due chiacchiere

Ma alla fine chi paga?

Il mio amico Trap mi ha consigliato recentemente di condividere le foto scattate a Natale, attraverso uno dei tanti servizi di Google: Picasa. Già in passato l’avevo provato, ma poi pigro ed abitudinario come sono, non mi ero mai seriamente impegnato a catalogare i miei scatti con questo sistema. Poi la voglia di condivisione e la paura di perdere tutto, mi hanno invogliato a fare questa copia di sicurezza in linea. Il gigante di Mountain View mi offre fino ad un gigabyte di spazio, oltre ad un apposito programma di gestione (sia in linea che localmente sul proprio computer), per custodire al meglio i miei ricordi più belli. La domanda sorge spontanea, diceva anni fa il buon Lubrano: chi paga tutto questo spazio?

Un immenso flusso di dati 

Va bene che i costi dei dischi rigidi sono crollati negli ultimi mesi, e che persino la massaia di Voghera ha in casa almeno 320 gigabyte. Va bene che l’affidabilità di questi oggettini è molto aumentata, riducendone i malfunzionamenti. Ma tenere in piedi migliaia di terabyte (corrente, sostituzione unità guaste, gestione) ha un suo costo, e neppure tanto irrisorio: senza pubblicità o altro, come fanno a campare quelli di Google? Da dove vengono fuori i quattrini per pagare tutta la baracca, sviluppatori compresi?

Quando poco, quando troppo

Un tempo le caselle di posta che davano 10 megabyte sembravano spropositate: con cura certosina, si cancellavano i messaggi non più utili, per mantenere vuota la cartella in arrivo. Poi è arrivata la grande G ed ha iniziato ad offrire, gratuitamente, la prima casella da un gigabyte. Ma davvero abbiamo bisogno di così tanto spazio? E cosa succederebbe se un giorno quei matti californiani di Google decidessero di far pagare i loro servizi? Probabilmente anche tu, come me, finiresti per versare l’obolo richiesta, vista l’assuefazione a tutto questo ben di Dio. Ritenendo giusto dare a Cesare quel che è di Cesare, ed a Google quel che è di Google… per il loro impegno nel migliorare ogni aspetto dei computer. L’interrogativo rimane aperto.

Commenti

  1. zardo
    ha scritto:

    Senza pubblicità? Che vuol dire senza pubblicità? Mai sentito parlare di pubblicità contestuale, quella che ti compare ad esempio in gmail e ti propone cose attinenti (più o meno, essendo basata su algoritmi) ai testi delle mail?

    zar

  2. camu
    ha scritto:

    Si, d’accordo… hai ragione sulla pubblicità contestuale. Ma io ad esempio utilizzo l’accesso IMAP alla casella di Gmail, quindi sono settimane che non visualizzo le loro pubblicità. E se anche entro nell’interfaccia web, non è che clicco parecchio sui loro sponsor (dovrei, lo so). Analogamente per Flickr o YouTube: i loro video li inserisco in queste pagine, senza quindi mostrare le relative pubblicità. Oppure Google Analytics, che nel pannello di controllo non ha alcun tipo di reclame. Per non parlare di Picasa, o di alcuni servizi specifici per blog. Immagino che comunque il guadagno sia sufficiente a coprire i costi, ma certo tenere in piedi strutture così mastodontiche di spazio (spesso sprecato da video o da messaggi email ingombranti ma inutili) deve essere costoso!

  3. CHIARA
    ha scritto:

    KI PAGA GOOGLE?

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