alla larga.

      Risposte al commento di camu

      1. Davide
        ha scritto:

        Sono molto combattuto sull’argomento.
        Nel senso che vorrei espormi (e spesso l’ho fatto) ma vorrei anche non pagare il prezzo assurdo richiesto da una società perbenista e “cancellista” come poche.
        Alla fine ammetto anch’io che preferisco tacere. Ma so che faccio male.

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        1. ha scritto:

          Sfortunatamente so benissimo di cosa parli. Ci sono passato in prima persona un paio d’anni fa qui in America, quando nel nostro distretto scolastico hanno cercato di cancellare Cristoforo Colombo, che si è macchiato della colpa di aver scoperto l’America, ed aver trucidato gli indiani, secondo questi perbenisti dei miei stivali. Mi sono lanciato in diatribe anche aggressive sui social ed in forum organizzati in città, ed ora molti dei miei vicini di casa perbenisti non mi parlano neppure più. Ho imparato che forse è meglio tacere, e che non vale più lottare per i propri ideali, specialmente se vanno contro la corrente del pensiero unico: se ne esce sempre perdenti.

  4. Aldo
    ha scritto:

    Premesso che sono d’accordo, provo a far notare un atteggiamento (secondo me) sbagliato. Errore che faccio anch’io.

    In pratica, prima di dire come la pensiamo puntualizziamo che “però mi sono vaccinato”, “però lo so che anche Trump e cattivo”, “però è ovvio che Putin è un dittatore”, per paura di venire etichettati come “no vax”, “putiniani”, “fascisti”, ecc.

    Risposte al commento di Aldo

    1. ha scritto:

      Hai perfettamente ragione. Oramai anch’io sono condizionato e metto subito le mani avanti, per paura di offendere qualcuno. Come dice Davide qui sopra, il dibattito è proprio morto.

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