In tutti questi anni di onorata carriera blogosferica, ho sempre cercato di evitare di parlare della mia vita privata, principalmente perché penso che non importi molto a nessuno dei fatti miei, anzi metta la gente in una posizione d’imbarazzo e di non saper cosa dire. Preferisco piuttosto impiegare il mio tempo scrivendo di cose che possano tornare utili o innescare un dibattito con chi legge queste pagine. Così non ho mai detto nulla del rapporto contorto che c’è sempre stato tra me ed i miei genitori, del fatto che ancora alla soglia dei cinquant’anni suonati, io venga trattato come un adolescente, e del fatto che in cuor loro non mi abbiano mai perdonato di essere emigrato così lontano dalla loro Sicilia. Per anni non ci siamo parlati per questo motivo, finché per intercessione di alcuni parenti, all’epoca del mio matrimonio, non decidemmo di darci tutti un’altra possibilità. Da allora abbiamo instaurato un rapporto cordiale, pur rimanendo sempre guardinghi gli uni verso gli altri.
Tutto questo mi veniva in mente mentre ascoltavo un libro di Elsa Morante che era consigliato su un forum al quale sono iscritto, L’isola di Arturo. Tra i protagonisti, chi ha stuzzicato la mia curiosità è stato il padre di Arturo, ed il rapporto controverso con sua madre, una donna tedesca all’antica, buona solo ad appesantire l’immeritato fardello sulle spalle del figlio, colpevole di aver voluto semplicemente vivere la propria vita:
“Almeno, – egli diceva, proseguendo il suo ragionamento, – dalle altre femmine, uno può salvarsi, può scoraggiare il loro amore; ma dalla madre, chi ti salva? Essa ha il vizio della santità… non si sazia mai di espiare la colpa d’averti fatto, e, finché è viva, non ti lascia vivere, col suo amore. E si capisce: lei, povera ragazza insignificante, non possiede altro che quella famosa colpa nel suo passato e nel suo futuro, tu, figlio malcapitato, sei l’unica espressione del suo destino, essa non ha nessun’altra cosa da amare. Ah, è un inferno essere amati da chi non ama né la felicità, né la vita, né se stesso, ma soltanto te! E se tu hai voglia di sottrarti a un simile sopruso, a una simile persecuzione, essa ti chiama Giuda! Precisamente, tu saresti un traditore, perché ti va di girare per le vie, alla conquista dell’universo, mentre che lei vorrebbe tenerti sempre con sé, nella sua dimora d’una camera e cucina!”
Eh già, la nonna di Arturo che si intravede in queste parole mi ricorda tanto mia madre. Forse questo spiega il mio pessimismo cronico, che spesso traspare tra le righe dei post che scrivo. Lo so benissimo che l’alone di negatività con cui mi è stato insegnato a leggere il mondo intorno a me, mi accompagnerà fino alla fine, per quanto io mi sforzi di scrollarmelo di dosso e di guardare al lato positivo delle cose. Non nascondo di provare un po’ d’invidia quando vedo e leggo di figli che invece hanno sempre avuto un rapporto sano con i propri genitori, e mi commuovo un po’ quando mi capita di guardare un video su TikTok in cui, che so, padre e figlio fanno qualcosa e stanno così bene insieme.
Questo è uno dei motivo per cui questo libro mi è piaciuto tanto, sebbene il padre di Arturo assuma un ruolo sempre più marginale, man mano che la storia va avanti. È un romanzo di formazione, intenso e passionale, che quasi forza il lettore ad interrogarsi sul proprio modo di essere. Le vicende di Arturo, un giovane adolescente cresciuto senza mamma sull’isola di Procida, si srotolano capitolo dopo capitolo fino all’arrivo del tanto agognato traguardo dei 16 anni. L’inizio è molto lento, devo ammettere, e non si riesce subito a percepire l’intento ed il messaggio che l’autrice vuol mandare, ma superata la prima parte, la storia diventa molto intensa e piena di significato. Il ruolo della donna e della madre sono visti nella loro presenza ed anche nella loro assenza. Crescendo con Arturo, affrontiamo le sue sfide e le sue evoluzioni, sorretto da una ragazza, Nunziatella, il cui unico errore è stato quello di credere in una fede che non permette cambi di rotta.
P.S.: c’è anche il film. Cercherò di trovarlo prossimamente 🙂
Commenti
Un libro davvero interessante che non conoscevo e che attrae molto anche me.
Risposte al commento di DANIELE VERZETTI ROCKPOETA®
Una bella storia amara, non c’è dubbio.
E’ un libro molto bello, letto in epoca adolescenziale.
Me lo consigliò una professoressa, io corsi a comprarlo. Nella libreria dei miei c’è ancora. Un bel ricordo che tu mi hai riportato a galla. Grazie.
Ps= i fatti tuoi io li leggerei volentieri senza neppure sentirmi in imbarazzo, pensa.
Risposte al commento di Katrina Uragano
A me i grandi classici sono sempre piaciuti, le storie hanno quel sapore antico che mi appassiona. Questo libro in particolare mi ha spiazzato: all’inizio pensavo si trattasse di una semplice storia adolescenziale, ma i vari rivoli in cui si dipana la trama mi hanno davvero coinvolto.