Approfittando del “ponte” del 4 Luglio e di una coppia di amici venuti a trovarci per un paio di settimane, ho preso qualche giorno di ferie per scaricare lo stress accumulato negli uggiosi mesi invernali e per mettere in pausa il “logorio della vita moderna”, come diceva qualcuno. Ed ho scoperto alcuni posticini caratteristici del New Jersey di cui non sapevo neppure l’esistenza, come ad esempio un ristorante equo e solidale gestito dalla Fondazione Jon Bon Jovi, le Cucine dell’Anima. Un’iniziativa secondo me geniale che, specialmente in questi tempi di crisi, con la gente che non riesce ad arrivare a fine mese, andrebbe replicata in tutto il mondo. L’idea è semplice: se non hai soldi per pagare il pasto, puoi fare il volontario per un giorno, servendo ai tavoli o adoperandoti ai fornelli, o ancora spazzando la sala a fine giornata. Se invece decidi di pagare, l’obolo è a discrezione del cliente, con un minimo suggerito di 10 dollari. Che per una zuppa messicana spagnola (gazpacho), un nasello al forno ed una fetta di torta alle mele, sono proprio pochi. Noi abbiamo dato 50 dollari in 3, ma più che il cibo, ci ha saziato la gentilezza e l’umiltà della ragazza che ci ha servito.
Alla fine ci siamo intrattenuti con uno dei gestori del locale, che ci ha raccontato un po’ la storia dell’iniziativa, e mi ha persino invitato a fare il volontario. Ammetto che se non abitassi a 60 chilometri di distanza, un pensierino ce lo farei davvero. Perché un’esperienza del genere ti riempie il cuore più che il portafogli, e tende una mano a persone anche “normali”, che per un motivo o per un altro (un licenziamento, una grossa spesa imprevista, le tasse che aumentano) si trova in condizione di non poter più comprarsi un tozzo di pane. Dando loro non solo la speranza di una società che non li abbandona, ma anche la sensazione di sentirsi utili nel contribuire ad un progetto bello e cooperativo. Non finirò mai di ringraziare i miei amici per avermelo fatto scoprire.
Commenti
E’ sempre così: da esperienze simili si torna sempre più ricchi di quanto si è dato. Se riesci a trovare il tempo, sono sicuro che di occasioni di volontariato potrai trovarne anche non troppo distante da casa e farà bene sia a te che alla società! 😉
Ciao,
Emanuele
Risposte al commento di Emanuele
@Emanuele: beh, mi pare che con i miei plugin per WordPress, faccio già un bel po’ di volontariato 🙂 Il problema comunque è il tempo a disposizione, e cercare di incastrare lavoro, famiglia, hobby e volontariato. Dietro casa mia ad esempio c’è una stazione dei pompieri, e mi avevano mandato il volantino per iscrivermi come volontario. Ma uscendo di casa alle 5 di mattina e tornando alle 5 di pomeriggio, quando lo faccio? Ecco che il volontariato “digitale” (sviluppatore di codice open source) nel mio caso è l’unica alternativa.
Risposte al commento di camu
Beh si, probabilmente in questa fase della tua vita il tempo a disposizione è molto meno (e sta accadendo anche a me). Quel che posso fare è augurare ad entrambi un maggior equilibrio tra impegni lavorativi e spazi personali! 😉
Ciao,
Emanuele
Risposte al commento di Emanuele
@Emanuele: grazie, augurio molto gradito. E’ quello che ho chiesto a Babbo Natale l’anno scorso, ma si vede che non sono stato un bravo bimbo, ed al contrario mi ha portato anche più lavoro 🙂 Non che mi lamenti, ci mancherebbe!
Solo una piccola precisazione: il gazpacho è una zuppa tipica della cucina “spagnola”, probabile che sia importata in Messico per affinità ….
Saluti
Risposte al commento di Sanghino
@Sanghino: grazie per la precisazione, ho provveduto a correggere l’articolo. Devo fare più errori, se questo contribuisce a spingere la gente a scrivere qualche commento sul blog 😛
Risposte al commento di camu
@camu: Figurati … anzi è stato stimolo per cercarne le origini. Io l’avevo mangiata in Spagna e lì appunto me l’avevano passata come piatto tipico … ma non si sa mai. Per esempio ho scoperto che ne esistono oltre 60 varianti … Non si finisce mai di imparare.
Ciao
Risposte al commento di Sanghino
@Sanghino: verissimo, non si finisce mai d’imparare. Io non l’avevo mai mangiato, è stata la mia amica ad illuminarmi 😉